vincenzo armanna
Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”
«Potenziali elementi di criticità sulla chat depositata da Armanna nel processo. Si rappresenta che, a parere di questa polizia giudiziaria, elementi significativi evidenziano la volontà di Armanna di procurare testimoni, dietro dazioni di denaro, da far comparire nell'aula del processo». In una versione del rapporto della GdF la frase c'era; nell'altra invece no, su richiesta alla GdF del procuratore aggiunto milanese Laura Pedio.
FABIO DE PASQUALE
La Procura di Brescia, che dal 10 giugno indaga il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro per l'ipotesi di rifiuto d'atti d'ufficio, ha acquisito le due versioni dell'informativa in cui la Guardia di Finanza riepilogava i fatti che, secondo quanto esposto dal pm Paolo Storari ai colleghi del processo Eni-Nigeria poi conclusosi lo scorso 17 marzo, svelavano depistanti condotte dell'imputato-dichiarante Vincenzo Armanna, e dunque imponevano alla Procura di metterne a conoscenza il Tribunale e le parti per correttezza processuale. In generale non è infrequente che pm e polizia giudiziaria interloquiscano sulle modalità di redazione dei rapporti.
laura pedio
Una modifica era dovuta: la prima bozza di inizio 2021, oltre a contenere già tutti gli indizi tratti da chat o mail di Armanna con altre persone, ne conteneva ulteriori ricavati però anche da chat con il proprio avvocato, dunque inutilizzabili, sicché Storari (pm titolare con Pedio) aveva indicato alla GdF di depurarle. Ma la seconda versione, depositata formalmente in aprile, su indicazione del procuratore aggiunto Pedio vede la GdF depennare anche la sintesi della negativa valutazione della GdF su Armanna.
PAOLO STORARI