FIORELLO
Pietrangelo Buttafuoco per il “Fatto Quotidiano”
Fiorello che - sia detto a sua gloria - si rifiutò di diventare "dottore" a gratis, oggi è contento di prendersi la patente di "giornalista". Secondo la giuria del premio È giornalismo è lui il professionista dell' informazione.
Rosario Fiorello, il numero Uno degli showman, con la sua "Edicola Fiore" - cinque anni di rassegna stampa varietà - è meritatamente il vincitore per il 2015 del premio fondato da Indro Montanelli, Enzo Biagi, Giorgio Bocca e dall' imprenditore Giancarlo Aneri.
RIOTTA 1
Se tanto ci dà tanto, dunque, se Montanelli, Biagi e Bocca oggi fossero vivi - e questo si deduce - farebbero di mestiere quello che il grandissimo Fiorello fa nei teatri o in tivù. Non è - questa vicenda - come l' Accademia della Crusca che si fa petalosa, ma quasi. Fiorello - alla faccia di tutti - è la Commedia dell' Arte.
Fiorello, quindi, che non accettò una "laurea honoris causa" per rispetto verso i propri compagni di scuola - disse: "Non è giusto verso chi si spezzava la schiena sui libri" - ha oggi accolto con gioia la scelta fatta dai giurati della XX edizione dedicando la bella notizia al pubblico del web, a Cesare, "l' edicolante" del primo filmato, ad "Agonia" e poi anche agli artisti come Jovanotti "artefice delle sigle dell' Edicola".
FIORELLO
Fiorello, il Walter Chiari del nostro tempo, si merita tutto. Non è un Benigni qualunque, indeciso se essere al più un dantista o, volendo, un costituzionalista (al seguito del quasi-sindaco di Cosenza Lucio Presta, va da sé). Non è neanche una Barbara D' Urso, Fiorello.
Non lo vedremo mai intervistare Matteo Renzi e neppure mai - accomodato su un divano post-prandiale - fare cronaca nera, e magari con l' autorizzazione del magistrato, e a dispetto di Enzo Iacopino, il presidente dell' Ordine dei Giornalisti che ancora crede alla professionalità nell' informazione. Non è, infine, uno cui dare in dote la fatica più urgente di questi giorni: saper fare sopravvivere i giornali nell' imminente morte del mercato.
toto' vigile
Fiorello, sciamano di vivi nervi tutti di fantasia, è un superbo artista incappato in una stranezza della quale fa bene a gioirne perché più di ogni altro sta sul pezzo: l' edicola dove lui si reca all' alba ogni mattina è già il reperto di domani; è come la cabina telefonica - triste y solitaria - nel frattempo che tutti usano il telefonino.
I membri della giuria, tutte firme di primissimo piano quali sono Giulio Anselmi, Gian Antonio Stella e Paolo Mieli con, in aggiunta, due pezzi di squillante argenteria - Mario Calabresi e Gianni Riotta - premiando Fiorello hanno esibito il lapsus dei lapsus: l' inadeguatezza del mestiere. Hanno, insomma, voluto buttarla in caciara per distrarsi rispetto a un fatto: e cioè che se informazione c' è, la fanno Edicola Fiore, Striscia la Notizia, le Jene e non più tutto ciò che è giornalismo.
Fiorello che diventa "giornalista" è come Totò che si scopre "principe".
L' immenso De Curtis, patrizio, lo era naturaliter. Ma come i membri della commissione araldica nel fargli il certificato si rivelarono tapini, così oggi - i giurati del premio giornalistico - premiando Fiorello che, giornalista, lo nacque.
FIORELLO
Sono provinciali: ma come, dopo tanto cercare la verità ci si ripara nel varietà? Proprio dei provinciali. E l' entusiasmo peloso di Riotta - a noi noto come Gianni & Riotto detto Johnny - lo conferma: aggrapparsi al famoso. E godere di luce riflessa.