Guido Santevecchi per corriere.it
coronavirus wuhan 3
Oggi Wuhan, quando noi? È quello che si stanno chiedendo i cittadini del pianeta in pandemia guardando le immagini della città cinese che torna a vivere all’aperto. Una riemersione lenta. Non si annulla il dolore, non si cancella l’ansia per un nemico invisibile e di sicuro ancora nascosto e annidato in qualche focolaio in città. Ma questo permesso di tornare nelle strade, nei negozi, al lavoro prima o poi deve essere dato e oggi è arrivato il giorno di Wuhan.
un uomo attraversa un grande viale a wuhan
La città di 11 milioni di abitanti, tanti quanti la nostra Lombardia, esce dal calendario scandito nei bollettini quotidiani sui contagi e i decessi. Perché da giorni, da più di due settimane, non sono segnalati più nuovi malati da ricoverare a Wuhan. Gli unici casi sono quelli «importati», i cinesi di ritorno da altre parti del mondo in pandemia. E oggi, per la prima volta dall’inizio della grande crisi sanitaria, nessun paziente di coronavirus è morto, in tutta la Cina, annunciano le autorità. La dichiarazione ha fatto più scalpore sulla stampa internazionale, alla disperata ricerca di esempi incoraggianti, che in Cina: segno che la propaganda del Partito-Stato a Pechino ha avuto ordine di mantenere cautela.
wuhan laboratorio
Restano i dubbi sulla attendibilità dei dati cinesi, ma sono ormai incertezze simili a quelle che accompagnano la lettura statistica dei bollettini sul coronavirus emessi dalle autorità di Roma o Berlino, di Londra e Madrid e New York. In questa crisi globale il mondo (ex) globalizzato non ha saputo neanche trovare un accordo sul conteggio dei dati epidemici. Così diventa esercizio poco utile anche il sospetto pur giustificato che accompagna ogni dichiarazione del Partito-Stato in Cina.
controlli sanitari al mercato di wuhan
Ma è sicuramente importante che dalla mezzanotte, dal primo minuto dell’8 aprile, la vita all’aperto riprenda a Wuhan, dopo che già era successo a fine marzo per lo Hubei. Riapre l’aeroporto, si risvegliano le tre stazioni della ferrovia, anzitutto quella con il tetto a onda da cui passano i treni ad altissima velocità diretti in tutta la Cina. La gente di Wuhan potrà riprendere a viaggiare, da questo 8 aprile. I 75 check point sulle strade di accesso alla megalopoli verranno aperti. Per salire su un treno o un aereo, per entrare in un negozio o in un ufficio però, bisognerà esibire il «codice verde» sullo smartphone. Il verde si accende passando lo schermo del telefonino davanti a un codice QR che dà il via libera sanitario: chi lo ha è sano, non ha avuto contatti con focolai di infezione negli ultimi 14 giorni e quindi può circolare.
la famiglia rimasta nascosta al mercato di wuhan per due MESI
La nuova app sanitaria sul telefonino, collegata ai sistemi di pagamento elettronico Alipay e Weixin, ubiqui in Cina, informerà autorità e vigilanti vari di eventuali contatti a rischio e in tal caso il codice diventerà giallo (allarme) o rosso (pericolo grave). Il giallo e il rosso riportano in quarantena. I giorni del coronavirus hanno fatto fare un balzo in avanti ai sistemi di controllo sociale in Cina. Se un database sanitario sui movimenti dei cittadini dovesse rendersi necessario anche da noi, bisognerà anche trovare subito anticorpi democratici per rimettere il genio del controllo nella lampada, una volta sconfitto il Covid-19.
xi jinping a wuhan 6
Ma in Cina si preoccupano di altro. La nuova parola di allarme è «soggetti asintomatici»: a Wuhan ne sono stati individuati oltre mille e 45 aree residenziali sono state rimesse in lockdown-quarantena ancora prima della riapertura. I negozi, i ristoranti e i grandi centri commerciali di Wuhan invece hanno già spalancato le porte da qualche giorno, i commessi sono in attesa. Le autorità hanno naturalmente bisogno di far ripartire l’economia. La promessa è di far rialzare Wuhan con investimenti per nuove infrastrutture: il sindaco ha annunciato ieri 79 progetti per un totale di 22 miliardi di dollari. Wuhan potrebbe diventare la vetrina della ripresa cinese. A mezzanotte (le 18 ora italiana) quindi torna la vita «normale» dove tutto era cominciato a dicembre o probabilmente anche settimane prima, con «casi di polmonite misteriosa». Il ground zero della malattia sconosciuta, diventata coronavirus, poi definita Covid-19 (per evitare il marchio di «virus di Wuhan»), poi diventata epidemia cinese, poi certificata come pandemia dalla timida Organizzazione mondiale della sanità. Sono passati 75 giorni e 2.571 morti.
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