Alberto Mattioli per "la Stampa"
GREEN PASS
Sul Green Pass grande è la confusione sotto il cielo. Anzi, nei cieli. Basta fare un giretto a Malpensa per accorgersene. Che il passaporto europeo della salute esista lo sanno quasi tutti, come funzioni in pratica quasi nessuno. Ed è subito sovranismo dell'incertezza, anche se almeno i temutissimi ritardi e le paventate code non ci sono stati, sia perché la giornata degli aeroporti milanesi era di quelle tranquille (49 mila passeggeri fra Linate e Malpensa) sia perché i controlli si fanno, quando si fanno, alla partenza: all' arrivo, soltanto a campione da parte delle forze dell'ordine o degli uffici di sanità.
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Però alle partenze due storie uguali e contrarie raccontano il decollo difficile del passaporto e anche un po' la consueta disunione europea, perché ogni Paese, Pass o meno, mantiene le sue regole antiCovid. Mamma, papà e figlia in partenza per Lisbona, piemontesi quindi disciplinatissimi, mostrano il Pass cartaceo. Però nessuno ha saputo dire loro se bastasse. Hanno provato con la compagnia aerea, poi con il console onorario portoghese a Torino, poi con quello a Milano e alla fine si sono rivolti all' ambasciata lusitana a Roma. E qui hanno ottenuto finalmente una risposta, ma molto italiana: sì, il Pass dovrebbe bastare, ma meglio anche tamponarsi.
GREEN PASS
Detto fatto: «Ci è costato 90 euro, ma insomma non volevamo correre il rischio di farci rimbalzare al check-in. Qui invece ci hanno detto che era la prima volta che vedevano un Green Pass» Più in là, due coppie mamma-figlia di Livigno partono per Corfù via Atene. Hanno tutte il Pass sul telefonino, e le più giovani anche il certificato del tampone perché hanno fatto solo la vaccinazione d' andata (che in Italia dà diritto al Pass, all' estero no): «Certo che al banco imbarchi ci hanno chiesto il Green Pass. Ed è bastato quello. Comodissimo».
green pass europeo
Per quel che vale, un sondaggio fai-da-te dice che su dieci partenti quelli muniti di Pass sono due, e nessuno senza qualche incertezza sul suo funzionamento. Ancora ieri sera, il sito dell'ambasciata d'Italia a Parigi, nella pagina sulle regole per entrare in Francia, semplicemente non lo citava.
A Malpensa, cambiando l'ordine del viaggio, cioè passando al piano di sotto, agli arrivi, il risultato non cambia. Così quattro ragazzi greci in arrivo da Atene per partecipare a una gara di motocross spiegano che sì, loro il Pass l'hanno, «ma ci hanno raccomandato di munirci anche del certificato di negatività» (come si dirà "non si sa mai" in greco?), che peraltro «nessuno ci ha chiesto né prima del decollo né dopo l'atterraggio».
pass sanitario per viaggiare
Fuori dalla zona A c' è anche Brigitte, già arrivata da Orly e in attesa del figlio che vola invece dal De Gaulle. Lei il Pass non l'ha e nessuno gliel' ha chiesto: «Figuriamoci, a Orly c' era una gran confusione per via di una "manif», se si mettevano pure a chiederci certificati i bloccava tutto». Madame è una "no pass", la variante prossima ventura della mentalità "No vax": «Non, rien du tout: io il Green Pass non l'ho né lo chiederò. Mi sono stufata di tutti questi controlli, sembra di vivere nel Grande fratello. E poi perché chiamarlo così, in inglese?», il che è un dettaglio sciovinistico squisitamente gallico.
green pass per viaggiare
Insomma, il Green Pass sarà anche "il simbolo di un'Europa aperta e sicura", come ha proclamato ieri Von der Leyen, ma per molti europei è ancora un oggetto misterioso. Poi, vabbé, ci sono anche i casi disperati, come la ragazza chic che a domanda risponde: «Ma io vado a Parigi, non a New York!». Aveva scambiato il Green Pass per la Green card, quella che permette il soggiorno negli Usa...