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Ottavio Cappellani per “la Sicilia”
L’evento della settimana, passato mi pare – ahimè – un po’ in sordina, è la pubblicazione del video del nuovo singolo di Angela Chianello da Mondello. A mio avviso un capolavoro (inconsapevole, ma un capolavoro), nel quale si raggiungono (e si superano) i livelli della Roberta Torre di “Tano da morire” e dell’intera filmografia di Ciprì e Maresco, quanto meno a genuinità e integrità artistica.
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Ho pubblicato il link youtube del video sulla mia pagina personale Facebook e apriti cielo. Mi hanno rimproverato: non devo darle visibilità; queste cose insultano la Sicilia e i siciliani; anche a parlarne male le si fa pubblicità e amenità del genere. Ragazzi: l’invidia nei confronti di Angela da Mondello se li sta mangiando vivi, li ha fatti sbroccare, gli ha fatto detonare il cervello, non si spiega altrimenti come possa loro venire in mente di dirmi cosa devo o non devo fare con la mia pagina Facebook.
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La verità è che io trovo il video di un neorealismo eccezionale. Intendiamoci, la tipa non è “camp” (ossia il suo trash non è consapevole ma naif), e però quel video è capace di schiaffare sul tavolo una buona fetta di verità sicula: il “wannabismo” (la tendenza a “volere ma non potere”), il “delirium influencer, il baretto di paese coi limoni e la menta del mojito un po’ appassiti, il secchiello del ghiaccio sul gommone, il “body positive”, l’imitazione dell’imitazione dell’imitazione di Jennifer Lopez, insomma tutto quanto può rendere chiaro – in maniera immediata, come solo una ‘vera’ opera d’arte può fare – la decadenza assoluta della Sicilia. Decadenza che, è bene specificarlo ancora una volta, non è “arretratezza” bensì “declino” (il mito del ‘progresso’ è una invenzione recente della politica).
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Ma la cosa che mi delizia oltremodo sono le reazioni di chi si scandalizza e infuria. Ma davvero questi credono che esista una Sicilia dall’estetismo greco, o barocco, o federiciano, che si contrappone ad Angela da Mondello? Ma che, davero davero?
Come se la Sicilia non fosse quella del “piccolo uomo in un grande laghetto”, di Scillipoti consulente, di “chidd’iè l’identità sicula”, delle foto ‘governative’ da sirenetto in spiaggia, degli “imbuti da riempire”. La Sicilia, la sua classe dirigente, i suoi attori e registi con il patrocinio dell’assessore, i suoi scrittore aggatopardati, incarnano tutti, senza saperlo, il canone estetico di Angela da Mondello.
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Ed è proprio questa la carica profondamente artistica e direi sociale se non politica, senz’altro intellettuale, di Angela da Mondello: che politici, musicisti, pittori, scrittori, direttori di festival, presidenti della mandorlata, ideatori di rassegne, registi, compagnie di giro, scippatori, editori, componenti di giurie, organizzatori di Miss Qualcosa, insegnanti, presidi, dirigenti, burocrati, imprenditori del cemento e dell’asfalto, si sentono tutti migliori di Angela Chianello da Mondello. E invece, fidatevi, siete peggio.
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