Davide D’Alessandro per Dagospia
cacciari vs giuli a carta bianca 1
C’è il Cacciari di “Generare Dio”, splendida riflessione sulla Vergine, e il Cacciari che da Floris discetta sulle sorti del Pd; c’è il Cacciari di “Dallo Steinhof”, vertiginoso excursus sulle prospettive viennesi del Novecento, tra Musil, Hofmannsthal e Wittgenstein, e il Cacciari che dalla Gruber discetta sulle sorti del Pd; c’è il Cacciari straordinariamente adelphiano e teoretico (Dell’inizio, Della cosa ultima, Labirinto filosofico), e il Cacciari che da Formigli discetta sulle sorti del Pd; c’è il Cacciari einaudiano e sontuoso di “La mente inquieta. Saggio sull’Umanesimo”, e il Cacciari che dalla Merlino discetta sulle sorti del Pd.
MASSIMO CACCIARI GIULIA BONGIORNO
Insomma, c’è il Cacciari robusto della scrittura e dello studio raffinato e il Cacciari leggero delle comparsate televisive, il Cacciari chino e silenzioso sulle sudate carte e il Cacciari arrabbiato e sbraitante che ulula contro Giulia Bongiorno. Non sono due Cacciari, non sono fratelli neppure gemelli. È uno e uno solo. È Cacciari Massimo, 1944, da Venezia.
Avreste dovuto vedere, giorni fa, gli occhi lucidi di emozione di Corrado Augias, che l’ha accolto nel salotto di “Quante Storie”. Prima l’ha ascoltato in religioso silenzio, poi gli ha posto qualche domanda, poi l’ha consegnato alla gioia degli studenti, infine l’ha ammonito: “Professore, lei non deve perdere tempo ad andare in televisione a occuparsi di questi qui!”. Questi qui sarebbero i gialloverdi e i democratici, i forzisti e i fratelli italioti, tutti piccoli protagonisti della politichetta di un’Italietta che annaspa e non si desta, che si macera fintamente sul Tav in attesa di ottobre, quando tutti i nodi dovrebbero venire al pettine.
COPERTINA DEL LIBRO DI MASSIMO CACCIARI
Il pettine di Cacciari, invece, continua ad affondare nella folta chioma, mentre la sua penna ci restituisce, attraverso la pagina, le brillanti intuizioni del fine sapere filosofico. “Saggio sull’Umanesimo”, riedizione ampliata e più accurata dell’Introduzione all’antologia curata da Raphael Ebgi, “Umanisti italiani”, ha un impianto iconografico che da solo vale il prezzo del biglietto, come un affondo di Ronaldo, come un tocco di Messi. La magia dell’intelligenza umana si misura con la capacità del pensiero, con l’interrogazione fremente, non sulle sorti del Pd ma su un’epoca di contrasti e di inquietudini, su un’epoca specchio del nostro spirito, del nostro stare al mondo.
CACCIARI CACCIARI DITO MEDIO
L’Umanesimo grande e inquieto di Cacciari sarebbe una lezione efficace anche per la politichetta di oggi, per i piccoli interpreti di oggi. Ma sanno che si tratta di un libro? Sanno dove si compra? Hanno voglia di leggerlo? È tutta qui la storiella dei nostri miseri anni, del buio che ci avvolge, del niente che ci divora.
CACCIARI - Pericoli e Pirella - Da Repubblica