1 – VINCONO I ROM (IN PORSCHE)
Alessandro Sallusti per "il Giornale"
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Ieri Virginia Raggi ha provato a fare la prima cosa giusta dal suo insediamento: sgomberare uno dei campi rom più degradati di Roma.
Questa volta non l' ha fermata la sua proverbiale incapacità, ma la Corte europea per i diritti dell' uomo che con una inedita celerità ha ordinato lo stop a operazioni in corso per mancanza di garanzie sul futuro di quelle persone.
Stava, la Raggi, usando violenza contro donne e bambini? No. Stava deportando famiglie inermi? No. Minacce? Nemmeno.
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Diciamo che per una volta stava facendo il suo mestiere, cioè ripristinare condizioni minime di legalità, di sicurezza igienica e sociale in uno spicchio del suo Comune che per inciso è pure la Capitale d' Italia - finito fuori controllo e quindi pericoloso per tutti.
Per farlo non ha mandato i blindati, ma un funzionario con le seguenti proposte: un bonus di tremila euro per chi avesse scelto di lasciare l' Italia; un bonus affitto di ottocento euro al mese per due anni a chi avesse accettato di trasferirsi in un appartamento libero sul mercato immobiliare.
camping river porsche
Vi sembrano queste condizioni da «violazione dei diritti dell' uomo»? Vi sembrano salvagenti che i sindaci italiani possono offrire ai cittadini italiani che si trovano in difficoltà economiche e che a differenza di quei rom sopravvivono rimanendo nella legalità?
Chi è quello sfrattato non rom al quale vengono dati 800 euro al mese per trovare un nuovo alloggio?
Non mi sembrano domande retoriche, tanto meno razziste. Non lo sarebbero neppure se quelle famiglie avessero accettato di lasciare il campo, cosa che non è avvenuta.
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E, beffa nella beffa, quei pochi che hanno detto sì si sono presentati a ritirare gli effetti personali come documentato in alcune foto scattate dai presenti allo sgombero abortito - a bordo di lussuose Porsche Cayenne, auto da centomila euro e passa. Segno che abbiamo a che fare con dei furbi, più che con dei disperati bisognosi di aiuto.
Grazie all' Europa, hanno vinto loro e ha perso lo Stato. Il quale ora può fare solo due cose: rilanciare l' offerta a livelli ancora più appetibili (ma si può comperare la legalità come fosse merce disponibile?) oppure rassegnarsi a sopportare il degrado, cioè rinunciare alla sovranità su alcune sue aree. Poveri noi, ma anche povera Europa.
2 – ROM, STOP ALLO SGOMBERO E RAGGI CHIEDE L' ESERCITO
Lorenzo De Cicco per "il Messaggero"
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«Caro ministro, più che la ruspa qui ci serve l' esercito», dirà oggi Virginia Raggi a Matteo Salvini. La sindaca di Roma busserà al portone del Viminale all' ora di pranzo, dopo una settimana di attriti col leader del Carroccio sulla gestione delle baraccopoli rom nella Capitale.
«A Roma è un casino totale, i soldi pubblici sono spesi male», ha cannoneggiato il vicepremier; «il caos è del passato, col nostro piano risparmieremo», la replica della grillina.
In realtà, dopo giorni di punzecchiature, la tensione sull' asse Campidoglio-Viminale sembra essersi smorzata non poco. A rinsaldare i rapporti tra la sindaca e il ministro è stata la sospensiva di uno sgombero sfornata ieri dalla Corte europea dei diritti dell' uomo, un' istituzione a cui aderiscono tutti i 47 stati del Consiglio d' Europa, anche quelli che non fanno parte dell' Unione europea.
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La mossa di Strasburgo, di fatto, ha bloccato lo smantellamento del Camping River, il villaggio di 400 nomadi a Roma Nord che la giunta Raggi, dopo una sfilza di annunci e rinvii, avrebbe voluto buttare giù nelle prossime ore.
