• Dagospia

    “CON CERTE PROPOSTE SENTITE IN QUESTA CAMPAGNA, QUALCUNO SI STUPISCE SE ALL'ESTERO HANNO RICOMINCIATO A VENDERE MASSICCIAMENTE I NOSTRI TITOLI DI STATO?” – CARLO CALENDA: “I FONDI INTERNAZIONALI STANNO VENDENDO TITOLI ITALIANI TERRORIZZATI DAGLI ANNUNCI SU TASSE E SPESE CHE DISCONOSCONO I PROGRAMMI E GLI IMPEGNI DEL PNRR - LETTA SI RIALLERÀ CON CONTE CINQUE MINUTI DOPO LE ELEZIONI E IL CENTRODESTRA È GIÀ A PEZZI: BASTA GUARDARE LE DICHIARAZIONI DI BERLUSCONI CHE CHIEDE IL RITORNO DI DRAGHI…”


     
    Guarda la fotogallery

    Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”

     

    carlo calenda mara carfagna carlo calenda mara carfagna

    La sinistra? «Ha quattro programmi diversi, quindi non ha un programma». La destra? «Ha tre programmi diversi, provate a conciliare le tasse di Matteo Salvini con le pensioni di Silvio Berlusconi e il silenzio in merito di Giorgia Meloni: anche qui dunque nessun programma». Conseguenza? «Nessuna delle coalizioni è in grado di governare il Paese». Ulteriore conseguenza? «Votare per noi, bloccare la vittoria della destra al proporzionale al Senato e formare una maggioranza sul modello del governo europeo e in continuità con il governo Draghi».

     

    CARLO CALENDA. CARLO CALENDA.

    Carlo Calenda, perché dice che solo il proporzionale è dirimente? Con questa legge l'uninominale può invece essere decisivo. E, rotta l'alleanza con il Pd, possono aumentare le chance del centrodestra...

    «Questa campagna elettorale purtroppo sta ricalcando quelle che si fecero quando c'erano solo due coalizioni e invece oggi sono quattro. È un dato incontrovertibile e da questo discendono una serie di conseguenze, la prima che non esiste voto utile, vuole dire che i collegi uninominali non sono contendibili e ciò che è realmente possibile per fermare la vittoria della destra è il proporzionale. Semplicemente molti collegi saranno vinti dalla destra, altri da noi o dal Pd, ma il vero terreno di confronto è sul proporzionale, in particolare al Senato».

    GIORGIA MELONI ENRICO LETTA GIORGIA MELONI ENRICO LETTA

     

    Perché toni così perentori contro gli avversari?

    «Con certe proposte che si sono sentite in questa campagna, qualcuno si stupisce se all'estero hanno ricominciato a vendere massicciamente i nostri titoli di Stato?».

     

    Ci sono anche ragioni esogene, dalla guerra ai mercati.

    «Le assicuro che quello che sta succedendo nei mercati in questi giorni è molto preoccupante, i fondi internazionali stanno vendendo titoli italiani terrorizzati dagli annunci su tasse e spese che disconoscono i programmi e gli impegni del Pnrr».

     

    carlo calenda dopo l accordo con renzi 1 carlo calenda dopo l accordo con renzi 1

    E le vostre ricette?

    «Il nostro programma è molto semplice, implementare i 415 obiettivi che ancora mancano del Piano di ripresa e resilienza europeo, l'85% del Pnrr. E poi portare a termine i punti del discorso di Draghi in Parlamento, in primo luogo sull'energia, la difesa del costo dell'energia, perché in autunno sarà un'emergenza nazionale. Puntiamo a costruire rigassificatori con procedure accelerate e con militarizzazione dei siti, alla ripresa della produzione nazionale di gas, a costruire in tutto undici termovalorizzatori, alla revisione del reddito di cittadinanza e alla chiusura del bonus 110%, che è costato al Paese 40 miliardi».

     

    GIORGIA MELONI ENRICO LETTA GIORGIA MELONI ENRICO LETTA

    E in politica estera?

    «Sostegno alla Nato e all'Europa sulla politica internazionale, dobbiamo ripristinare la reputazione dell'Italia che è stata compromessa dal voto di sfiducia a Draghi da parte di Berlusconi, Salvini, Conte e Fratoianni. Per un Paese che vive di made in Italy e di sostegno europeo al debito e allo spread la reputazione è essenziale».

     

    Lei critica la polarizzazione del confronto Letta-Meloni e attacca la Rai per il confronto a due a tre giorni dal voto.

    «Certo, e può accadere solo in un Paese provinciale come il nostro. Mi appello a tutti i media più autorevoli, a cominciare dal vostro quotidiano».

     

    giuseppe conte enrico letta 2 giuseppe conte enrico letta 2

    Dove sta facendo un'intervista, segno di attenzione agli altri poli...

    «È tempo di chiudere la stagione del bipopulismo, anche perché Letta si riallerà con Conte cinque minuti dopo le elezioni e il centrodestra è già a pezzi: basta guardare le dichiarazioni di Berlusconi che chiede il ritorno di Draghi. È ora che l'Italia seria, quella che lavora e che produce e che studia, si alzi in piedi e dica basta a questo scempio; basta allo spettacolo di Letta e Meloni che come Sandra e Raimondo chiedono di confrontarsi solo fra di loro. In nessuna democrazia occidentale viene consentito a due dei quattro leader politici di decidere il formato dei confronti».

     

    Lei continua a pensare che Draghi possa di nuovo guidare il Paese, ma il premier non sembra avere intenzione di voler scendere in campo. Perché chiamarlo in causa?

    draghi berlusconi draghi berlusconi

    «Comunque vada il voto, dopo tutte le accuse di allarmi democratici da destra e da sinistra, l'Italia precipiterà nel caos e nessuna delle attuali coalizioni rimarrà in piedi. L'unico modo per evitarlo è isolare le ali estreme, Fratelli d'Italia e Cinque Stelle, e andare avanti con una coalizione Ursula e un governo Draghi sostenuto da un terzo polo che avrà almeno il 15%. Del resto Cinque Stelle e Meloni hanno molte cose in comune, guidano la protesta contro i rigassificatori, propongono di nazionalizzare tutto».

     

    albino ruberti nicola zingaretti foto di bacco albino ruberti nicola zingaretti foto di bacco

    Che ne pensa della vicenda del capo di gabinetto di Gualtieri?

    «Mi candiderò a Roma insieme a Elena Bonetti per sconfiggere quella classe dirigente del Pd romano di cui abbiamo visto la qualità negli scorsi giorni».

     

    Ha visto i sondaggi che la riguardano? Non sono così lusinghieri.

    «Tutti le rilevazioni ci danno in crescita, il sondaggista Noto ci dà fra il 7 e 8%, ricordo che a Roma prima delle comunali ci davano al 5,9 e abbiamo preso il 19,8 diventando il primo partito. Possiamo farlo anche in Italia».

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport