Fabio Poletti per “La Stampa”
ilda boccassini
Così riservata da sembrare reticente. E all’orizzonte del magistrato milanese Ilda Boccassini si profilano nuove nubi assai scure dal Csm. Questa volta a muoversi è la Prima sezione di Palazzo dei Marescialli. L’accusa contro il pm del caso Ruby ha a che fare con le indagini in tema di antimafia. Nel mirino c’è la gestione triennale del magistrato a capo della Dda milanese che avrebbe informato molto poco i suoi colleghi della Procura nazionale antimafia.
Da via Giulia a Roma più volte si erano levate proteste sulla scarsa collaborazione della Dda milanese impegnata in indagini solitarie senza alcuna forma di collaborazione o coordinamento con la struttura nazionale. La cosa è finita sul tavolo del Csm. La Prima Commissione ha proposto al Plenum che se ne occuperà settimana prossima di archiviare il caso. Ma allo stesso tempo l’organo del Csm invia gli atti alla Procura generale presso la Cassazione e al ministero della Giustizia, titolari delle azioni disciplinari, per aprire l’istruttoria del caso contro la pm considerata troppo reticente coi suoi colleghi.
ILDA BOCCASSINI
La Prima Commissione del Csm nella sua relazione parla di «carenze di informazioni» e sottolinea che ci sono «oggettive criticità». Il primo a sollevare il problema era stato Filippo Spezia, magistrato di collegamento con la Dda milanese che nella sua relazione annuale all’Antimafia aveva apertamente criticato l’ufficio diretto da Ilda Boccassini al punto da chiedere di essere sollevato dall’incarico ritenuto impossibile. Accuse molto gravi contro la Boccassini.
ILDA BOCCASSINI IN TRIBUNALE
Ma non così tanto da costringere il Csm a sollevare dall’incarico il pm del caso Ruby e trasferirlo per incompatibilità ambientale. Oltre al coinvolgimento degli istituti disciplinari il Csm chiede però che se ne tenga conto anche nella valutazione di fronte ad eventuali richieste di avanzamento di carriera con incarichi direttivi da parte di Ilda Boccassini.
pietro grasso article
Il relatore della proposta davanti alla Prima Commissione del Csm Mariano Sciacca ha analizzato nei dettagli quello che ha definito un «deficit informativo che caratterizza strutturalmente i rapporti tra la Dda di Milano e la Dna nazionale». Un fatto accertato secondo la Commissione che accusa Ilda Boccassini di inserire in modo «esiguo» le notizie sulle sue inchiesta nella banca dati nazionale: su 101 procedimenti milanesi che hanno riguardato 1400 indagati «solo uno di essi è stato iscritto nella banca dati nazionale».
CAMERA ARDENTE DI GERARDO DAMBROSIO ALFREDO ROBLEDO
Una prassi definita «distonica» che aveva già sollevato critiche dall’allora Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso che aveva sottolineato «una limitata collaborazione continuativa da parte dell’ufficio di Milano». Un richiamo servito a poco, visto che Ilda Boccassini non aveva corretto la rotta.
EDMONDO BRUTI LIBERATI
Ma sul tavolo di Palazzo dei Marescialli ci sono nuovamente i profili di altri due magistrati di Milano. Archiviata la prima lite tra il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e il suo capo Edmondo Bruti Liberati, davanti al Csm è arrivato un nuovo esposto di Robledo che contesta la gestione dell’ufficio. L’orientamento dell’organo di autogoverno dei magistrati sembra essere quello di non dare seguito nemmeno a questa vicenda, ma il consigliere togato di Magistratura Indipendente Alfredo Racanelli ha chiesto che i due pm milanesi vengano nuovamente convocati per essere ascoltati.