Laura Avalle per "Libero"

 

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Il piacere è una conquista, non un pulsante on-off. Soprattutto per noi donne è qualcosa di ben più complesso di un gesto puramente meccanico e come tale va allenato ed educato, partendo dalla conoscenza del proprio corpo e liberandosi di tutti gli stereotipi che abbondano sempre di più in materia.

 

Del resto basta leggere i dati (a dire il vero piuttosto sconfortanti) emersi da una ricerca condotta dall'Osservatorio di Tradapharma, in collaborazione con Doxa Duepuntozero, sulle abitudini e i falsi miti degli italiani sotto le lenzuola: il 73 per cento del gentil sesso non lo raggiunge sempre. Addirittura il 20 per cento lo raggiunge meno della metà delle volte. La ricerca ha coinvolto 1.500 persone, uomini e donne, in un'età compresa tra i 25 e i 65 anni.

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Spesso la causa del mancato raggiungimento dell'apice del piacere sessuale da parte delle donne riguarda le performance maschili: l'uomo arriva al traguardo troppo velocemente (lo pensano il 69 per cento degli uomini contro il 61 per cento delle donne), oppure non riesce a mantenere l'erezione durante l'intero rapporto (il 46 per cento contro il 33 per cento), problema evidente già a partire dai 35 anni (48 per cento).

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Per quanto riguarda le cause che possono minare la soddisfazione sessuale della coppia, quello che influisce maggiormente in modo negativo, secondo la ricerca, è il calo del desiderio da parte di uno dei due partner. Senza contare che ci sono donne che, a quanto dicono, non hanno mai provato l'orgasmo in vita loro.

 

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«A questo proposito sfatiamo uno dei tanti falsi miti sul sesso», interviene Emmanuele A. Jannini, professore ordinario di Endocrinologia e Sessuologia medica all'Università Tor Vergata di Roma e autore dei vari studi pubblicati sul Journal of Sexual Medicine, «ovvero le donne che non lo raggiungono non hanno il punto G. È tutto vero e allo stesso tempo tutto falso. Per una volta partiamo dal racconto delle donne e non (solo) dalla scienza: molte hanno l'orgasmo stimolando il clitoride esterno. Altre lo hanno (anche) senza questa stimolazione diretta, ma durante la penetrazione.

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Sulle prime non c'è discussione, ma sulle seconde c'è chi pensa che siano isteriche perché hanno letto antichi trattati che stabilivano che la vagina fosse un organo sessualmente non responsivo. Questi ultimi sbagliano grottescamente. In ogni donna esiste un'estesa e variabilissima area anatomica detta Cuv - l'acronimo sta per complesso "clitoro-uretro-vaginale" - che comprende il clitoride, l'uretra e la parete anteriore della vagina.

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Sono proprio queste zone, in comunicazione tra loro, che durante il rapporto sessuale reagiscono in modo più o meno intenso alla penetrazione - anche in relazione dello stato ormonale -, provocando l'orgasmo femminile cosiddetto vaginale, cioè che si verifica senza la diretta stimolazione del clitoride esterno».

 

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Il cosiddetto punto G - "pulsante" del piacere sessuale femminile, scoperto da Ernest Gräfenberg nel 1950 - quindi «esiste in molte, ma non è un punto e non si chiama G, a dimostrazione della grande variabilità osservata: alcune donne provano l'orgasmo vaginale con estrema facilità, altre non riescono a raggiungerlo se non con una stimolazione precisa, in molte l'orgasmo è partner-dipendente, in quasi tutte si osserva un'altissima dipendenza dai livelli ormonali», precisa il professor Jannini. Messo in chiaro questo, sia l'anatomia, sia la fisiologia ormonale, sia l'esperienza erotica di entrambi i partner può fare la differenza nella ricerca del piacere.

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