Massimiliano Gallo per ilnapolista.it
lazio napoli
Il 27 febbraio del 2002 potrebbe essere una data storica per il Napoli. Vince 2-1 in casa della Lazio con un gol al 94esimo (dopo che la Lazio aveva pareggiato all’88esimo) e va in testa alla classifica. Due gol formidabili, due tiri da fuori area negli angolini bassi. Uno a destra e uno a sinistra. Uno di Insigne e l’altro di Fabian. Due resurrezioni. Due giocatori che sembravano non più all’altezza di sé stessi. Fino a questa sera.
“Lazzaro, alzati e tira. Possibilmente non a giro”. E improvvisamente, tra lo stupore dei presenti, Lazzaro si alzò e tirò. Non a giro. E la mise nell’angolino basso alla destra di Strakosha. Correva il minuto 62 di Lazio-Napoli che era su uno 0-0 che stava persino stretto alla squadra di Sarri.
Roma è città sacra e se i miracoli non avvengono qui, non si sa dove possano avvenire. Insigne ha cambiato due volte verso a una partita bruttina e soprattutto al campionato del Napoli che ora è in testa alla classifica a pari punti col Milan (sì, l’Inter deve recuperare una partita ma con questi chiari di luna non è affatto detto che vinca a Bologna). E domenica al Maradona arriva proprio la squadra di Pioli.
lazio napoli
La seconda volta l’ha cambiata al 94esimo, appoggiando a Fabian che di sinistro l’ha messa dove nemmeno l’uomo molla ci sarebbe arrivato. È scoppiata la festa all’Olimpico. Mezza tribuna Monte Mario si è alzata. È un gol che sa di storia, è inutile negarlo e fare gli scongiuri.
L’entusiasmo è legittimo. Mancano undici giornate e la squadra di Spalletti ha le sue chance di vincere il campionato. La Lazio avrebbe meritato qualcosa in più, sia nel primo tempo sia complessivamente. Ma il calcio è questo. E poi le occasioni da gol vanno sfruttate (e loro ne hanno avute almeno tre, possiamo dire anche cinque. Sarri si conferma più che un portafortuna.
lazio napoli
La gioia non ci esime dal fare qualche considerazione generale. Lazio-Napoli è un Bignami della pochezza del calcio italiano. Stadio semivuoto. Clima funereo. La Lazio suona la pacifista Imagine subito dopo il volo dell’aquila curata dall’addestratore mussoliniano. Buh razzisti (all’indirizzo di Osimhen) come se fossimo nell’età della pietra, senza che nessuno tra arbiro, Var, quarto uomo dica nulla. Torna persino il coro “devi morire” con Demme a terra. Meraviglia.
luciano spalletti 2
In curva Nord sventola la bandiera di Diabolik inneggiante a un ex capo ultrà nonché pezzo grosso del traffico di droga, ucciso due estati fa al Parco degli Acquedotti. A livello di gioco espresso, sembra quei videogame in cui c’è il livello B: il pressing, le accelerazioni, tutto a una dimensione più lenta. Probabilmente il Napoli è anche divorato dalla tensione. Siamo certi che domenica vedremo una squadra diversa. Ma chi ha visto giocare il Barcellona, non può che pensare che al momento – e chissà per quanto tempo ancora – il divario è incolmabile. E parliamo di una partita tra una seria pretendente allo scudetto e una – meno seria – alla zona Champions.
Ma questa è una serata di grande gioia. Per le analisi c’è tempo.
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