Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”
buzzi
Salvatore Buzzi rimane ai domiciliari. Il principale imputato, assieme a Massimo Carminati, del maxi processo del Mondo di Mezzo resta a casa. Non tornerà in prigione, come richiesto dalla procura generale che si era appellata al Riesame. Massimo Carminati rimane invece detenuto nel penitenziario di Oristano, in regime di alta sorveglianza.
Per lui il carcere duro, il 41 bis, era venuto meno dopo la decisione della Cassazione, il 22 ottobre, che aveva escluso l'aggravante mafiosa per i reati contestati all'associazione di cui Carminati e Buzzi sarebbero stati il vertice. Il Nero, però, a differenza di Buzzi non si è mai rivolto al tribunale della Libertà. Una scelta diversa (perché diverse sono anche parte delle accuse) da quella dei legali dell'uomo delle coop.
Un mese dopo la sentenza definitiva della Corte Suprema, Buzzi era già fuori dal carcere. Domiciliari che vennero subito impugnati dalla procura generale. Un iter giudiziario tortuoso che è culminato con la decisione di ieri che ribadisce il concetto espresso già il 19 dicembre: Buzzi può rimanere ai domiciliari.
LA PROCURA
buzzi
Secondo la procura di Roma, invece, sarebbe dovuto tornare in prigione perché sussisterebbero ancora esigenze cautelari essendo lui - secondo i pm - «socialmente pericoloso» e capace di «reiterare la corruzione con la nuova classe dirigente». Una tesi che è stata ritenuta infondata ed è stata respinta, per la soddisfazione dei suoi legali, Piergerardo Santoro e Alessandro Diddi: «La definizione della posizione del nostro assistito, come avevamo sempre sostenuto, sta assumendo i giusti contorni. La vicenda giudiziaria è risultata fin dall'inizio palesemente sproporzionata ed immotivata rispetto ai fatti oggettivi e accertati nel corso del processo».
CORTE D'APPELLO
Non è ancora finito il processo sul Mondo di Mezzo. Manca ancora un'ultima tappa per scrivere la parola fine ad una delle vicende giudiziarie più importanti degli ultimi anni. La tesi della procura, guidata da Giuseppe Pignatone, aveva trovato conferma solo in Appello. In primo grado era stata cassata l'ipotesi della piovra con due uomini al vertice: l'uomo delle cooperative ben inserito in Campidoglio e Carminati a rappresentare la capacità intimidatrice.
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Al contrario in secondo grado era stato recepita l'ipotesi degli inquirenti, che sostenevano l'esistenza di una organizzazione simile a quella delle cosche. La Cassazione, però, alla fine ha stabilito definitivamente che Buzzi e Carminati andavano condannati per reati semplici, escludendo l'aggravante mafiosa.
Ed è questo il tassello che manca: devono essere ricalcolate le condanne in base alla nuova impostazione. Gli avvocati si aspettano riduzioni di pena. E il processo del Mondo di Mezzo potrebbe offrire un ultimo colpo di scena.
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