Ottavio Cappellani per https://mowmag.com/attualita/l-apocalisse-e-in-corso-e-la-vibe-shift-lo-conferma-cos-e-non-lo-sa-nessuno-neanche-il-suo-teorico-ma-qualche-previsione-e-possibile-eccone-alcune
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Attenzione, pare che una vera e propria tragedia, nuova di zecca, stia per abbattersi su tutti voi: si chiama “Vibe Shift” ed è un vero e proprio cambiamento nello Zeitgeist (lo spirito del tempo, che di solito fa il paio con la Weltanschauung, la visione del mondo, ma mi scoccia spiegarvi la sottile differenza).
Il termine, e la profezia, sono state coniate dal solito Sean Monahan, creatore del collettivo K-HOLE che sdoganò il fenomeno “normcore”, cioè vestirsi da adulti come se foste tredicenni nerd che andavano a scuola con i vestiti comprati dai genitori (cosa che io continuo a fare per malinconia e nostalgia e lutto e perché in fondo sono cazzi miei).
L’articolo, uscito sulla newsletter “8-BALL” (che per chi non lo sapesse è il nome della pallina standard di cocaina in vendita nelle classi alte angloamericane, 0,8 grammi) è diventato subito virale, facendomi capire come gli americani riescono a monetizzare ora roba che noi italiani facevamo negli anni ‘80: cioè cazzeggiare con la superficie per scandagliare cosa ci fosse in profondità; esempio: Sean Monahan è consulente della Nike per i microcambiamenti nelle tendenze e sembra entrarci qualcosa con quelle orribili Nike Free che sembra facciano camminare tutti in discesa, e che secondo me altro non sono che l’espressione della voglia dei metrosexual di indossare scarpe con le zeppe, ma comunque.
fenomeno normcore
Gli stessi concetti li esponeva Roberto D’Agostino in “Quelli della Notte” che di fatto anticipavano, con sublime ironia maggiore capacità di analisi di sociologi e geopolitici, il crollo del muro di Berlino.
Anni in cui in Italia prese forma l’iconico albo “Il paninaro”, edito dalla Edifumetto, casa editrice specializzata in fumetti pornografici e fondata dal mitico Renzo Barbieri, romanziere di successo con narrazioni sulla “Vita Smeralda”, e che rappresentava la versione giovanile di “Class”, il magazine che di fatto, in epoca di “edonismo reganiano” (portato alla fama proprio da Dago), apriva la strada al prossimo berlusconismo e a una weltanschauung imprenditoriale della società nella quale ogni lavoratore autonomo si sentiva manager di se stesso, anche il macellaio e l’idraulico per dire, soprattutto il macellaio e l’idraulico per dire.
OTTAVIO CAPPELLANI
(Nota: apprendo con sommi piacere e riverenza, dalla bellissima intervista del nostro direttore Moreno Pisto a Filippo Facci che quest’ultimo esordì proprio scrivendo per “Il paninaro”). Quanto i paninari, microcultura lombarda, influenzarono la cultura popolare mondiale è spiegato dal pezzo “Paninaro” dei (rullo di tamburo) “Pet Shop Boys).
Ma dicevamo del Vibe Shift.
Monahan sniffa nell’aria un Vibe Shift epocale, avvertendo che da qui a breve nessuno saprà più come vestirsi, che musica ascoltare, in che genere di locali andare, quali conversazioni affrontare, come arredare casa, che bicchieri acquistare, quale marca di device utilizzare o quali saranno i social dove bisognerà essere.
Monahan sta dicendo: siamo di fronte a un grande cambiamento ma non saprei esattamente dire quale. Egli fa un sommario elenco dei Vibe Shift ai quali abbiamo assistito: dagli indie (Monahan non lo sa, perché era troppo giovane, ma gli indie discendevano dal grunge che a loro volta era una ribellione all’edonismo degli anni ‘80, che a loro volta erano una ribellione all’impegno dei ‘60-‘70 che a loro volta erano una ribellione al boom economico capitalista del dopoguerra, etc etc.) agli hipster. In effetti sono soltanto due “vibe shift”, ma la definizione è amazing!
CAPPELLANI
Dunque, quale è la previsione che potremmo fare incrociando i grandi cambiamenti mondiali con la voglia di esternare questo inconscio collettivo negli abiti, nella musica, etc etc? Cosa sta accadendo nel mondo?
Ovvio: l’Apocalisse. Io teorizzo che davvero l’Apocalisse sia iniziata nel 2012, come dicevano i Maya e che soltanto voi eravate affezionati all’idea di un’Apocalisse all’improvviso, di botto, mentre essa si manifesta lentamente, a poco a poco, come un ladro nella notte diciamo.
L’Apocalisse, per come ce la racconta la cultura pop, romanzi, film, videogiochi, prevede innanzitutto una deurbanizzazione: chi vuole stare più in città dove saranno probabili i bombardamenti, dove la carestia più la crisi economica vi impediranno di sfamarvi (non puoi mangiarti i marciapiede)?
E un conseguente esodo verso la campagna. Direi quindi che redneck e hillbilly (villani del sud e villani del nord) possano in futuro rappresentare modelli di vita ai quali ispirarsi: nell’abbigliamento, vecchi jeans e camicie a quadrettoni, barbe lunghe, scarponi da lavoro (diciamo come degli hipster in SPT – stress post traumatico). Ai sorrisi smaglianti, agli sbiancamenti, alle faccette, agli impianti, si sostituiranno sorrisi marci.
QUELLI DELLA NOTTE
L’architettura dominante sarà, nei casi fortunati, la catapecchia in zone rurali attorniata da meccanismi di un qualche genere arrugginiti che potranno tornare utili, un giorno, come pezzi di ricambio di qualcosa. O case mobili e roulotte senza targa e rottamate. Credo che la musica sarà un qualche genere di folk, tipo un post-nu-folk con sfumature metallare. Gli arredamenti d’interni saranno gli arredamenti di esterni ma messi dentro casa (perché a volte vi pioverà dentro e la plastica dura di più all’ombra che sotto il sole).
abbigliamento stile narcos
I locali da frequentare saranno palafitte in legno sperdute nelle campagne, come quelle in cui si riunivano gli afroamericani prima della fine dello schiavismo e ovviamente i drink più ricercati saranno una sorta di moonshine distillati in casa (sapevate che potete distillare qualunque cosa, anche le suole delle scarpe o i copertoni dei trattori, per dire?). I device dovranno essere retro, perché dovrete ripararveli da soli e quelli troppo tecnologici sono così complicati.
Diciamo che, per semplificare, il prossimo vibe shift, almeno stando alla mia modesta (ma suffragata da prove) teoria, imporrà lo stile di vita del contadino rurale siciliano.
L’unica economia fiorente sarà quella che sfugge ai normali canali del commercio e alla grande distribuzione, cioè l’economia della droga, l’upper class del futuro vivrà in villoni blindati in stile neoclassico dorico come le discoteche degli anni ‘80 e vestiranno in stile Narcos.
Ottavio Cappellani