DAGONEWS
walter veltroni marco minniti angelo becciu gianni letta
Finalmente, dopo settimane di attesa e la rituale e novecentesca presentazione del libro-manifesto, è arrivato il momento della discesa in campo di Marco Minniti per la segreteria del Pd. Domani è il gran giorno. Ieri, in una specie di macchina del tempo si sono immersi in un'era pre-Renzi, pre-Trump, pre-Salvini, il quasi-candidato, il cardinale di guardia (Becciu), l'oppositore-non-oppositore (Gianni Letta) e il padre nobile di turno (Walter Veltroni).
Già di per sé molto moderati, sono stati moderati da Lucia Annunziata, e hanno discusso di ''Sicurezza e libertà'', scritto dall'ex ministro dell'interno per ricordare a tutti che molte delle politiche salviniane apprezzate dagli elettori sono opera sua. Un evento che sprizzava law & order da tutti i pori, davanti a una platea zeppa di prefetti, magistrati e generali dei Carabinieri.
rolando mosca moschini roberta pinotti michele prestipino
Nella sua nuova veste di candidato, Minniti ha due sherpa molto ''ex'', ovvero l'ex senatore Nicola Latorre e l'ex deputato Andrea Manciulli, esperto di sicurezza e terrorismo. Due ex dalemiani (il lider Maximo era seduto in prima fila) che servono anche a mostrare agli altri nel Pd una certa distanza da Renzi, visto che i primi a sostenere la sua candidatura siano stati i sindaci renziani, da Nardella in su.
Perché sia Renzi che Minniti sanno bene di avere l'uno bisogno dell'altro. L'ex premier usa l'ex ministro per battere Franceschini e Zingaretti alle primarie (o in assemblea), l'ex ministro ha bisogno delle truppe di Matteo, ancora molto nutrite in Parlamento (te credo, le liste le ha fatte lui).
giorgio toschi carlo calenda luigi zanda
A proposito di Franceschini, il ''traditore seriale'' di leader democratici, mantiene un ottimo rapporto con Mattarella, di cui è consigliere molto ascoltato. Fu lui a sussurrare la necessità dell'unione tra Pd e 5 Stelle (come confermato da Renzi nel libro di Vespa).
gianni letta
La povera mummia del Quirinale, in quei caldi mesi post-elettorali, ci provò anche a far nascere questo strano governo, attraverso il lavoro incessante del suo segretario generale Zampetti, ma il piano si scontrò con l'opposizione dei renziani e col patto Di Maio-Salvini che era già stato siglato (nonostante l'ottima recita di entrambi) prima delle elezioni. Ora però Zampetti è fuori gioco, e Sergione si affida al supporto politico di Franceschini (e Castagnetti).
gianni letta franco gabrielli giovanni nistri
Qual sarà il primo passo di Minniti? Spingere Martina a non candidarsi, convinto com'è di vincere nel duello diretto con Zingaretti. Inoltre, già c'è Richetti in campo (oltre a Boccia e l'orfiniano misterioso, vabbè), l'arrivo dell'ex reggente disperderebbe ancora di più i voti della sua area.
In tutto questo la Boschi, che molti immaginavano sulla rampa di lancio delle primarie, fa spallucce. Lei da sempre ha gli occhi sul primo premio, ovvero essere la prima candidata premier d'Italia (dopo Santanchè e Meloni, vabbè). I tempi non sono maturi, lei continua a costruire la sua immagine pop, con alterne fortune.
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Gentiloni, infine, ha provato a ricomporre le candidature di Minniti e Zingaretti (e infatti era presente a entrambi gli eventi, essendo lui ecumenico di carattere), ma come risultato ha incassato solo una furibonda lite con Renzi.
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