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    VIENI AVANTI, TARANTINO – IL 26 LUGLIO ESCE NEGLI STATI UNITI “C’ERA UNA VOLTA A HOLLYWOOD”, IL FILM SULLA “FAMILY” DI MANSON E L’OMICIDIO DI SHARON TATE – BRAD PITT: “IO E DI CAPRIO SIAMO COME DUE SUPERMODELLE DEGLI ANNI ’80” – PER LEO IL SET È STATO COME STARE A CASA: “I MIEI GENITORI SONO ANCORA HIPPIE. UN GIORNO ERO IN AUTO CON BRAD E GLI DICO: QUELLO È MIO PADRE, E LUI…”


     
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    TARANTINO, AMORE E MORTE A LOS ANGELES

    Lorenzo Soria per “la Stampa”

     

    brad pitt leonardo dicaprio e quentin tarantino alla conferenza stampa di cannes brad pitt leonardo dicaprio e quentin tarantino alla conferenza stampa di cannes

    Il fatto di cronaca nera attorno a cui ruota C’era una volta a Hollywood, il nuovo film di Quentin Tarantino, è uno dei capitoli più cupi della storia dell’entertainment, l’omicidio della moglie di Roman Polanski, Sharon Tate, e di quattro altre vittime da parte della setta di Charles Manson nella Los Angeles del 1969. Inizialmente il film sarebbe dovuto uscire il 9 agosto 2019, esattamente 50 anni dopo gli omicidi. Ma, per evitare polemiche, Tarantino ha deciso di anticipare al 26 luglio la data di uscita americana, mentre in Italia il film arriva a settembre.

     

    brad pitt in c'era una volta a hollywood brad pitt in c'era una volta a hollywood

    La tragica vicenda di Sharon Tate in realtà rimane sullo sfondo. Il protagonista, interpretato da Leonardo DiCaprio, è Rick Dalton, un attore televisivo in declino, affiancato dalla sua controfigura nonché miglior amico Cliff Booth, interpretato da Brad Pitt. Intorno a loro una Hollywood che sta cambiando, tra band musicali memorabili, il Vietnam, gli hippies e un cinema diverso, in cui si sentono estranei tanto da spingerli a emigrare tentando la carta degli spaghetti western - e non a caso il titolo è un’esplicita citazione omaggio a Sergio Leone.

     

    margot robbie nel ruolo di sharon tate in c'era una volta a hollywood margot robbie nel ruolo di sharon tate in c'era una volta a hollywood

    I due ritornano a Los Angeles proprio in tempo per scoprire che nella villa accanto si sono stabiliti Sharon Tate (Margot Robbie) e Roman Polanski (Rafal Zawieruche), due celebrità che vivono un’esistenza dorata, tra corse in auto scoperte e feste mirabolanti. «Questo - spiega Tarantino - è il mio film più personale, quello più vicino a Pulp Fiction. Lo vedo come il mio film dei ricordi. Los Angeles, 1969: è stato l’anno della mia formazione, il periodo in cui sono diventato quello che sono oggi. Questa è la mia lettera d’amore a Los Angeles e a Hollywood, la fabbrica universale dei sogni». È anche la prima volta che Leonardo DiCaprio e Brad Pitt, le due ultime superstar in un’epoca che sembra non saperle più produrre, recitano assieme. Li abbiamo intervistati.

     

    DI CAPRIO: HO VISSUTO SUL SET IL SOGNO HIPPIE DEI MIEI GENITORI

    Lorenzo Soria per “la Stampa”

    margot robbie alla conferenza stampa di cannes margot robbie alla conferenza stampa di cannes

     

    Leo, per la prima volta è in un film con Brad Pitt. Come è andata? Vi conoscevate?

    «Solo superficialmente, ma le nostre carriere si sono accese più o meno allo stesso tempo e condividiamo lo stesso amore per il cinema e per Los Angeles. La nostra è un' industria molto isolante e dunque abbiamo subito compreso la relazione tra uno stuntman e un attore, una cosa che va spesso al di là del professionale.

     

    quentin tarantino e margot robbie alla conferenza stampa di cannes quentin tarantino e margot robbie alla conferenza stampa di cannes

    Diventano come la tua famiglia, dipendi da loro. E poi c' è stato Quentin, che ci ha fatto immaginare tutti i film che avevamo fatto assieme, le storie e le avventure vissute insieme. E così, appena arrivati sul set, eravamo già quei due tipi. Lavorare con Brad è stata una gioia. Ammiro non solo il suo talento, ma che abbia fatto scelte non convenzionali e sempre lavorato con registi creativamente interessanti e affascinanti».

    trailer once upon a time in hollywood 2 trailer once upon a time in hollywood 2

     

    Lei è nato nel 1974, cinque anni dopo il 1969 che vede l' eccidio di Charles Manson, ma anche una nuova Hollywood, band musicali memorabili, il Vietnam, gli hippies. Come è stato segnato da quegli anni?

