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    CANNES IN FUMO – THIERRY FRÉMAUX, DIRETTORE DI UN FESTIVAL GIA' IN COMA, DEVE SOLO RINGRAZIARE L'ARRIVO DEL CORONAVIRUS CHE GLI HA DATO LA SCUSA PER ANNULLARE L'INUTILE RASSEGNA" - LA COLLABORAZIONE CON VENEZIA – ‘TRE PIANI’ DI MORETTI È DI UNO SPLENDORE MALINCONICO SCONVOLGENTE'' (PERFETTO PER IL DOPO QUARANTENA) - E POI L'IDIOZIA: "NETFLIX? SOLO FUORI CONCORSO" - VIDEO


     
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    Gloria Satta per “il Messaggero”

     

    FREMAUX FREMAUX

    In questi giorni avrebbe dovuto tenersi il 73mo Festival di Cannes. Il presidente della Giuria Spike Lee avrebbe visto i migliori film del mondo (tra questi Tre piani di Nanni Moretti) per assegnare la Palma d'oro. Ma la pandemia ha stravolto il prestigioso appuntamento cinematografico che fu cancellato soltanto durante la Seconda Guerra mondiale e interrotto nel 1968 dalla contestazione.

     

    Quali sono ora le prospettive? Ne parla al Messaggero Thierry Frémaux, 59 anni, delegato generale del Festival dal 1999. Ha dichiarato che, al posto di un'edizione fisica, bisognerà fare qualcosa di diverso. Cosa?

    «Non volevamo solo annullare il Festival e passare direttamente al 2021. Abbiamo così optato per un diverso svolgimento: una Selezione ufficiale 2020 per accompagnare i film che abbiamo amato. L'anno non è finito, alcuni titoli hanno deciso di rimanere in lizza e di uscire in sala. Noi vogliamo essere presenti e permettere che l'etichetta Cannes possa aiutare il rilancio».

    NANNI MORETTI NANNI MORETTI

     

    Come si svilupperà la collaborazione di Cannes con gli altri festival, specialmente con Venezia?

    «La solidarietà dei festival del mondo intero ci ha commossi molto: Toronto, San Sebastian, Pusan, Morelia, New York, Los Angeles, Mar del Plata, i francesi come Deauville e Angouleme accoglieranno i film selezionati per Cannes. Andremo anche a Lione per presentare Cannes Classics al Festival Lumière.

     

    NANNI MORETTI NANNI MORETTI

    Riceviamo messaggi di addetti ai lavori e cineasti che contano su di noi per essere accompagnati da questo Cannes fuori le mura. Abbiamo anche una relazione speciale con Venezia con cui stiamo riflettendo per proporre un'azione comune, simbolo del rilancio del cinema. Speriamo di realizzarla. Con la Mostra e la Berlinale partecipiamo intanto all'operazione We are One del Tribeca Festival».

     

    Quando annuncerà la Selezione ufficiale del Festival?

    «A inizio giugno pubblicheremo la lista di una cinquantina di film che porteranno l'etichetta Cannes 2020, destinati ad uscire da qui alla prossima primavera. Ma ce ne sono alcuni che, di fronte all'incertezza dell'autunno, hanno deciso di attendere la selezione 2021. Li faremo vivere grazie all'etichetta nei cinema, ai festival, un po' dappertutto. Il ritorno del cinema nelle sale e nelle nostre vite è vitale».

    FREMAUX FREMAUX

     

    In che condizioni ha trovato il cinema mondiale?

    «Il 2019 è stato un anno di grandi autori e di scoperte. Il 2020 è dei giovani talenti. E delle registe: il cinema mondiale va pian piano verso la parità».

    E come le è parso il cinema italiano?

    «Mi colpisce da anni per la nuova generazione di attori, di registi e di produttori. La talentuosa Valeria Golino fa tutti e tre i mestieri! Anche i temi affrontanti sono sorprendenti, da voi si trovano autori formalisti molto promettenti. Non sono certo che la Selezione ne porterà traccia perché alcuni hanno deciso di aspettare il 2021. Ma non posso non citare Tre piani di Moretti: è di uno splendore malinconico sconvolgente, un'opera della maturità che interroga il mondo intimo».

     

    I fatti legati al Covid 19 influenzeranno il cinema?

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    «Vediamo già che gli autori di domani esprimono delle idee legate alla loro epoca. Hanno fatto propri i problemi che ci scuotono: ci sono molti film sui cambiamenti climatici, sulla solitudine sociale, commedie e buoni documentari».

    Il recente, massiccio consumo digitale di film danneggerà seriamente il cinema destinato alle sale?

    «La situazione delle sale, ora chiuse, è estremamente indebolita. Bisogna dare prova di energia, magari reinventarsi. Ma bisogna smettere di parlare di piattaforme quando si parla di cinema: cinema e tv hanno imparato a coabitare. Tocca al cinema in sala, dunque a noi tutti, continuare a rendere questa esperienza speciale. Del resto quelli che abbiamo tanto guardato on line durante il lockdown erano film... per il cinema».

     

    È pensabile un'apertura del Festival alle piattaforme?

    «La regola che vige a Cannes resta immutata: un film presentato in concorso deve uscire nelle sale. Se non le difendiamo, chi lo farà? Ma siamo aperti: Spike Lee ha mostrato quest'anno il film da lui realizzato per Netflix. Era la sorpresa del Festival, il ritorno della piattaforma sul tappeto rosso. Fuori concorso, ovviamente. Eravamo partiti per fare una bellissima Cannes».

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