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DIETRO L'AGGRESSIONE ALLA PROFESSORESSA, A CASTELLAMMARE DI STABIA, DA PARTE DI UN GRUPPO...
Estratto dell'articolo di Gennaro Scala per il “Corriere della Sera”
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Tutto è partito da una chat che adesso è al centro di un’inchiesta e che è il perno delle contestazioni che alcune mamme muovono nei confronti di un’insegnante di sostegno. Una chat che si chiamerebbe «La saletta» della quale avrebbero fatto parte la professoressa e alcuni alunni, sei in tutto.
Una chat in cui, a detta delle mamme, sarebbero stati postati messaggi audio con «esplicite allusioni sessuali». È il retroscena dell’aggressione che giovedì scorso si è verificata a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, all’interno della scuola media «Catello Salvati», quando circa trenta mamme hanno fatto irruzione nel plesso e successivamente assalito la docente. Accuse che sono state riportate in una denuncia ai carabinieri, e poi acquisita dalla Procura, da parte di cinque genitori.
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Un esposto in cui si fa riferimento, appunto, a queste presunte molestie e alla chat stessa. Un’inchiesta parallela all’altra, aperta per far luce sull’aggressione avvenuta, per giunta, sotto gli occhi dei bambini presenti nell’istituto. […]
Come il fatto che quelle accuse possano essere una ritorsione nei confronti dell’insegnante che, due giorni prima dell’aggressione, aveva sorpreso un dodicenne a fumare nei bagni facendolo poi sospendere. Perché il ragazzino, della chat, faceva parte.
Senza contare che sul tavolo della Procura di Torre Annunziata, guidata da Nunzio Fragliasso, ci sono l’hackeraggio dei profili social dell’insegnante, che risale ad alcuni mesi fa, e le recenti minacce di morte ricevute dalla donna sempre sui social.
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E non si esclude neppure che il contenuto della chat possa essere stato manomesso, quindi falsificato. Negli audio si sentirebbe genericamente la «voce di una donna». Che si tratti dell’insegnante è da dimostrare.
La spedizione punitiva di giovedì scorso ha generato timore nei docenti, tanto che la dirigente scolastica, Donatella Ambrosio, ha chiesto e ottenuto un presidio delle forze dell’ordine davanti all’istituto. Ieri alle 8 il rientro a scuola è avvenuto sotto lo sguardo dei carabinieri. Più tardi, attorno alle 10.40, sono arrivati gli ispettori dell’ufficio scolastico regionale. Ad accoglierli la dirigente Ambrosio.
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Davanti al plesso, intanto, sono stati affissi due striscioni: «Sì ai docenti no alla direzione» e «Tutela per i nostri figli, solidarietà alle mamme». All’esterno, per l’intera mattinata, sono rimaste una decina di mamme, parte delle quali erano presenti anche nel momento dell’aggressione.
Tra queste Teresa Manzi, la mamma che ha pubblicato il post poi diventato virale su Facebook. Un post scritto giovedì sera, ore dopo l’aggressione. «Ci sono bambini che hanno visto quanto accaduto in televisione e, spaventati, non volevano venire a scuola — ha spiegato — Una mamma ha detto al figlio che i carabinieri erano lì perché c’era stato un crollo nella palestra, un’altra che stavano girando un film». «Ci hanno chiamato camorriste — ha concluso — hanno detto che siamo bestie ma la verità è diversa». […]
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