Dal profilo Facebook di Pierluigi Panza
PIERLUIGI PANZA
C’è troppo unanime consenso per Kiefer a Palazzo Ducale! C’è un coro mediatico troppo gaudente e sospetto per i suoi Palazzi della saggezza, le sue scale di Giacobbe, la cabbala, l’immaginario alchemico, la mistica ebraica nell’età postmoderna della finanziarizzazione dell’arte, dei cripto valori finanziario-estetici, della costruzione di un valore di visibilità che genera denaro. Cosa significa una mostra in collaborazione con Gagosian? Che qui, a Palazzo Ducale, c’è un nuovo Tintoretto e là, a New York, in un inesplorato porto della Serenissima, il suo mercante? Che qui esponiamo e là si vende al più locupletato tra i finanzieri? Magari russi?
Stupefacente, certo, proprio come uno stupefacente il cui effetto è a termine. Ohhh, meraviglioso! Certo, come un mondo parallelo del copri e scopri, del vedo e non vedo. Ma, in genere, si copre qualcosa per non farla vedere: una cesata di cantiere, una macchia sulla tappezzeria, una “Venere capitolina” perché arriva Rouhani. Qui copriamo Tintoretto, ovvero Venezia: dobbiamo intenderlo come un paradosso? Allora sarebbero stati più adatti dei monocromi o degli imbianchini.
kiefer palazzo ducale venezia
Accostarsi a una celebrity è il modo più facile per ottenere successo, perché una celebrity dispone di capitale di visibilità, ovvero la capacità intrinseca di renderci famosi. Perché Kiefer non ha esposto all’M9? Avrebbe aiutato la Venezia da Tera ad affrancarsi culturalmente: il grande maestro della contemporaneità che se ne sbatte della Venezia pesce dove vivono 50mila assenti e lancia la sfida a Marghera-Mestre dove vivono 200mila lavoratori: straordinario! Ma no, questo è un sogno. Lui espone di fianco alla celebrity in una photo-opportunity dove il ritorno sui giornali sarebbe assicurato anche al più grezzo dei maestri. No, “Kiefer ha rischiato”, direte voi. No, non c’è nessun rischio nel farsi fotografare a fianco di una celebrity, se lui me lo consente: anche se facessi una figura modesta non metterei in discussione il canone della pittura. Di certo creo per me un valore di visibilità che nell’Età del Capitalismo estetico è (quasi) tutto: fama, denaro…
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Se avessimo coraggio fino in fondo, se Kiefer fosse davvero così meraviglioso e grande, allora perché non lasciarlo? Su, coraggio, che c’è di male: copriamo un po’ di Tintoretto con Kiefer, tanto di Tintoretto ce n’è parecchio in giro a Venezia. Qui si potrà, per sempre, vedere Kiefer, come nell’Hangar Pirelli di Milano i suoi Sette Palazzi della saggezza che occupano metà spazio espositivo e hanno costi proibitivi di restauro. Ma non credo che alcuno proporrà questo passo.
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“Ogni volta che torno a Venezia – ha dichiarato Kiefer - vado a rivedere Tintoretto”. Ecco è quello che facevo anch’io e vorrei continuare a farlo.
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Tintoretto - Il Paradiso - Palazzo-Ducale Venezia
Tintoretto - Il Paradiso - Palazzo-Ducale Venezia