Elisa Messina per www.corriere.it
elisabetta ii e diana
Una delle pagine della vita di Elisabetta II che resteranno avvolte dal mistero è quella sui reali rapporti tra lei e Diana Spencer, la moglie del principe Carlo scomparsa tragicamente il 31 agosto 1997 in un incidente a Parigi. Nonostante i libri biografici, i film, le serie tv e i fiumi di articoli scritti sull’argomento, che cosa pensava davvero Elisabetta della principessa del Galles? Le era affezionata?
Quanti incontri a quattr’occhi sono avvenuti davvero tra la regina e la timida, giovanissima, Lady Spencer dagli occhi bassi, diventata, nel giro di una manciata d’anni, la principessa ribelle che con le sue rivelazioni ha fatto tremare la Corona più di una rivoluzione di popolo? Sicuramente, nell’elenco dei “pochi” errori commessi da Elisabetta nella sua lunga vita la maggior parte riguardano proprio Diana e le decisioni che la riguardavano. Fino all’ultimo tragico epilogo. Che però offrì ad Elisabetta anche l’occasione di rimediare.
la regina elisabetta e diana
Quando nel 1980, la 19enne Lady Diana Spencer iniziò a frequentare Carlo, lei era agli occhi di Elisabetta, la sposa perfetta nel momento perfetto per l’erede al trono: nata in una famiglia nobile strettamente connessa alla famiglia reale da generazioni, giovanissima, quindi plasmabile, e soprattutto non chiacchierata. A differenza della donna di cui Carlo si era invaghito, Camilla Shand : già fidanzata con un ufficiale della Guardia Reale, Andrew Parker Bowles, frequentava segretamente il principe. Camilla non piaceva alla famiglia reale. E lo zio, quel Louis Mountbatten, a cui il principe del Galles era affezionato come se fosse stato un padre, forse più che al vero padre, lo convinse a cercare altrove la futura moglie e futura regina.
regina elisabetta funerale diana
Poi anche Carlo si convinse: Diana era perfetta per il ruolo. Così il 24 febbraio 1981, dopo un anno dalle prime uscite insieme, Buckingham Palace presentò ufficialmente la donna che sarebbe diventata la principessa del Galles. Fidanzamento precipitoso: i due si erano frequentati poco e molte di quelle occasioni erano inviti a teatro, o in famiglia. Elisabetta aveva ragionato, come ha fatto in ogni occasione, pensando al bene della Corona, più che alla felicità personale di suo figlio.
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Ma, del resto, lui era anche l’erede al trono ed era tenuto, nelle convinzioni della sovrana, a pensarla allo stesso modo: la scelta della futura regina è un affare di stato prima ancora che un affare personale.
Dopo le nozze Diana fu subito assorbita dal vortice dei doveri ufficiali come principessa del Galles, tra viaggi nei paesi del Commonwealth e appuntamenti con tutta la famiglia. Gli incontri con Elisabetta? Pochissimi. Raramente da sole.
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Sicuramente Elisabetta era affezionata a questa timida ragazza ma era troppo distratta dai suoi compiti per rendersi conto che il matrimonio dei principi del Galles iniziò presto a vacillare. Tra silenzi, tradimenti e insofferenze.
Diana cercò davvero il conforto e il consiglio della regina come si vede nella quarta stagione di «The Crown»? Sicuramente era in soggezione di fronte a una suocera così autorevole e freddina nei modi. E i loro incontri non sono mai diventati delle confidenze. Elisabetta non capiva, non vedeva, Diana non si apriva.
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Ogni problema, comunque, doveva restare nelle mura del Palazzo. Quando i giornali scandalistici iniziarono a raccontare gossip e dettagli imbarazzanti sulle scappatelle di Lady D e sul ritorno di fiamma tra Carlo e Camilla (una fiamma che, in verità, non si era mai spenta) non fu più possibile per la Corona tenere fede alla linea del «never complain, never explain» e del riserbo. Ma di separazione la regina non voleva ancora sentir parlare. Convinta com’era che figlio e nuora erano tenuti a superare le loro difficoltà per il bene dei figli e della Corona. Certamente era infastidita che l’opinione pubblica fosse tutta sbilanciata a favore di Diana: lei era la vittima infelice di un marito che la snobbava e la tradiva. Ad aggravare il tutto la pubblicazione dei dettagli erotici delle conversazioni tra Carlo e Camilla.
