La Repubblica, con Dario Del Porto, intervista Stefano Capuano uno dei pm di Calciopoli.
moggi calciopoli
«Ero convinto che la vicenda Calciopoli potesse rappresentare l’opportunità per voltare finalmente pagina, invece si è persa un’occasione».
«Il clamore che aveva accompagnato quell’indagine e le sentenze, sia della giustizia ordinaria, sia di quella sportiva, mi avevano fatto credere che si potesse tirare una riga rispetto a un passato dove si tentava di raggiungere il risultato ad ogni costo, dimenticando che il calcio rimane innanzitutto uno sport. Purtroppo, devo prendere atto che è finito tutto nel dimenticatoio».
A cosa si riferisce?
STEFANO CAPUANO
«Molti dei protagonisti di quell’inchiesta continuano ad avere ruoli nel mondo del calcio. E non sto parlando solo del principale imputato (Luciano Moggi ndr) per il quale è stato più difficile far dimenticare il suo coinvolgimento, ma di dirigenti, presidenti e anche esponenti del mondo arbitrale. È inutile fare nomi, nelle sentenze c’è tutto. È un peccato, il calcio italiano poteva intraprendere una strada diversa».
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Secondo lei la Federcalcio avrebbe dovuto regolamentare il regime delle plusvalenze?
«Sicuramente occorre fissare dei parametri proprio per evitare ciò che accade oggi, dove le norme sono talmente aleatorie da consentire, almeno in linea teorica, di giustificare qualsiasi operazione. Ma mi rendo conto che non è facile (…). Per lavorare a questa riforma ci vorrebbe una struttura federale forte che in questo momento, a mio avviso, manca».
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MOGGI