Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
matteo renzi giuliano pisapia a milano pranzo con la moda
Visti i primi exit poll, Matteo Renzi lascia cadere sulla soglia del Nazareno un sospirone di sollievo: «Bene, molto bene...». Ma poi, man mano che la notte avanza, l' umore del leader del Pd si fa meno frizzante e la prudenza prende il sopravvento. I dem agguantano il ballottaggio quasi ovunque, ma in molti casi il centrodestra è avanti .
Eppure l' ordine di scuderia è insistere sulla batosta incassata dai Cinque stelle. «Gli italiani hanno capito che i pentastellati non sanno decidere e sono incapaci di assumersi le loro responsabilità» è il giudizio che Renzi vuol fare emergere, prima che sia possibile valutare lo stato di salute del Pd. I dati arrivano a rilento, al Nazareno si sta come sull' ottovolante. A Genova, dove una vittoria per il Pd sarebbe paragonabile a Milano 2016, si insinua la paura che al ballottaggio scatti la molla del tutti - contro - Renzi.
ettore rosato
Ettore Rosato mette le mani avanti: «Siamo partiti nelle condizioni peggiori. L' amministrazione Doria è stata disastrosa, Grillo ha attaccato solo il Pd, Toti ci ha messo tutte le sue energie e lì Mdp è forte. Rischiamo di pagare un prezzo alto». L' ex premier, per tranquillizzare i suoi, ripete che «il secondo turno fa storia a sé» e insiste con il flop del nemico: «Alla prova del governo il M5S è destinato a fallire. Lo hanno dimostrato a Roma, a Torino e lo dimostrerebbero a Palazzo Chigi». Ma la soddisfazione delle prime ore è incrinata dalla cautela, il brindisi è rimandato e così la speranza di archiviare la dolorosa fase delle sconfitte.
PISAPIA RENZI 1
Matteo Ricci, responsabile Enti locali, insiste nel sottolineare la crisi di Grillo: «Per i Cinque Stelle è una débacle. Che siano fuori dalla gran parte dei ballottaggi è un fatto politico rilevante». E poi, a Pisapia: «Decida se vuole darci una mano a costruire un centrosinistra più forte o se vuole essere il candidato di D' Alema». Se Renzi pregustava la rivincita rispetto alle batoste subìte nel 2016 da Raggi e Appendino, ora dovrà rimboccarsi le maniche e scendere in campagna elettorale per i ballottaggi. Il cambio di fase lo costringerà a rivedere la strategia, rinunciando al dialogo con Berlusconi e riallacciando i rapporti con Pisapia e con i fuoriusciti del Pd.
Proiettata su scala nazionale la sfida non è più Pd contro M5S, ma centrosinistra contro centrodestra. Un risultato che il capogruppo Ettore Rosato definisce «buono» e che nello staff di Renzi spiegano con la «continua progressione del Pd dal 4 dicembre» e con il «gioco di squadra tra Matteo e Paolo Gentiloni».
bersani epifani dalema
Per il Pd è anche il primo test elettorale dopo la scissione e Rosato invita a tenere conto del divorzio a sinistra: «Gli elettori di Bersani e D' Alema magari votano i nostri sindaci, ma non votano la lista del Pd nemmeno sotto tortura». Eppure la rotta sembra segnata ed è quella di un Renzi federatore che lavora per unificare il centrosinistra.