Il calciatore Luther Blissett nel 1983 fu trasferito dal Watford Football Club al Milan per un milione di sterline. Appena arrivato in Italia, fu esposto al vertiginoso stadio San Siro, che in quei giorni somigliava a uno stadio britannico tanto quanto i magazzini Harrods somigliano a un banco dei pegni. Il calcio britannico all’epoca era indecente, straccione, un gioco per i poveracci segnato da violenza e razzismo.
Roma-Samp allo stadio Olimpico
Il calcio italiano era scaltro, acuto, intelligente, soave e di gusto. Gli inglesi possono avere inventato il calcio, ma gli italiani lo hanno reinventato, rendendolo sofisticato. Il calcio italiano era espressione di tutto ciò che non rappresentava l’Inghilterra: era ricco, non povero, brillante, non brutale, cosmopolita, non paesanotto. Il vero calcio si giocava in Italia e, quando nel 1990 l’Italia ospitò i mondiali, tutti ebbero l’impressione che il calcio trovasse la sua casa spirituale.
Tra il 1992 e il 2002 “Channel 4” mandò in onda il calcio italiano e raggiunse i tre milioni di spettatori, con James Richardson che introduceva il programma sorseggiando caffè e leggendo una copia della Gazzetta dello Sport. Bastava guardare un’azione per capire il motivo di tanto interesse: tiravi una palla a un calciatore inglese e ti rimbalzava indietro come da un muro, la tiravi a un calciatore italiano ed era tutt’altro livello di abilità. Ma oggi è completamente diverso. L’Italia è diventata l’uomo malato del calcio europeo. Quest’estate Milan, Inter e Napoli hanno speso in tre quanto da sola ha speso una società come “Hull City”.
Non è l’ultimo posto al mondo per il calcio, ma il quinto, preceduto da Liga spagnola, Premier League inglese, Bundesliga tedesca e Ligue 1 francese. Di conseguenza l’Italia manda meno squadre nelle competizioni europee e incassa meno soldi. E’ il calcio, bellezza: più sei povero, meno soldi ti danno, e viceversa. Quest’anno solo tre squadre italiane sono passate, e solo Juventus e Roma si sono qualificate nel girone in cui i soldi che contano. Lo ha detto anche Alessandro Nesta del Milan alla “BBC”: “In Italia non ci sono i soldi e i migliori giocatori se ne vanno altrove”.
Rissa Roma-Manchester United
Perché è successo? Si può tornare ai vecchi fasti?
Se guardiamo alle presenze allo stadio, concluderemmo che gli italiani quasi non seguono più il gioco. La media di frequenza è 16.843 spettatori, comparata ai 36.657 della Premier League e ai 43.497 della Bundesliga. E’ diventata come l’Inghilterra degli anni Ottanta, quando ai club inglesi era vietato partecipare alle competizioni europee per via del disastro all’Heysel Stadium del 1985, quando, durante Liverpool-Juventus morirono 39 persone, ne rimasero ferite 600. In Inghilterra il calcio era inevitabilmente associato alle cose cattive. Nell’Italia di oggi la gente sta alla larga dalle partite. Gli stadi sono vecchi, talvolta orrendi, gestiti non direttamente dai club, con tutto il settore pubblico italiano diviso fra scioperi e corruzione. In una sola partita il Chelsea guadagna sei volte di più della Roma.
LUTHER BLISSETT AL MILAN
Gli italiani guardano il calcio sullo schermo, da casa. Fino al 2010 i club negoziavano gli accordi con le aziende tv. il che significava che i ricchi diventavano più ricchi, i poveri più poveri, creando enorme disparità. Attualmente, nonostante gli accordi televisivi siano più democratici, restano molto al di sotto del livello inglese.
Non possiamo dire che il calcio italiano abbia raggiunto i giorni bui di quello inglese, ma è diventato piuttosto squallido, associato alla violenza e al razzismo, alla truffa che nel 2006 meritò il nome di Calciopoli. Simili cose allontanano persone e sponsor. Ma la buona notizia è che, nel calcio, c’è sempre la voglia di continuare a credere.
La Juventus ha il suo stadio dal 2011 e le entrate sono triplicate. E’ quella la strada giusta. Altre ricette per combattere la malattia, la maggior parte copiate alla Premier League, sono: sponsor, migliori relazioni con le corporazioni internazionali, sfruttamento delle tasche asiatiche. Il primo passo per curare l’alcolismo è accettare il fatto che ci sia un problema di alcol. E’ chiaro a tutti che l’Italia ha un problema di calcio. Ma una rigenerazione è inevitabile perché le radici del calcio italiano non si possono estirpare.