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    GUARIRE DAL COVID-19 NON SEMPRE VUOL DIRE STARE MEGLIO/1 - C'E' UN RISCHIO PER LA FERTILITA’ DEGLI UOMINI CHE HANNO AVUTO IL CORONAVIRUS? LO STUDIO DI UN TEAM DI RICERCATORI DI WUHAN NON ESCLUDE CHE L'INFEZIONE POSSA CAUSARE L'ORCHITE (UN' INFIAMMAZIONE DEI TESTICOLI), CHE A SUA VOLTA POTREBBE RIDURRE IL NUMERO DI SPERMATOZOI E IN ALCUNI CASI PORTARE ALLA STERILITÀ…


     
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    Laura Avalle per “Libero quotidiano”

     

    C' è un rischio per la salute riproduttiva degli uomini che hanno contratto il COVID-19 e sono guariti? In questo momento di assoluto impegno da parte della Sanità nel salvare vite umane e di contenere il contagio, la questione è finita ai margini ma per molte persone, soprattutto per chi vuole avere figli o intende sottoporsi alla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) è un tema di grande interesse.

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    Solamente uno studio è stato presentato qualche settimana fa sulla piattaforma Medrxiv e condotto proprio nel focolaio cinese di Hubei, ma ancora attende di essere visionato da vari esperti. Lo studio, condotto da un team del Centro di medicina riproduttiva dell' ospedale Tongji di Wuhan, ha cercato di capire come la presenza dei recettori ACE2 nei testicoli e nei reni, i punti principali che mediano l' ingresso del coronavirus nella cellula umana (e in passato della SARS), possa provocare danni. Si è visto, infatti, che pazienti con lesioni all' apparato respiratorio, causate dal virus, avevano anche danni renali.

     

    «A causa della potenziale patogenicità del virus nei tessuti testicolari, i medici dovrebbero prestare attenzione al rischio di lesioni testicolari nei pazienti durante il ricovero e in seguito al follow-up clinico, in particolare la valutazione e l' intervento appropriato nella fertilità dei giovani pazienti», si legge nello studio cinese. Il dubbio è che l' infezione possa determinare una "compromissione dell' omeostasi immunitaria nei testicoli", che potrebbe causare l' orchite (un' infiammazione dei testicoli), che a sua volta potrebbe ridurre il numero di spermatozoi e forse portare alla sterilità.

     

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    Una possibilità ancora teorica ma utile per i ricercatori che, a tempo debito, potranno valutare la fertilità delle persone infettate dal coronavirus. «È noto che il testicolo contiene in elevata quantità e in diverse zone i famigerati recettori ACE2, a cui il virus si lega con le sue "spike proteins", cioè con quelle punte esterne che tutti abbiamo visto nelle foto del COVID-19», spiega Ermanno Greco, professore straordinario di Ostetricia e Ginecologia dell' Università Unicamillus di Roma. «Infatti, il testicolo presenta recettori per ACE2 a diversi livelli: li troviamo nelle cellule del Leyding, deputate a produrre il testosterone, nei precursori degli spermatozoi, cioè gli spermatogoni, e anche nelle cellule del Sertoli, nutrici degli spermatozoi.

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    A oggi non abbiamo dati che confermino o meno la possibilità del virus di produrre danni a livello del testicolo attraverso orchiti autoimmuni e quindi determinare una ricaduta negativa a livello di fertilità per il maschio infetto». Il consiglio per chi ha contratto il virus e ha in programma di diventare papà è quindi di consultare un medico, in modo che i problemi possano essere rilevati con un semplice test per la fertilità e trattati il più presto possibile. «Infatti, cosa ancora più importante», continua il professor Greco,«non abbiamo dati sulla presenza e permanenza del virus a livello del liquido seminale come avviene per l' HIV o più semplicemente per i virus B e C dell' epatite virale.

     

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    I dubbi, quindi, vertono sulla possibilità di trasmissione attraverso abitudini sessuali, che diventa maggiore nei portatori clinicamente asintomatici. Anche i programmi di procreazione medicalmente assistita avranno bisogno di uno screening dei pazienti e dei donatori. Sicuramente la possibilità di testare la presenza del virus all' interno del liquido seminale potrebbe darci delle indicazioni maggiori».

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