Nicola Lillo per ''la Stampa''
paolo savona col suo libro (2)
Fine luglio, quartier generale della Banca centrale europea a Francoforte. Seduti uno di fronte all' altro ci sono il presidente della Bce Mario Draghi e Paolo Savona, ministro degli Affari europei, l' uomo del «piano B» per l' uscita dall' euro su cui il Presidente della Repubblica mise un veto per il ministero dell' Economia e su cui rischiò di saltare l' ipotesi di formare il governo Lega-M5S.
Si confrontano due mondi e due storie diverse: uno, Draghi, è per l' irreversibilità dell' euro, l' altro pensa che serva un piano nel caso di eventi esterni, il cosiddetto «Cigno nero». Il clima però è cordiale.
A unirli c' è il passato in Banca d' Italia, e lo «spirito di corpo» si sente.
L' incontro - confermato da Francoforte, che usa una formula di rito, «si è parlato della situazione economica dell' area euro» - è stato chiesto più di un mese fa dal ministro più silente del governo, che finora ha rilasciato solo un' intervista ai giornali. L' occasione è quella per un chiarimento tra le due parti.
mario draghi carlo azeglio ciampi
A maggio, mentre lo spread continuava a salire e si tentava di formare il governo con Savona nella posizione di ministro dell' Economia, alcune indiscrezioni parlarono di un intervento diretto da parte del presidente della Bce, contrario all' ipotesi che l' economista potesse diventare il guardiano dei conti. Sono passati quasi due mesi: «Non c' è stato alcun veto su di lei», avrebbe detto il presidente Draghi al suo interlocutore. Ma è soprattutto Savona a doversi spiegare, e dire che no, l' intenzione del governo non è uscire dall' euro né andare oltre i vincoli di bilancio previsti dai trattati.
L' unica cosa che di fatto interessa realmente a Draghi.
I piani di Savona Il ministro - economista sardo di 83 anni - è volato a Francoforte comunque con più idee in testa. Presentare il suo progetto di riforma della Bce, discutere del piano di investimenti da 50 miliardi e soprattutto cercare una sponda per tentare di strappare più margini di deficit a Bruxelles. Improbabile ambizione, visto che non è questo il compito del presidente della Bce.
MARIO DRAGHI IN AUDIZIONE ALLA CAMERA
Savona - molto ascoltato dai vicepremier Salvini e Di Maio - avrebbe comunque assicurato che con la manovra il governo non andrà oltre il 3% di deficit, ma dentro questo limite l' intento è di spingere l' asticella il più possibile all' insù. Così da iniziare a mettere in campo alcune fette di flat tax, reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni.
Anche perché per Savona queste misure servono in primo luogo a far sopravvivere l' Europa: se non si fa qualcosa ora e non si allargano i cordoni della borsa - è il ragionamento che fanno al suo ministero - alle prossime europee di primavera sarà una disfatta totale per l' Ue. Da qui la necessità di mettere mano ai conti. «Se a Bruxelles continuano così diventano i più grandi alleati dei populisti», racconta una fonte.
Quello a cui sta lavorando Savona dunque - e che ha presentato a Draghi - è un progetto per avere 50 miliardi di investimenti pronti da spendere. L' export italiano è infatti superiore all' import per 2,7 punti percentuali, circa 50 miliardi appunto, che per il ministro andrebbero spesi e scomputati dal deficit, utilizzandoli come volano per la crescita (l' effetto moltiplicatore). Posizione però contestata da molti economisti, che avvertono quanto sia in pericolo la stabilità finanziaria nel caso di spesa in deficit, soprattutto per un Paese con un debito pubblico come il nostro.
Il progetto però prosegue e il premier Giuseppe Conte lo ha confermato solo pochi giorni fa: «Non esiste un piano Savona sugli investimenti ma un piano del governo, come è giusto che sia. Savona partecipa a pieno titolo al nostro tavolo economico, il suo contributo è fondamentale».
DONALD TUSK ANGELA MERKEL GIUSEPPE CONTE MOAVERO
Il Cigno nero
Davanti a Draghi comunque il ministro avrebbe ripetuto la sua posizione. Che espresse a inizio luglio in Parlamento: «Mi dicono, tu vuoi uscire dall' euro? Badate che potremmo trovarci in situazioni in cui sono altri a decidere. La mia posizione è di essere pronti a ogni evenienza. È una lezione che mi venne insegnata in una delle case che ho frequentato, la Banca d' Italia». Concetto non condiviso dal presidente della Bce, per il quale invece l' euro è irreversibile. Oltre a questo, Savona ritiene che la Bce debba riformarsi e rafforzare il suo statuto, diventando prestatore di ultima istanza, come la Federal Reserve.
Al di là dei progetti ambiziosi, la legge di Bilancio e la cruda realtà dei conti si avvicinano. Prima però bisognerà superare un agosto che potrebbe essere complicato sui mercati e sono attese le pagelle di fine mese delle agenzie di rating. Soprattutto da questo dipenderà molto il futuro della nostra economia.