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    BYE BYE STEFANEL – LO STORICO MARCHIO VENETO È IN VENDITA: LE MANIFESTAZIONI DI INTERESSE DOVRANNO ARRIVARE ENTRO LUGLIO. LA DATA COSÌ VICINA FA PENSARE CHE CI SIANO TRATTATIVE IN CORSO GIÀ MOLTO AVANZATE – PROBABILE CHE SI FACCIA UNO SPEZZATINO DELLE DUE COMPONENTI: UNA ‘SCATOLA’ CON IL MARCHIO, LO STABILIMENTO E I NEGOZI E UN’ALTRA CON IL MARCHIO ‘HIGH’


     
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    Gianni Favero per www.corriere.it

     

    esterno dello stabilimento vetrina stefanel esterno dello stabilimento vetrina stefanel

    Ultimo atto. Stefanel alla fine è in vendita e ci sono ragionevoli motivi per ritenere che un passaggio di proprietà possa avvenire a breve.

     

    Dopo il via libera dato dal ministero per lo Sviluppo economico al commissario straordinario a procedere con il programma di cessione, è stato ieri comunicato al mercato il termine entro il quale poter trasmettere eventuali manifestazioni di interesse anche separatamente per ciascuna delle due componenti in cui è stato deciso di dividere la società.

     

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    Vale a dire una «scatola» contenente il marchio Stefanel, lo stabilimento di Ponte di Piave con le attività che vi si svolgono e una trentina di negozi in Italia, e una seconda in cui c’è la Spa Interfashion, che produce e commercializza il marchio High. L’ipotesi di uno «spezzatino», dunque, non è remota.

     

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    Ma la data particolarmente ravvicinata entro cui gli eventuali investitori dovranno far pervenire le loro manifestazioni di interesse, il 1. luglio, può far supporre l’esistenza di trattative integrate già abbastanza mature.

     

    E poi, nonostante i margini ristretti, nella serata di ieri non era ancora stato caricato nel sito dedicato agli investitori www.amministrazionestraordinariastefanel.it il disciplinare della procedura, il sistema di regole per partecipare al processo di acquisizione. Ad aggiungere altri elementi nel senso di una vicina soluzione del processo c’è una sensazione delle organizzazioni sindacali.

    Giuseppe Stefanel Giuseppe Stefanel

     

    L’incontro con il commissario

    «Dopo un incontro con il commissario straordinario, Raffaele Cappiello, lo scorso 8 maggio – riferisce Tiziana Basso, segretaria della Filctem Cgil del Veneto – in cui ci era stata comunicata l’intenzione di non riaprire i negozi alla scadenza del lockdown, avevamo chiesto al Mise un incontro per avere rassicurazioni sul piano occupazionale.

     

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    L’appuntamento ci è stato accordato ma non è ancora stato fissato e quindi possiamo immaginare che il ministero intenda aspettare che passi il 1. luglio per poterci dare qualche informazione in più». Quelle a disposizione saranno intanto riferite ai lavoratori in un’assemblea fissata per martedì prossimo, 23 giugno.

     

    In ballo le posizioni di 50 dipendenti a Ponte di Piave e 110 nei negozi, tutti in cassa integrazione. A parlare, nel frattempo, sono i numeri dell’ultima informativa al mercato data dalla società con i dati di fine aprile, con debiti per 97 milioni contro i 95 a fine 2019, per 73 dovuti a finanziamenti bancari a lungo termine.

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    Di certo la vendita di quel che resta di uno dei marchi storici della moda veneta chiude un ciclo a cavallo fra due secoli. Negli ultimi anni segnato da una crisi da cui l’azienda non è più riuscita ad uscire, ben lontana dai fasti degli anni ruggenti.

     

    La nascita negli anni Sessanta

    A fondare l’azienda, all’inizio degli anni Sessanta, era stato Carlo Stefanel che chiamò la sua impresa Maglificio Piave, nome con cui sarà conosciuta per i successivi vent’anni. Il figlio Giuseppe Stefanel, il presidente che guiderà la società per tutta la parabola dei decenni d’oro, è tuttavia già al lavoro dal 1970 e il cambio di denominazione diventa noto al grande pubblico con l’apertura dei primi negozi, a cominciare da uno store a Siena e, due anni dopo, con il primo esordio internazionale a Parigi.

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    I fatturati crescono lungo curve esponenziali e, nel 1987, pur in concomitanza con la scomparsa del fondatore, l’insegna debutta alla Borsa di Milano. Stefanel si amplia anche con acquisizioni e alla maglieria del segmento classico si aggiungono linee casual e sportive, fino a sconfinare in ambienti del tutto estranei al core business come il retail aeroportuale con il controllo di The Nuance.

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    L’entusiasmo spinge la società con High, marchio del casual chic di Interfashion Spa. Le prime crepe nel 2013 quando, per la prima volta, i ricavi calano in doppia cifra, irrimediabilmente. Nel 2017 Stefanel cede il controllo ad Oxy-Attestor, fondi di Private Equity che tentano di risollevare il marchio ma di fatto accumulando perdite e debiti. Gli investitori spostano la sede a Milano, svuotano quasi del tutto Ponte di Piave. Infine chiedono, a distanza ravvicinata, due concordati in bianco al Tribunale di Treviso. Il via libera alla cessione di questi giorni è un passaggio che pare già scritto.

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