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Foto di Luciano Di Bacco per "Dagospia"
Francesca Pierleoni per www.ansa.it
lara delli colli antonio e pupi avati lucia borgonzoni giorgio gosetti
Una 'santa alleanza' in piedi da cinque decenni tra grande e piccolo schermo "che ha come segreto, fidarsi ciecamente uno dell'altro, non invadere i campi reciproci quando non è il caso, ma farlo violentemente quando c'è bisogno e di conseguenza di litigare tutti i giorni". Così Antonio Avati, produttore, soggettista e sceneggiatore, spiega sorridendo all'ANSA i punti di forza del sodalizio artistico che lo lega al fratello, regista e sceneggiatore, Pupi.
Un legame celebrato ieri dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici con la consegna di due Nastri d'argento speciali per 50 anni di cinema. Un percorso che li riporterà a fine primavera in sala con un ritorno al genere più frequentato agli esordi, l'horror, ne Il signor diavolo, distribuito da 01.
andrea roncato lucia borgonzoni
La serata evento organizzata con CSC-Cineteca Nazionale e Luce Cinecittà e la partecipazione di Anica, ha regalato alla platea piena della Casa del Cinema tanti esilaranti aneddoti raccontati dal regista (che ha compiuto il 3 novembre 80 anni), come quello sul suo primo giorno sul set da regista dell'opera prima, Balsamus, l'uomo di Satana (1968).
"Ero rimasto sveglio tutta la notte a preparare il mio discorso in inglese di ringraziamento per l'Oscar e alla prima scena invece di dire 'motore' ho urlato 'ciak!', mostrando tutta la mia inesperienza alla troupe di grandi professionisti che avevamo fatto arrivare da Roma - ha ricordato Pupi Avati -. Ho sentito le gambe cedere ma mi hanno preso al volo l'operatore di macchina e il direttore della fotografia Franco Delli Colli che mi hanno detto "Nun te preoccupà, il film te lo famo noi".
lucia borgonzoni sottosegretario ai beni culturali
Dolce anche il ricordo del primo incontro con Mariangela Melato: "Per il mio secondo film, Thomas e gli indemoniati (1970), avevo scelto nei provini a Milano, una ragazza che ricordava Grace Kelly. Il giorno delle riprese, ne vedo arrivare un'altra, dai capelli scuri, più piccolina, che sembrava più Irene Papas. Mi disse che l'amica non era potuta venire e che lei era pronta a sostituirla. Io mi arrabbiai e la cacciai ma lei restò fuori al freddo, tutto il giorno.
Una cosa che mi convinse a prenderla, anche se pensavo mi avrebbe rovinato il film. Il giorno dopo, però, al primo ciak, appena aprì bocca, mi resi conto di come fosse in grado di rendere bellissimo quello che avevo scritto. Non recitava, tutto diventava verità con lei. Alla fine della scene ci fu un applauso per Mariangela di tutta la troupe". La decisione di lavorare insieme, per i fratelli Avati, spiega Antonio, "50 anni fa è stata un po' anomala e imprevedibile. Io non pensavo minimamente di diventare soggettista, sceneggiatore e produttore ma ero talmente narcisista e vanitoso dal voler fare l'attore.
nicole moscariello andrea roncato
Ma la mia carriera davanti alla macchina da presa ha iniziato presto a naufragare, perché gli incontri con gli aiuto registi e gli addetti ai casting di quegli anni, erano traumatici per un ragazzo perbene, borghese, timido, educato come ero io all'epoca. Mio fratello mi vedeva tornare dai casting sempre più depresso e allora mi suggerì di formare questa 'santa alleanza' che va avanti tuttora".
lucia borgonzoni con i fratelli pupi e antonio avati
Esplorare i generi, "è stata una regola per noi. Volevamo dimostrare che non esiste in Italia solo un modo di fare cinema, quello che viene definito autoriale, anche se mio fratello può dichiararsi in maniera assoluta e non contestabile un autore". Un viaggio dal dramma, alla commedia agrodolce, dall'horror al racconto epico, che li ha portati a lanciare decine di talenti e a lavorare con molti protagonisti del cinema italiano, e non solo, da Ugo Tognazzi a Sharon Stone, come ha ricordato ieri un filmato con oltre 240 volti di interpreti nei loro film e fiction.
Ora è la volta de Il signor diavolo, con Gianni Cavina, Alessandro Haber e Chiara Caselli: "un film ambientato negli anni '50 - spiega Antonio Avati - molto molto gotico, horror, avatiano, di quell'Avati che spesso viene evocato da una certa critica e un certo pubblico dopo i successi cult di La casa dalle finestre che ridono, Zeder o L'arcano incantatore".
andrea roncato pupi avatiroberto cicuttolucia borgonzoni pupi e antonio avatinicola borrelliantonio e pupi avati premiati con i nastri d argento da laura delli colli e lucia borgonzoniantonio e pupi avati ricevono il nastra d argento da laura delli collimarcello foti pupi avatilaudadio cicutto delli colli antonio e pupi avati borgonzoni gosetti rutelli foti e borrellipupi avati laura delli collifrancesco rutelliantonio e pupi avati premiati dal sottosegretario lucia borgonzonilaura delli colli premia i fratelli avatiantonio avatipupi avati ringrazia laura delli collii fratelli antonio e pupi avati col sottosegretario lucia borgonzonifelice laudadiopupi avati e laura delli collilaura delli colli antonio avatilaura delli colli insieme ai fratelli antonio e pupi avati
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