CAPELLO ANCELOTTI
El Mundo intervista Fabio Capello alla vigilia della finale di Champions. Parla ovviamente di Ancelotti ma anche del Liverpool e di cosa significhi il Real Madrid.
“Carlo è un uomo vero. Un uomo nel pieno senso della parola. È calmo, con uno stile piacevole, ma se deve le cose in faccia, lo fa. Ti dice le cose senza gridare ma in maniera chiara”.
Super Allenatore!! Ha un’esperienza unica, come dimostra il fatto che ha vinto il campionato in tutti i principali tornei in Europa. Si è evoluto molto tatticamente Penso che ogni volta che ha allenato Madrid, ha saputo di cosa aveva bisogno la squadra. Durante questa Champions, la sua gestione delle partite, in particolare i cambi, ha sempre avuto successo. Gli manca l’ultimo passo per raggiungere un titolo che ha già vinto tre volte. Se vince il quarto, a Parigi, sarà unico.
CAPELLO ANCELOTTI
Il Liverpool.
“I tre uomini d’attacco sono letali, ma quel che mi colpisce di più è la progressione di Luis Díaz, il colombiano. Velocità, uno contro uno, tiro, “Bufff”. Sarà un crack. A differenza del Manchester City, che ha anche un ritmo alto di gioco, il Liverpool è più verticale”.
Il duello che lo affascina di più è quello tra Vinicius e Alexander-Arnold.
“Vinicius ha dribbling e allungo, e questo può dare problemi ad Alexander-Arnold, perché non difende molto bene. Ma se gioca di più nella metà campo avversaria, può fare magnifici cross per gli attaccanti. A seconda di come andrà la partita, questa sarà una chiave, secondo me.”
ancelotti capello
Poi racconta un aneddoto
Ora commento le partite per Sky. Nella trasmissione della gara di ritorno con il City, a cinque minuti dalla fine, tutti parlavano già della finale che attendeva la squadra di Guardiola. Ho detto loro: “State attenti, aspettate, è Madrid.”
CAPELLO
Estratto dell’intervista di Andrea Ramazzotti a Fabio Capello pubblicata dal Corriere dello Sport
Capello, che aggettivi le vengono in mente per descrivere la vittoria della Conference League da parte dei giallorossi?
capello mourinho
«Bella, importante e meritata. Il primo tempo la Roma ha giocato bene ed è passata in vantaggio, poi nella ripresa si è difesa con grande attenzione, da squadra vera e organizzata anche nelle difficoltà: tutti hanno corso, sofferto e dato il loro contributo, compreso Rui Patricio, autore di due grandi parate. Nelle finali non bisogna mica dar spettacolo, ma alzare la coppa».
In questo Mourinho è insuperabile: tra Champions League, Coppa Uefa, Europa League e Conference League ha vinto cinque finali su cinque.
«Ho sentito tante stupidaggini su di lui in passato: dicevano che non poteva più allenare ad alto livello, che non preparava bene le partite, che metteva il pullman davanti alla porta... Io sono sempre stato un “mourinhiano” convinto perché nel calcio contano i risultati e lui in carriera li ha sempre ottenuti. Secondo voi è un caso? Per me no. Lasciate stare le elucubrazioni mentali sul gioco spettacolare e sul calcio champagne: quando un allenatore di primo livello come Klopp afferma che vincere è la sola cosa che fa felici tutti quanti, mi sembra ci sia poco da aggiungere. Anche perché lo stesso concetto lo ripete un certo Ancelotti».
MOURINHO CAPELLO
Lo Special One, dunque, è... speciale anche per lei.
«Ripeto, io non salgo adesso sul carro del vincitore. Ci sono le registrazioni televisive su Sky e le mie interviste che lo confermano: ho sempre parlato bene di lui e sono stato convinto fin dal primo momento che la Roma avesse fatto un grande colpo ingaggiandolo. Ha trasformato la mentalità del gruppo con il passare dei mesi e adesso ha creato una squadra di ferro che ha saputo resistere alla reazione del Feyenoord e vincere la finale. È un bel successo anche per il calcio italiano che da dodici anni aspettava di alzare un trofeo in Europa».
L’ha sorpresa la stagione di Abraham, che ha chiuso con 27 reti in 56 incontri?
FABIO CAPELLO E MAX ALLEGRI
«Questo è un argomento un po’ delicato. Non tanto per Abraham, ma per il nostro calcio in generale. Vi faccio una domanda: perché chiunque arrivi in Serie A dopo qualche difficoltà in un campionato estero, fa bene? E perché coloro che sembrano campioni da noi, per esempio Lukaku e Hakimi, altrove hanno un rendimento normale o deludono? A che livello è il nostro calcio? La risposta la lascio a voi».
La vittoria della Conference League cancella la delusione per la mancata qualificazione dei giallorossi alla prossima Champions?
«La Roma non poteva pensare di arrivare in Champions perché c’erano formazioni più attrezzate di lei in campionato. Ha raggiunto l’obiettivo della qualificazione in Europa League e ha alzato la Conference. Di più... L’ anno scorso l’Inter ha vinto lo scudetto e il Milan è arrivato secondo, quest’anno... viceversa; la Juventus aveva una grande fame dopo una partenza sbagliata e lo sarà ancora di più la prossima stagione; il Napoli aveva un organico da scudetto e poteva fare anche di più. I primi quattro posti sono andati alle più forti. Nessun dubbio».
IBRA CAPELLO
Il trionfo in Conference può dare alla Roma la spinta per entrare in Champions nel 2022-23?
«Un successo europeo ti dà certezze, ti trasmette convinzione e sensazioni positive, ma la squadra secondo me ha bisogno di qualcosa. Mi hanno riferito che Mourinho ha detto “Ora dobbiamo solo capire cosa vuol fare la società”. Giusto. La sua conferma però è già un bel punto di partenza».
capello
Capitolo tifosi: ha visto che festa c’è a Roma?
«I 50.000 all’Olimpico a guardare la finale sono stati incredibili, eccezionali. La tifoseria della Roma è una delle più importanti a livello internazionale e trasmette tanto alla squadra. In questo finale di stagione avere sempre 65.000 allo stadio è stato importante per i giocatori. Le immagini dei festeggiamenti in strada dei giallorossi e dei milanisti sono belle da vedere. Non come gli episodi di La Spezia, fatti che andrebbero evitati con la giusta prevenzione perché creano un danno a tutto il nostro movimento».
È arrivato secondo lei il momento giusto per il ritorno di Totti come dirigente alla Roma?
«Visto quello che ha fatto Maldini, a Francesco auguro di rientrare e di ottenere gli stessi risultati di Paolo».
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