    «È interessante perché i miei genitori sono ancora hippies. Per fare questo film abbiamo ricreato cinque isolati di Hollywood Boulevard come se fosse il 1969 e abbiamo portato centinaia di hippies. Un giorno sono in auto con Brad e gli dico: quello è mio padre. E lui dice: sì, certo; e io: no, è davvero il mio papà. E lui: simpatico, lo hanno vestito per sembrare una delle comparse. E io: no Brad, no, è proprio lui con i sandali e la camicia hawaiana e quella col turbante è sua moglie e vestono così ogni giorno.

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    Non c' ero, ma mi sento legato a quel periodo, quello che è successo con Manson ha segnato un po' la fine del sogno della rivoluzione hippie, del sogno di pace e amore. Dopo è arrivato un senso di oscurità che ha cambiato la cultura, o questo almeno è ciò che ho sentito ripetere dai miei genitori».

     

    Il film è anche una riflessione sulla carriera degli attori, sul loro senso di transitorietà

    «Sin dall' inizio la mia carriera ha preso un corso diverso, l' ho sempre guardata come se fosse una maratona dove devi darti un certo passo e dove sai che ci saranno momenti in cui sei più o meno popolare e che ne esci solo continuando a fare del buon lavoro. Dunque capisco Rick, il mio personaggio.

     

    Capisco i suoi dubbi e le sue paure perché sono universali, perché anche se il cinema e la televisione ti danno l' illusione dell' immortalità, alla fine siamo tutti mortali».

     

    Parliamo di ambiente. Riesce a mantenere un senso di ottimismo? E che cosa pensa delle donne che non vogliono fare figli a causa del cambiamento climatico? È con loro?

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    «È una domanda sul clima o sul fare bambini? Sì, ho sentito queste storie e chi sono io per giudicare e dire agli altri che cosa fare? Certo, il futuro è inquietante. Il consenso scientifico al 99% ci dice che siamo noi uomini a contribuire alla causa di questo problema e se non rispondiamo è perché si tratta di un processo non immediato, che si muove lentamente. Dobbiamo continuare a sperare e a lottare. Quanto a me, accadrà quando accadrà».

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    PITT: HOLLYWOOD, LENTE D’INGRANDIMENTO SUGLI ESSERI UMANI

    Lorenzo Soria per “la Stampa”

     

    Brad, in un' era in cui non vediamo più emergere le superstar di un tempo, eccola assieme a Leo DiCaprio per la prima volta.

    «Come due supermodelle degli Anni 80!».

     

    Come è andata? Avete stretto un' amicizia?

    «Veramente mica tanto! Leo è uno completamente sopravvalutato... Seriamente, prima di ritrovarci a lavorare assieme avevo già un grande rispetto per lui. Guardiamo il suo lavoro, il segno che ha saputo lasciare è alquanto straordinario. Quando inizi un nuovo film se è tutto sulle tue spalle senti molta pressione. Ma quando hai al fianco uno del calibro di Leo sai che terrà in piedi l' altro ed è un sollievo.

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    Siamo emersi allo stesso tempo, siamo cresciuti un po' nello stesso ecosistema del cinema ed entrambi abbiamo dovuto negoziare per riuscire a sopravvivere. Intendo dire che siamo in un' industria che ti può divorare e poi sputare abbastanza in fretta, ma lui ha fatto sempre scelte che rispetto. Abbiamo molti punti di riferimento in comune, abbiamo entrambi perso la libertà della privacy.

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    Ed ora eccoci appunto assieme, a fare questo film su un' industria che entrambi amiamo e detestiamo e alla fine adoriamo, su una città che entrambi amiamo e detestiamo e alla fine adoriamo. Ci siamo sentiti a nostro agio sin dal primo giorno. E credo che tutto questo lo si vede sullo schermo».

     

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    In effetti è una storia molto hollywoodiana, su un attore che fatica a mantenere il suo status e il suo stuntman.

    «Come la vedo io è una storia su quanto vali, se sei riuscito a trovare il tuo valore. Rick, il personaggio di Leo, mette tutto il suo valore su quello che finisce sullo schermo. Cliff invece sa che farà il meglio di ciò che ha davanti e che in qualche modo troverà la sua strada. Insomma, questa è una storia molto umana sulla ricerca del nostro valore e su dove e come lo troviamo.

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    Spesso, specie nella nostra industria, lo troviamo in cose molto superficiali invece che in ciò che portiamo dentro e nelle relazioni personali. Così almeno è come la vedo io, che sono un po' più vecchio di Leo».

     

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    Una storia anche sugli stuntmen e su tutto il mondo che si muove attorno e dietro alle star.

    «Nella locandina vedi Leo e Margot e me, ma dietro ogni film ci sono almeno trecento persone che rendono il tutto possibile, che finiscono un lavoro e devono darsi da fare per trovarne un altro. Per fortuna, con lo streaming stanno accadendo molte cose belle, vediamo tanti talenti che hanno di fronte delle opportunità che prima non c' erano».

     

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    Brad, quando sente la parola Hollywood che cosa le evoca?

    «Vivo a Hollywood, vivo sotto il segno di Hollywood. Per me Hollywood è il posto dove le storie che ci fanno ridere e che ci mostrano altri modi di vivere vengono raccontate, dove altri aspetti di noi vengono rivelati. È un microscopio puntato sulla natura umana, quella per me è Hollywood. Poi attorno c' è anche tutta la parte glamour, ma quella non mi ha mai veramente interessato».

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