Emanuele Buzzi per www.corriere.it
Tiziana Beghin, lei è capo delegazione e ha chiesto sanzioni per chi ha votato in dissenso col gruppo sulla riforma della Pac. Sa che rischiano l’espulsione?
«È mio dovere segnalare se vengono disattese le regole interne che il Movimento 5 Stelle si è dato e che tutti hanno sottoscritto al momento della candidatura. Non spetta a me, ma ai probiviri, entrare nel merito ed esprimere valutazioni. Tuttavia, mi permetta… ».
Dica.
tiziana beghin 2
«Due parole nel merito della vicenda per ristabilire la verità. La maggioranza degli europarlamentari è stata accusata di aver votato una riforma della Pac non abbastanza verde. Si dimentica però che nella vecchia Pac la parola ambiente non era nemmeno declinata e che con la riforma per la prima volta si ritrovano eco-schemi specifici sull’ambiente e il clima con un finanziamento fissato al 30%. C’è, inoltre, l’obbligo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e si chiede il rispetto del 10% di vincoli per la biodiversità. Si poteva fare di più? Certo e con i nostri emendamenti ci abbiamo provato, ma non potevamo lasciare i nostri agricoltori senza i fondi europei. Con il nostro voto abbiamo difeso il Made in Italy e il sistema Italia».
tiziana beghin
Per Ignazio Corrao la scissione «è una possibilità concreta».
«La scissione non sarebbe la vittoria di una parte, ma la sconfitta di tutti. Va scongiurata. Invito tutti a depositare le sciabole sul tavolo. Capisco benissimo che arriveranno presto gli Stati generali e molti cercano visibilità in vista di quell’appuntamento, ma va salvaguardato il Movimento 5 Stelle. In piena pandemia l’Italia non ha bisogno di un altro partitino ma di un progetto più forte e autorevole, altrimenti faremmo un enorme regalo alle varie lobby che vogliono il Tav, tifano per i Benetton e magari sognano il ritorno di Berlusconi e Salvini. Le idee di tutti sono importanti, lavoriamo insieme al di là delle simpatie e delle antipatie per il bene degli italiani e degli europei. Lo abbiamo fatto per sei anni, non capisco perché non possiamo continuare a farlo».
Che peso ha la questione della collocazione europea sulle tensioni nel gruppo?
URSULA VON DER LEYEN
«Credo che la collocazione europea, così come la Pac, siano scuse o meglio pretesti per accendere una miccia con l’obiettivo che la fiamma divampi a Roma, non a Bruxelles. Tutti e quattordici gli europarlamentari siamo concordi sul fatto che una forza di governo non può stare nel limbo dei non iscritti. Come facciamo a difendere i cittadini se non possiamo neanche presentare degli emendamenti in plenaria? Va trovata una soluzione».
Prima del lockdown stavate dialogando con i Verdi
«I Verdi europei devono capire cosa vogliono fare da grandi. Mentre si sedevano al tavolo con noi, contemporaneamente incontravano a Roma e Milano, di nascosto come dei carbonari, fuoriusciti del Movimento 5 Stelle. Già in passato abbiamo avuto nostri ex che si sono uniti con il gruppo dei Verdi europei e poi abbiamo visto come è andata a finire. Più che a rafforzare la cause ambientaliste, i Verdi europei hanno a cuore lo status quo del loro gruppo dominato dai tedeschi. Il loro obiettivo, per carità legittimo, è quello di costruire un micro-partito italiano dei Verdi che però già esiste e non ha mai attecchito in termine di consensi perché è il Movimento, con le sue cinque stelle, il ministro Costa, l’Ecobonus e la nostra azione di governo, a essere l’unica forza politica in grado di incidere sulle cause ambientaliste».
ignazio corrao 1
Sì parla di un dialogo con S&D e Renew Europe
«C’è una accelerazione nei contatti già avviati con diversi gruppi. Ci saranno degli sviluppi prestissimo perché non è più pensabile la collocazione nei non iscritti. Al Parlamento europeo siamo stati decisivi sull’elezione di Ursula Von der Leyen, sul taglio del 60% delle emissioni inquinanti entro il 2030, sul taglio ai fondi agricoli a chi non rispetta i diritti dei lavoratori e sul conflitto di interessi di due Commissari poi bocciati. Senza di noi non c’è maggioranza e vincono i sovranisti nemici dell’Italia. È questa la nostra scelta di campo in Europa».
Crede sia meglio attendere l’esito degli Stati generali prima di definire un accordo?
«Gli Stati generali sono di fatto già iniziati con le assemblee territoriali. Il nostro auspicio è che si parli anche di Europa. È grazie all’Unione europea se nei prossimi anni arriveranno 209 miliardi del Recovery Fund da investire in Italia ed è grazie alla Bce se, con il Pepp, il nostro sistema finanziario, economico e sociale sta reggendo all’urto della pandemia. Dobbiamo spostare il mirino: stiamo cambiando l’Italia, bene, adesso proviamo a cambiare in meglio anche l’Europa. I prossimi mesi saranno decisivi».
beppe grillo luigi di maio