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La goccia finale fu, però, il libro rivelazione di Andrew Morton «Diana, la vera storia»: biografia formalmente non autorizzata, in realtà scritta praticamente sotto dettatura da Morton. Come lui stesso rivelò anni dopo la morte della principessa: Diana registrava nastri e li faceva avere al giornalista usando amici fidati. Quelle rivelazioni sulla sua infelicità, sui disturbi alimentari, sui tentativi di suicidio, sull’indifferenza di Carlo aumentarono la popolarità della principessa e portarono quella del principe ai minimi storici.
Per Elisabetta fu un dolore enorme. Una delusione enorme. E dovette accettare l’idea di una separazione ufficiale tra i due. Che fu annunciata dal primo ministro John Major il 9 dicembre del 1992 alla Camera. Ovvero quasi alla vigilia di Natale di quell’anno che Elisabetta aveva già bollato come «horribilis» durante una cena ufficiale.
Carlo cercò di guadagnare punti con il pubblico, tutto schierato con Diana, con un’intervista documentario in cui ammetteva la sua infedeltà e per la prima volta, si raccontava, in modo più personale.
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Il divorzio tra i due arrivò ufficialmente nel 1995, un anno dopo la famosa intervista rilasciata da Diana al giornalista Martin Bashir della Bbc: il secondo colpo mortale non solo al suo matrimonio ormai già archiviato, ma all’immagine pubblica di Carlo come futuro re: «Conoscendo il suo carattere, penso che la massima carica, come la chiamo io, gli porterebbe enormi limitazioni, e non so se saprebbe adattarsi» disse Diana. Insomma, non sarebbe stato un buon re. Elisabetta avrebbe perdonato tutto a Diana, ma questo era un colpo inaccettabile. Una pugnalata al cuore dell’istituzione monarchica. Da quel momento, i rapporti, già scarni, tra le due, si chiusero definitivamente. Diana diventò, come lei stessa disse nell’intervista a Bashir, «una regina di cuori» dal momento che non sarebbe mai stata una vera regina, crescendo in popolarità presso il pubblico che ne apprezzava gli impegni umanitari, mentre la reputazione del resto della famiglia precipitava nel fango.
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Ma il momento più basso e critico della fiducia degli inglesi nella famiglia reale doveva ancora arrivare. Fu con la morte di Diana, improvvisa e tragica, che la corona tornò a vacillare. Le notizie della morte della principessa del Galles erano ormai di dominio pubblico da ore, una folla silenziosa e triste si avvicinava ai cancelli di Buckingham palace per deporre fiori, pensieri, peluches. Le tv trasmettevano immagini di persone in lacrime. Passò un giorno, ne passarono due ed Elisabetta taceva. Molti commentatori criticarono anche il fatto che la bandiera su Buckingham Palace non fosse a mezz’asta ignorando, in verità, che per la morte di nessuno della famiglia esiste questa consuetudine. Nei talk tv cresceva lo stupore e lo sdegno per il silenzio della famiglia reale.
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In verità, il primo pensiero di Elisabetta, che era a Balmoral con Carlo e i suoi figli, era quello di voler proteggere con amore i giovanissimi William e Harry. Per una volta aveva pensato da nonna, prima che da regina. Ma il pubblico non lo sapeva. Fu Tony Blair a insistere con la regina che era il momento di esporsi e di parlare. Che l’opinione pubblica non capiva quel riserbo. Che il dolore andava condiviso perché Diana era troppo amata. Che in ballo c’era molto di più di un cordoglio privato. Che la monarchia rischiava. Giorni di tensione magistralmente raccontati nel film «The Queen» di Stephen Frears.
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Elisabetta finlmente capì. Assecondò il suo premier, fece ammainare la bandiera sul palazzo reale, tornò a Londra e, il 5 settembre, pronunciò un discorso memorabile in cui definì la ex nuora «Un essere umano straordinario» che «Nei momenti felici come in quelli di sconforto, non aveva mai perso la capacità di sorridere, o di ispirare gli altri con il suo calore e la sua bontà». Parole che sicuramente non le ha mai detto in vita. Ma che forse riflettevano anche il sincero affetto che provava per quella ragazza dolce, ribelle, infelice, prolematica. E forse anche il senso di colpa per non averla mai capita. Seguì un funerale di Stato, epocale, trasmesso in mondovisione come se, appunto, fosse morta una regina.
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In fondo, Elisabetta stessa, con quel discorso, aveva incoronata Diana regina dei cuori e regina del popolo. Da morta. E la fiducia dei sudditi nella loro sovrana tornò, pian piano a crescere.
Per Carlo ci sarebbe voluto più tempo. Ma poi sappiamo tutti come è andata.
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