Marco Zini per www.tag43.it
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Difficile, sempre molto difficile cancellare il passato di Silvio Berlusconi dal Milan. Sono passati più di cinque anni da quando il Cav ha venduto la squadra, era il 2017, un atto che mise fine a un regno che durava da 31, indimenticabile per chi ama i colori rossoneri.
Qualche settimana fa era tornato anche allo stadio per vedere Milan-Bologna, al suo fianco il leader della Lega Matteo Salvini. Si è molto fantasticato e scritto sui rapporti che lo stesso Berlusconi ha intrattenuto con le proprietà che si sono avvicendate in questi anni nella cabina di regia del club di via Aldo Rossi.
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Investcorp, Mubadala e gli investimenti degli Emirati in Italia
E caso vuole che anche gli ultimi arrivati, il fondo Investcorp, che sta finalizzando l’acquisto dagli americani di Elliott (si parla di firma dell’accordo imminente), abbia un qualche connessione con l’uomo di Arcore.
Investcorp, infatti, che ha base in Bahrain, tra i suoi azionisti ne vanta uno molto noto in Italia, ovvero il fondo degli Emirati Arabi Mubadala. Investcorp è specializzata in private equity, settore immobiliare e infrastrutture. Mubadala è un fondo sovrano che dal luglio del 2016 ne detiene una quota del 20 per cento.
berlusconi milan
Mubadala è conosciuta in Italia perché aveva pesantemente investito in Piaggio Aerospace, l’azienda nota per produrre dei sofisticati droni anche a uso militare. Quella vicenda per il fondo emiratino non finì bene, ma dal punto di vista politico i rapporti tra Mubadala e l’Italia non si sono mai interrotti.
Del resto Abu Dhabi, attraverso Etihad la sua compagnai di bandiera, aveva a suo tempo investito anche in Alitalia, grazie alla spinta del governo di Matteo Renzi e agli ottimi uffici di Luca Cordero di Montezemolo.
Galliani, l’avvocato Galassi e l’operazione Balotelli
Ma Mubadala ha anche un ottimo rapporto proprio con Berlusconi. Nel 2013, infatti, mentre al governo c’era ancora Enrico Letta e il Milan navigava in acque di bassa classifica, l’ex amministratore delegato Adriano Galliani acquistò l’attaccante Mario Balotelli dal Manchester City.
berlusconi milan
E lo storico collaboratore del Cav, partito da Monza come antennista con la società Elettronica Industriale, fu prodigo di ringraziamenti verso colui che giocò un ruolo chiave nella trattativa sull’attaccante italiano.
BALOTELLI
«Per tutto questo», disse, «debbo ringraziare in particolare una persona del board del Manchester City, l’avvocato Alberto Galassi che, quando c’erano molti spigoli da smussare, mi ha aiutato molto in una delle trattative più complicate dei miei 27 anni al Milan». Ma chi è Galassi? Modenese, sposato con Antonella Ferrari, figlia di Piero e nipote del Drake Enzo, è stato amministratore delegato proprio di Piaggio Aerospace e nel 2013 entrò a far parte del direttivo del Manchester City. Fu lui a portare nel 2009 anche Roberto Mancini come allenatore. Galassi, che vanta un’amicizia di lunghissima data con Galliani, tutt’ora si trova nel board della squadra oggi guidata da Pep Guardiola.
MANSOUR
Mansour bin Zayed Al Nahyan padrone del City e vice presidente di Mubadala
Il vice presidente di Mubadala è il principe ereditario Mansour bin Zayed Al Nahyan, direttore sportivo dei blue di Manchester e a sua volta proprietario dell’Abu Dhabi United Group. Mansour bin Zayed Al Nahyan è molto amico anche dell’ex premier Renzi, nonché persona chiave dei rapporti tra gli Emirati Arabi e l’Italia.
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Insomma, non ci saranno rapporti diretti con incroci societari, ma fa comunque riflettere come ancora una volta l’ombra del Cavaliere incroci i destini del Milan. Ma non è la sola volta. Quando comparve il misterioso imprenditore cinese Yonghong Li, che acquistò la società per 740 milioni di euro, partì anche un’indagine della procura di Milano. Il sospetto era che la vendita fosse stata gonfiata, con una cifra fuori mercato pagata attraverso canali internazionali per schermare il rientro in Italia di soldi in nero. Un’operazione dietro la quale qualcuno intravvide la regia del Cav.
Di quell’inchiesta non si è saputo più nulla. Ad aprirla fu un nome noto, il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, titolare di alcune delle più spinose inchieste della procura milanese, compresa quella recente su presunte tangenti Eni in Nigeria, il cui processo si è chiuso con l’assoluzione di tutti gli imputati.
MILAN BERLUSCONI
La Blue Sky e il ruolo di D’Avanzo e Cerchione
Ma anche con l’arrivo di Elliot dell’ombra di Berlusconi si ricominciò a discutere. Come si ricorderà, nel 2018, Elliott Management Corporation subentrò all’imprenditore cinese incapace di ripagare il prestito da oltre 400 milioni contratto per pagare la squadra. Subito si scatenò una nuova ridda di indiscrezioni su chi fosse il vero proprietario del Milan.
I dubbi non sono mai stati risolti soprattutto dopo che un’inchiesta di Report svelò l’esistenza di un’altra società, la Blue Skye. Una delle tante “scatole” coinvolte nella gestione e nel controllo del club rossonero, che lasciarono dubbi e perplessità in relazione ai requisiti di onorabilità richiesti dalla Figc.
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Nel mentre il Milan passava formalmente sotto il controllo di Elliott Management Corporation, allo stesso tempo entrarono in gioco altre “scatole” sparse tra il Lussemburgo e il Delaware. Il 100 per cento del pacchetto azionario è infatti in mano a una holding lussemburghese, la Project Redblack, a sua volta controllata da tre diverse società: le americane King George Investments Llc e Genio Investments LLC, entrambe veicoli facenti riferimento al fondo Elliott, e appunto la lussemburghese Blue Skye. Quest’ultima era stata creata dai finanzieri italiani Gianluca D’Avanzo e Salvatore Cerchione (quest’ultimo tuttora membro del cda del Milan), che alcuni insinuarono fossero legati proprio a Berlusconi.