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    C'È UN ASSE MELONI-GRILLINI PER TOGLIERE A TIM IL CONTROLLO DELLA RETE UNICA - PURE FRATELLI D'ITALIA VUOLE CHE LO STATO CONTROLLI L'INFRASTRUTTURA DELLE TELECOMUNICAZIONI: ''MOLTO MEGLIO E PIÙ SEMPLICE LA NASCITA DI UNA SOCIETÀ TERZA DELLA RETE, CENTRATA SU OPEN FIBER E CDP E IN CUI FAR CONFLUIRE LE RETI TIM, E QUINDI SOTTO IL CONTROLLO PUBBLICO E NAZIONALE''


     
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    F. SP. Per ''la Stampa''

     

    giorgia meloni giorgia meloni

     Quello della rete unica per la banda ultra larga - in cui far convergere le infrastrutture di Tim con quelle di Open Fiber - diventa sempre più un caso politico con al centro l'assetto della società e il rischio di un nuovo monopolio di Tim. La leader di Fdi, Giorgia Meloni, critica il progetto del governo e dice che «le difficoltà di un'azienda privata quotata in Borsa» come Telecom, «non possono essere risolte con soldi pubblici». Meloni punta il dito contro la prospettiva di una società di rete «verticalmente integrata» con Tim, «una soluzione che andrà incontro ad una bocciatura certa da parte della Commissione Europea».

     

    Dunque, aggiunge, «molto meglio e più semplice la nascita di una società terza della rete, centrata su Open Fiber e Cdp e in cui far confluire le reti Tim, e quindi sotto il controllo pubblico e nazionale». Nel caso, aggiunge Meloni, «Agcom e Antitrust hanno il potere di imporre la separazione della rete, che vuol dire scorporare la rete e obbligare Tim a cederla, a prezzi di mercato, ad altri soggetti, lasciando completamente la gestione».Se l'opposizione fa l'opposizione, resta la spaccatura anche nel governo dove 5 Stelle, Italia Viva e buona parte del Pd vedono con contrarietà la determinazione di Luigi Gubitosi, ad di Tim, di non scendere al di sotto del 50,1%.

     

    Tra gli azionisti del gruppo invece c'è coesione: da Parigi Vivendi (primo socio 23,9% davanti a Cdp) riafferma il suo appoggio al progetto di rete unica. Nel frattempo Enel, azionista col 50% di Open Fiber, ribadisce a Reuters che «concorda interamente» con il governo sulla necessità di accelerare la digitalizzazione del Paese. Ma, come pure Cdp (50% di Open Fiber), ritiene che ciò debba essere fatto da un soggetto non verticalmente integrato, aperto a tutti.

     

    luigi gubitosi foto di bacco luigi gubitosi foto di bacco

    Intanto Open Fiber ha definito con un pool di banche coordinate da Bnp Paribas, SocGen e UniCredit, l'incremento dell'importo del project financing siglato nel 2018 per ulteriori 675 milioni. Il valore del finanziamento al suo piano salirà così da 3,5 miliardi a 4,14 miliardi complessivi. È la più grande operazione di finanza strutturata in corso per lo sviluppo di una rete in fibra ottica in Europa. L'ad Elisabetta Ripa esprime «grande soddisfazione che il mercato riconosca il valore di Open Fiber». Per Graziano Delrio (Pd) così «viene confermata la solidità dell'azienda partecipata da Cdp ed Enel» e «si rafforza il progetto di una rete totalmente pubblica per superare il divario digitale che affligge l'Italia».

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