1. ALLEGRI VINCE LA COPPA E PERDE LA TESTA COSA È SUCCESSO IERI SERA ALL'OLIMPICO DOPO LA FINALE DI COPPA ITALIA, QUANDO ALLEGRI HA AVUTO PARECCHI MOMENTI DI NERVOSISMO E HA AGGREDITO IL NOSTRO DIRETTORE
Guido Vaciago per www.tuttosport.com
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Allegri vince la Coppa e perde la testa. Cronaca di una serata di ordinaria follia nel ventre dell'Olimpico, […] nel corridoio che corre lungo l'enorme sala stampa che ho, diciamo, "incrociato" Allegri. Prima che il fatto diventi caso, con le conseguenti distorsioni social, offro il mio racconto dello sgradevole accaduto.
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I FATTI
Allegri, evidentemente alterato, si stava sottoponendo all'ultima incombenza mediatica della sua serata trionfale (ma evidentemente non troppo serena), la conferenza stampa, ma ha trovato qualche minuto per me. «Direttore di merda! Sì, tu direttore di merda. Scrivi la verità sul tuo giornale, non quello che ti dice la società! Smettila di fare le marchette con la società».
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A un primo invito a stare calmo e spiegarmi quale fosse la verità che stavo occultando di concerto con i suoi datori di lavoro, Allegri ha risposto strattonandomi, spintonandomi e con il dito sotto il mio naso ha gridato: «Guarda che so dove venire a prenderti. So dove aspettarti. Vengo e ti strappo tutte e due le orecchie. Vengo e ti picchio sul muso. Scrivi la verità sul giornale» e altre amenità del repertorio della rissa da bar. Intanto Gabriella Ravizzotti dell'ufficio stampa della Juventus e un addetto della Lega Serie A lo trattenevano, riuscendo poi a trascinarlo in sala stampa. […]
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LA RIFLESSIONE
Di tutta la vicenda, che di per sé non dovrebbe diventare notizia, resta il dubbio di quale sia la fantomatica «verità» di Allegri, perché se la conoscessimo ci faremmo volentieri due pagine. E resta, purtroppo, l'atteggiamento minaccioso dell'allenatore della Juventus nei confronti di un giornalista. Nel confronto ci può stare tutto, perfino l'insulto al limite, ma la minaccia no. La minaccia è vile, intimidatoria e pure pericolosa, in un mondo dove la possibilità che qualcuno si prenda la briga di metterla in pratica rischi sempre di trovarlo.
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Allegri, ieri sera, ha evidentemente stappato una rabbia che da mesi ribolliva in lui: è un essere umano e può capitare, ma è anche l'allenatore della Juventus e dovrebbe capitare un po' meno. Visto che nella sua tumultuosa serata romana ha insultato l'arbitro, aggredito il quarto uomo e nel dopo partita ha aggredito Rocchi […] E, ancora, si è fatto pizzicare dalle telecamere mentre invitava Giuntoli ad andarsene proprio prima della premiazione. […] La verità, noi di Tuttosport, l'abbiamo sempre scritta e la scriveremo sempre, insieme alle nostre opinioni, che possono piacere o non piacere (esattamente come il gioco di Allegri), ma restano tali e le esprimiamo con educazione, senza spintoni e restando aperti al dialogo con chiunque voglia contraddirle. Con educazione e senza spintoni, ovviamente.
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2. QUEL FUOCO AMICO SOTTILE E PERICOLOSO ADESSO PUÒ ANCHE DIRE O SUBIRE L’ADDIO L’ABBRACCIO CON GASP
Estratto dell'articolo di Daniele Dallera per il "Corriere della Sera"
Via quella giacca, Max Allegri ne ha di roba addosso, perché è pieno zeppo di trofei, ne ha conquistati quattordici […] e la sua quinta Coppa Italia. Li tenga, se ci riesce, in braccio, con quell’altra mano stringa con forza quelle mani sicuramente floscie e moscie che non lo hanno protetto […] in tutti questi mesi in cui è stato messo in discussione come se fosse un dilettante allo sbaraglio.
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«E la sua Juve gioca male...». Vero. «E la sua Juve non ha coraggio...». A volte è vero. «Perché il cattivo rapporto con Chiesa?» Domanda lecita anche questa. Nessuno è intoccabile, soprattutto gli allenatori che guadagnano troppo, anche perché c’è chi li paga (troppo). Giusto criticarli, ma ci si fermi qui, invece con Allegri si è andati oltre, accusando e criticando solo lui, salvando e tutelando un complesso tecnico spesso stonato, perché senza grande talento, una squadra di gran lunga inferiore all’Inter campione d’Italia in largo anticipo.
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[…] Allegri stenta, suda, non cerca lo show, ma va in Champions League. Ora può anche dire o subire l’addio. Anche se il saluto più intenso e bello è stato l’abbraccio con Gasperini, un altro maestro quanto a tecnica: che bella lezione quei due.
3. ALLEGRI NUDO ALLA META LO STRIP-TEASE, IL ROSSO E TANTO VELENO NELLA GIOIA “LASCIO UNA SQUADRA FORTE”
Estratto dell'articolo di Matteo Pinci per “la Repubblica”
[…] Quando l’arbitro Maresca mostra a Massimiliano Allegri il cartellino rosso il recupero sta già finendo. La Juve sta tornando a vincere un trofeo tre anni dopo l’ultima volta e Max esplode. Come se i suoi nervi non reggessero più la tensione di quel finale incandescente, dopo aver tollerato tutto quello che un uomo può legittimamente sopportare. Anche la cravatta sparisce in un volteggio, mentre applaude l’arbitro digrignando i denti. S’avvicina al quarto uomo Mariani e gli urla qualcosa, poi si volta verso la tribuna e sembra voler far saltare anche i bottoni della camicia bianca: «Dov’è Rocchi?».
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Potrebbe costargli una squalifica a tempo, vorrebbe dire stagione finita. In tv, poco dopo, sembrava calmo: «Abbiamo regalato una gioia alla società, ai tifosi e a me. Mi sono divertito. Se andrò via, perché ormai mi danno tutti via, lascio una Juve forte. Una società ha il diritto di cambiare un tecnico o un calciatore, farà le sue valutazioni». Ma poi il nervosismo è proseguito nei corridoi dell’Olimpico, dove Allegri si è tolto i sassolini contro chi lo ha criticato: «Non avete detto la verità per un anno e la sapevate tutti». È arrivato quasi alle mani con un giornalista.
[…] Quando la squadra solleva la coppa Allegri è di nuovo lì, la cravatta perfettamente annodata, una giacca stirata addosso. Allontana con gesti plateali Giuntoli («No, non è successo niente, ho rispetto per la società, volevo solo festeggiare con la squadra»), sorride mentre i giocatori lo fanno volare due, tre volte.
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È stato l’epilogo di una stagione in cui ha dovuto dividere l’appartamento col fantasma di Thiago Motta, erede designato e desiderato. Mentre tornava a farsi sentire quel ritornello che è una colpa non emendabile: “La Juve gioca male”. Il bersaglio con cui si divertono i puristi e ogni pareggio, ogni vittoria mancata a dar loro più freccette da tirare.
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Perché se sei quello del cortomuso, dell’importante è vincere, quando poi non vinci hai finito gli argomenti. Per la seconda volta l’etichetta, lo stigma, gli costerà la Juventus. Come la prima, la lascerà con un trofeo. La quinta coppa Italia personale, nessuno ne ha mai vinte tante, nemmeno Eriksson e Mancini, specialisti fermi a quattro. Magari un giorno lo supererà Inzaghi, già a quota tre. Ma non oggi. […]
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