Ma le toghe - «ci mancava il buonismo della Corte europea», ha commentato Salvini - hanno accolto il ricorso di tre abitanti e hanno fermato le ruspe, chiedendo al Comune di fornire alternative ai rom sotto sfratto.
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Il problema, ribattono da Palazzo Senatorio, è che tutte le offerte messe sul piatto nell' ultimo anno (il primo sgombero era programmato a luglio del 2017...) sono state rigettate in blocco dagli occupanti.
Dal bonus affitto - 800 euro al mese per due anni - ai 5 mila euro proposti a chi vuole aprire un' attività, fino all' ultima trovata: i rimpatri volontari in Romania, pagati dal Comune, 3 mila euro a famiglia per un anno, con la promessa di non tornare in Italia.
Pacchetti, tutti finanziati con soldi pubblici, che in pochissimi hanno accettato, finora. Ma la baraccopoli, ormai inagibile e illegale, va chiusa, è convinta l' amministrazione grillina, che oggi entro mezzogiorno spedirà una memoria ai giudici europei per procedere allo sfratto.
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La sospensiva, del resto, scade dopodomani, il 27 luglio, e in Campidoglio sono convinti che a quel punto si possa procedere con lo sgombero.
I RIENTRI ASSISTITI
Raggi nel frattempo ha chiesto ai suoi di accelerare con i rimpatri. I primi 14 nomadi del River sono tornati in Romania a inizio mese, altri 15 dovrebbero salire sui pullman nelle prossime settimane.
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Raggi pochi giorni fa è perfino andata a Craiova, a 200 chilometri da Bucarest, per prendere contatti di persona con associazioni e istituzioni del luogo.
L' amministrazione di questa cittadina dell' Oltenia ha offerto 170 terreni ai romeni che torneranno da Roma, con la promessa che lì potranno autocostruirsi una casetta e, in qualche modo, cominciare una vita nuova.
Raggi è convinta che questa sia la «terza via» dei pentastellati, a metà tra la ruspa leghista e il «buonismo», dicono in Campidoglio, di certa sinistra.
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I TERRENI A CRAIOVA
Servirà tempo per capire se è questa la mossa che può risolvere un problema che la Capitale conosce da anni e che tante amministrazioni, di ogni colore politico, hanno dovuto affrontare, senza venirne a capo.
IL CAMPO NOMADI CAMPING RIVER
Raggi lo ha ricordato ieri, partendo in qualche modo dalle critiche di Salvini sul «casino totale» che si vivrebbe a Roma. La sindaca ha sostenuto che i campi rom sono «un caos», sì, ma «dal 2008, da quando esistono in maniera ufficiale, e drenano dalle casse del Comune circa 25 milioni di euro l' anno, facendo vivere le persone in condizioni pessime sia dentro il campo sia per chi rimane fuori».
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I Cinquestelle, dice Raggi, hanno «messo le mani su questa situazione e il nostro obiettivo è chiudere i campi favorendo l' integrazione con diritti e doveri». Il censimento annunciato da Salvini, che sollevò un polverone di polemiche, «lo abbiamo già fatto con delle mappature socio-sanitarie - ribatte la pentastellata - per capire chi vive nei campi e in che condizioni è. Il Comune ha già messo in atto tutta una serie di misure».
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Peccato che finora, rimpatri a parte, la formula non abbia funzionato granché. E gli sgomberi sono slittati, anche prima che si muovesse la Corte europea.
Per uscirne, è convinto il Campidoglio, serve anche l' aiuto del governo. A Salvini, Raggi chiederà l' invio dell' Esercito, per presidiare i principali campi rom della Capitale. Finora, a guardia delle baracche ci sono solo i vigili urbani.
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Ma possono fare poco e quando ci provano spesso se la vedono brutta: i pizzardoni che ieri si sono affacciati al River per notificare una denuncia sono stati presi a sassate.
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