Maria Rosa Tomasello per “la Stampa”
GIUSEPPE CONTE CON LA MASCHERINA
«In Umbria le mascherine scarseggiano, hanno esaurito le scorte e stanno aspettando che la Protezione civile le mandi ai distributori. In altre regioni, dove le aziende ne hanno acquistate abbastanza, sono sufficienti, in altre stanno finendo». Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, l' organizzazione che riunisce le farmacie comunali, descrive un Paese che si presenta alla ripartenza del 4 maggio in modo diseguale. Segnali di sofferenza arrivano dalla Toscana, e dalla Sardegna.
Ma la grande emergenza sembra cessata. Con l' avvio della fase 2 il commissario straordinario Domenico Arcuri ha annunciato la distribuzione, a partire da ieri, di 12 milioni di mascherine al giorno, una fornitura che dovrebbe raggiungere i 35 milioni a metà agosto con l' avvio della produzione «in proprio» grazie a 51 macchine realizzate da Ima e Fameccanica ospitate in stabilimenti Fca e Luxottica: a metà giugno, ha chiarito Arcuri, produrranno già 4 milioni di pezzi al giorno, 30 in estate.
GIUSEPPE CONTE CON LA MASCHERINA
Da ieri, sulla base degli accordi sottoscritti da Arcuri prima con Assofarm, Federfarma e Ordine dei Farmacisti, quindi con Confcommercio, Federdistribuzione, Conad e Coop, le mascherine chirurgiche sono in vendita in 50mila punti vendita a 60 centesimi l' una, Iva compresa. È stato lo stesso premier Giuseppe Conte ad annunciare che l' Iva sarà eliminata: in tempi che non sono noti, quindi, il costo dovrebbe scendere a 50 centesimi, un prezzo che sia Carrefour che alcuni punti Coop hanno già deciso di praticare ai clienti.
Nella sua farmacia di Monza, Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti, ha ancora la «provvista» fatta durante la fase critica: «Stiamo vendendo quelle trovate a fatica a prezzi molto più alti rispetto a quello previsto dall' accordo con il commissario. In questo momento le farmacie stanno andando avanti con quello che avevano già. Ma bisognerà capire cosa succederà nei prossimi giorni - sottolinea - come reagirà la gente in una fase nuova in cui, per esempio, alcune Regioni hanno imposto l' obbligo di indossare la mascherina: è un rebus sapere quante ne serviranno. L' importante è che arrivino nelle farmacie in quantità importanti per soddisfare la richiesta».
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Il protocollo, spiega il presidente di Assofarm Gizzi, prevede che la Protezione civile venda le mascherine a 38 centesimi ai distributori intermedi, che poi le metteranno a disposizione delle farmacie a 40 centesimi. Il canale principale di approvvigionamento, quindi, sarò questo.
«Ma naturalmente - Spiega Marco Cossolo, presidente di Federfarma - se trovassimo mascherine a un prezzo compatibile, a 0,50 più Iva, compreremmo anche da canali diversi. L' accordo è stato firmato sabato, credo che l' afflusso delle mascherine dal commissario potrebbe iniziare a fine settimana, inizio settimana prossima».
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In ballo c' è poi anche l' intesa con la Federazione italiana tabaccai, che potrebbe essere firmato a ore e che porterebbe a 100 mila il numero dei punti vendita. Difficile stimare il fabbisogno del Paese, che secondo alcune ipotesi oscilla tra 40 e 100 milioni di pezzi al giorno.
Attualmente l' ufficio del commissario riceve circa 8 milioni di unità a settimana dalla Cina, circa 4 milioni arrivano dal sistema moda, mentre cinque milioni al giorno di mascherine chirurgiche e tre milioni di ffp2 e ffp3 dovrebbero arrivare a regime dalle imprese che hanno iniziato la produzione grazie agli incentivi del «Cura Italia», oltre ai 30 milioni dalla produzione «in house».
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