1. LA FAIDA DEI TIFOSI CONTRO L' EX QUESTORE ECCO COSA SI NASCONDE DIETRO L' ATTACCO
M.Ev. e A.Mar. per “il Messaggero”
Dallo striscione fascista esposto a Milano a piazzale Loreto alla vigilia della festa della Liberazione alla protesta per il caro biglietti, fino all' assalto alla polizia e alle macchine della polizia municipale. Il gruppo di ultras della Lazio che ieri sera, prima della finale di Coppa Italia, ha cercato lo scontro non aveva nel mirino gli avversari dell' Atalanta, ma prima di tutto il patron, Claudio Lotito, l' ex questore Nicolò D' Angelo, e poi le divise, le forze dell' ordine.
nicolo d angelo
L' obiettivo era creare il caos, fare una prova di forza perché la nomina di D' Angelo a security manager della holding di Lotito non è stata gradita. E non è stato un assalto inatteso perché c' erano alcuni precedenti che lasciavano capire che quella di ieri sera sarebbe stata una partita a rischio all' Olimpico. E alcuni Irriducibili erano già stati avvistati intorno allo stadio dalla mattina.
IL PRECEDENTE
Bisogna ripartire da uno striscione, quello esposto il 23 aprile, in cui si leggeva Non ci compri un giocatore ma ti compri l' ex Questore. Ecco, D' Angelo, arruolato da Lotito, ha una professionalità indiscutibile alle spalle: è stato capo della squadra mobile, ha arrestato elementi della Banda della Magliana, è stato vicecapo della polizia, direttore della Criminalpol, era questore quando ancora erano c' erano le barriere nelle curve - contestatissime dal tifo organizzato da Roma e Lazio - e si oppose inizialmente alla loro rimozione.
Di fronte alla sua nomina, ecco il giorno prima il 25 aprile un' altra provocazione che aveva messo in difficoltà la società: a Milano, a piazzale Loreto, un gruppo ha esposto uno striscione con scritto Onore a Benito Mussolini firmato Irriducibili, ha posato davanti ai fotografi facendo saluti romani.
Per quell' azione neofascista la procura ha aperto un' inchiesta e denunciato nove tifosi laziali.
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PROVA DI FORZA
Altra protesta, in quel caso però in forma civile, il 5 maggio, quando in occasione di Lazio-Atalanta (partita di campionato), furono lasciate vuote tutte le prime file dalla Curva Nord per contestare il fatto che era stato proibito di esporre degli striscioni contro il prezzi troppo alti dei biglietti per la finale di Coppa Italia. Ieri sera l' assalto finale premeditato, prima della partita, che in alcune zone adiacenti all' Olimpico, sul lungotevere, hanno preso di mira le forze dell' ordine e le auto della polizia municipale. Un episodio che segue l' attentato subito dagli Irriducibile nella loro sede di via Amulio dieci giorni fa.
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2. L' EX QUESTORE INGAGGIATO DALLA LAZIO: «VOLEVANO INTIMIDIRMI, MA NON MOLLO»
Lorenzo De Cicco per “il Messaggero”
«Me l' aspettavo, ma non sono uno che si fa smontare per una contestazione. Pensavano di mettermi paura? Ma sanno la mia storia? Hanno idea di chi sono?». Nicolò D' Angelo è stato il super-poliziotto che ha sfidato - e fatto arrestare - la Banda della Magliana. Il primo successo di una carriera che lo ha portato ai vertici della Polizia di Stato, come vicecapo, subito dopo il mandato da questore di Roma. Proprio quell' incarico nella Capitale, dal 2014 al 2017, non va giù a un pugno di ultrà violenti, quelli degli scontri di mercoledì sera, prima della finalissima di Coppa Italia, ora che D' Angelo è stato nominato security manager della holding di Lotito.
«ABITUATI ALL' ANARCHIA»
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Se una frangia degli Irriducibili, l' altra sera, ha cercato lo scontro con le forze dell' ordine è stato anche per questo. Lo avevano fatto capire il 23 aprile scorso, quando avevano srotolato uno striscione indirizzato al patron biancoceleste. Si leggeva: «Non ci compri un giocatore... ma ti compri l' ex questore». A D' Angelo, certi ultrà laziali imputano la divisione delle Curve dell' Olimpico. Le barriere di sicurezza. Una scelta che l' ex questore rivendica anche oggi. Interviste non ne vuole rilasciare, non ora, almeno. Ma chi lo ha sentito in queste ore concitate, giura di averlo trovato con la determinazione di sempre. «Le barriere? Impostare alcune regole è sempre difficile, specie in ambienti abituati all' anarchia più totale, a una gestione anti-sociale e censurabile da tutti i punti di vista.
Ma le regole sono necessarie, anche e soprattutto nello sport. I tifosi devono rispettarle, così come devono rispettare le forze dell' ordine». E lui, accettando l' offerta di Lotito, ha ben chiaro di cosa dovrà occuparsi, alla Lazio. «Dobbiamo portare avanti un percorso di legalità, per valorizzare tutti i tifosi biancocelesti. Ma intendo i tifosi sani, non la gente che va contro la società o quelli che abbiamo visto fuori dai cancelli», è la reazione che trapela da amici e collaboratori che l' hanno contattato.
ATALANTA LAZIO FINALE COPPA ITALIA
«TOLLERANZA ZERO»
Contro i teppisti, è convinto D' Angelo, «prenderemo tutti i provvedimenti necessari. Queste cose non le faremo più passare». Non c' è bisogno di sottotitoli: «Tolleranza zero. Chi è violento non è sportivo». Parole di un uomo che è sempre stato soprattutto uomo d' ordine, ma anche valori che la Lazio ha sposato da tempo.
D' Angelo gli attacchi li scaccia indietro come si calcia un pallone. «Ma pensano di spaventarmi con questi scontri? Dovrebbero sapere chi sono e da dove vengo», è la risposta, orgogliosa, a chi gli ricorda delle sfide, ben più difficili affrontate durante i decenni in Polizia, a cominciare proprio dalla Banda della Magliana, oppure gli anni all' Antiterrorismo, o al timone della Squadra Mobile di Roma.
striscione mussolini
«Chi mi conosce sa che non voglio personalizzare, non è nel mio carattere cercare polemiche. Però una cosa deve essere chiara - è il ragionamento di D' Angelo - questo percorso di legalità si farà, è un passaggio necessario. Se qualcuno crede di fermarmi, beh ha capito male».
VISITA ALL' AGENTE FERITO
Lotito in queste ore lo ha blindato. Anche plasticamente, come quando ieri sera ha fatto visita al dirigente della Municipale, Ugo Esposito, colpito durante i tafferugli del pre-partita. Accanto a Lotito, c' era proprio D' Angelo. Un segnale forte. Per dire insieme che la Lazio è vicina «alle forze dell' ordine», come ha fatto sapere la Polizia locale romana. E per «condannare questi gesti criminali che nulla hanno a che vedere con lo spirito sportivo che anima i veri tifosi».
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