Francesco Rigatelli per “la Stampa” - Estratti
LUCIANO CANFORA
Di fronte alle proteste contro il governo così come sulle grandi questioni internazionali «vanno mescolate le virtù della fermezza e della flessibilità», suggeriva ieri su La Stampa Marco Follini, altrimenti il rischio è di mettere in discussione quel dibattito pubblico difeso di recente dal presidente Mattarella, secondo cui «l'autorevolezza delle forze dell'ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni».
Di questo, della natura della destra e del suo atteggiamento fascistico parla lo storico Luciano Canfora, 81 anni, autore da poco del pamphlet Il fascismo non è mai morto (Dedalo).
Professore, secondo il ministro Lollobrigida «la tolleranza verso lo squadrismo rosso ha portato al terrorismo». È così?
LUCIANO CANFORA COVER
«Fa bene Follini a invocare la moderazione di chi governa, ma lui è persona saggia, che conosco anche come autore Sellerio. Sul terrorismo ci sono biblioteche intere da consigliare al ministro, che tra l'altro è in buoni rapporti con Ferrovie dello Stato e può leggere in treno, così capirà che il terrorismo in Italia è partito da destra con atto di nascita in piazza Fontana».
Con questo governo è diminuita la libertà di espressione?
«Temo di essere parte in causa essendo stato querelato da Meloni per averle dato della "neonazista nell'animo" in relazione al suo schierarsi a favore del battaglione Azov e per aver letto invece nel suo libro Io sono Giorgia un elogio di Berlusconi in quanto vicino a Putin. Il 12 aprile sarò chiamato in tribunale a Bari. Ci andrò con lo spirito di Eraclito, secondo cui tutto scorre: le idee dei politici, e anche noi».
La coerenza non è di casa da Meloni?
«Né da molte altre parti, se è vero che un europarlamentare del Pd, Massimiliano Smeriglio, ha lasciato il partito accusandolo di dimenticare le origini accettando l'equiparazione tra fascismo e comunismo».
Ma il dissenso oggi è più malvisto di prima?
giorgia meloni agora 7
«La fragilità di chi è al governo produce un fenomeno non fascista ma fascistico, come diceva Croce, cioè un atteggiamento censorio. Non ascolto e confronto, ma repressione e comando».
Pure Meloni è ancora imbevuta di questa cultura?
«Bisognerebbe domandarglielo e interrogare i suoi atti, ma lei evita questi argomenti e quando ci sono dei problemi del genere sfugge. Al massimo accenna come l'oracolo di Delfi».
Sui fatti di Pisa ha perso l'occasione di mostrare una destra liberale?
«Certo, forse memore del discorso del 1924 di Gentile in cui il filosofo dice che o la predica o il manganello sollecitano entrambi lo spirito. Secondo questa manganellologia la destra sta dalla parte della polizia anche quando sbaglia. Ma le forze dell'ordine sono fatte di sensibilità diverse e responsabilità individuali. Proteggere la polizia in quanto tale è parlar d'altro».
Perché per difendere la libertà di manifestare pubblicamente opinioni è intervenuto perfino Mattarella?
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«È un democratico vero, che viene da un partito antifascista come la Dc. Ricordo che De Gasperi andò pure in galera per le sue opere. Poi che la Dc abbia imbarcato parte dei fascisti è un fatto. Mattarella ha percepito che andava messo un paletto, così come fece nel messaggio del 31 dicembre 2022 definendo la Costituzione una bussola. La sua cultura democratica è superiore a quella di chi è al governo».
Davvero il fascismo non è mai morto, come sostiene nel suo libro?
«Da tanti anni mi occupo di questa storia e metto in luce le metamorfosi di una forma mentis, trovandomi d'accordo con Umberto Eco che segnalava il suprematismo rispetto al diverso, e con Paolo Mieli che in dialogo con Andrea Purgatori nel 2020 parlò di un virus mutante che ha dei caratteri continui. A questo nel libro aggiungo uno sguardo storico siccome il fascismo è stato un fenomeno internazionale dal Sudamerica ai Balcani».
Se non è mai morto questo discolpa un po' la destra attuale?
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«Certo, ma come diceva Croce non esiste un tribunale della Storia. Si cerca di capire per attrezzarsi a fronteggiare certi fenomeni. E questa destra è in continuità col passato, dal Msi in poi».
La svolta di Fiuggi e il conservatorismo europeo non significano nulla?
«È il virus che si trasforma».
L'Italia non avrà mai una vera destra europea?
«Non lo so, ma di certo troverà forti resistenze nel corpo militante. I votanti sono oscillanti, basta vedere il tracollo della Lega, altra cosa è l'apparato. Socraticamente però sono convinto che alla fine l'educazione vinca sempre».
Il fascismo morirà dunque?
«Non esiste il male, diceva Socrate, ma l'ignoranza. A livello teorico dunque il fascismo, come il virus, diventerà innocuo a forza di mutare».
giorgia meloni agora 4
Oltre al governo e al tema del fascismo, l'opinione pubblica si divide sull'Ucraina e su Israele. Cosa hanno in comune questi dibattiti?
«Sono argomenti diversi su cui si sfogano tutte le tensioni e su cui si nota molto conformismo. Spesso si antepone la propaganda al pericolo reale dell'allargamento dei conflitti. In questo senso trovo molto sagge le posizioni di Papa Francesco. Colpisce invece Biden che rimprovera timidamente Netanyahu in un penoso gioco delle parti».
Ieri Salvini è stato criticato per i suoi complimenti al sistema democratico russo… «La Lega, come il M5S, ha un percorso incomprensibile. Bossi era antifascista, mentre Salvini frequenta le peggiori destre europee e internazionali. Quanto a Putin certamente ha forzato il sistema russo, ma pure da noi si inventano leggi elettorali assurde».
Non difenderà Putin vero?
«È un nazionalista e non mi piace, ma lo comprendo. Ed è vero, come ha detto il Papa, che la Nato ha abbaiato ai suoi confini».
LUCIANO CANFORA