ENZO FERRARI
Fulvio Paloscia per la Repubblica
Le lettere inviate da Enzo Ferrari a Fiamma Breschi sono un romanzo. Dove si parla di amore, di morte, di affari, di bellezza e di vita. Dove muri impenetrabili cadono per svelare un volto inedito di uno degli uomini che hanno fatto l' Italia. L' incipit è nel settembre del 1958 e ha toni formali, di circostanza.
"Cara signorina Fiamma". Poi, l' epistolario tra il patron del Cavallino rampante e la bionda signora della Formula 1 - oggi all' asta alla Maison Bibelot di Firenze - spazza via il riserbo. Il lei si trasforma in tu. L' estro dei vezzeggiativi coniati da Ferrari si fa sempre più confidenziale: «signorina Bertuccia», «Filoritorto », «Fiammifero», «Testa dura non di legno », «Amica delle macchine e delle nuvole».
La «maschera di ferro» che Ferrari stesso confessa, in una lettera, di dover indossare ogni giorno scioglie i propri nodi, e sotto c' è il volto di un uomo persino sentimentale, capace di soccorrere il dolore di Fiamma, e di circuirne la forza. Piedistallo di un legame che durerà fino alla morte di Ferrari, nel 1988.
FIAMMA BRESCHI FERRARI
Fiamma Breschi, fiorentina, classe 1934, è bella e volitiva. Una passione per le auto coltivata fin da piccola: a 9 anni per la prima volta mette in moto una Topolino, a 14 già guida. Intellettuale e alla moda, amica di Rossellini e Gassmann, Ferrari l' ha conosciuta perché legata al pilota Luigi Musso.
Poi, l' incidente a Reims, nel 1958, l' ultima corsa del campione. La tragedia scaraventa Breschi in una depressione che le spezza gambe e respiro. Pensa subito al suicidio, giù da una finestra, la prima che ha davanti, in hotel: è la compagna di Juan Manuel Fangio, Beba, a bloccarla.
Ferrari è la medicina per tanta angoscia.
Le insegna, con le sue studiatissime parole, che lo spaesamento non è senza ritorno.
ENZO FERRARI
«Non sei la donna del compromesso. Ami situazioni nette come se si trattasse di dividere una torta le cui fette sono alternativamente ottime o venefiche» scrive in una delle 142 lettere, battute oggi insieme a oggetti d' ogni tipo appartenuti a Fiamma Breschi. Mobili, abiti e accessori di lusso firmati Chanel, Ferrè, Armani, i biglietti d' amore di Musso.
Ma soprattutto, questo leggendario epistolario - il lotto con la base d' asta più alta, 40-50mila euro - a cui Breschi ha accennato nelle interviste da lei concesse prima della sua morte, nel 2015, e che oggi escono allo scoperto. Sono scritte su una carta sottile e ingiallita, riempita in ogni angolo dalla calligrafia snella e "obliqua" di Ferrari, vergata con inchiostro viola che usava perché credeva fosse "simpatico": sarebbe svanito con il tempo. Vi risuona l' importanza che Fiamma ha per Ferrari. Affettiva e non solo. Abdicando alla sua eleganza up-to-date, lei s' infiltra nei box rivali alla ricerca di piloti di talento. Collauda le auto. Si mescola a un mondo supermaschile.
MUSSO E FIAMMA BRESCHI
Ma suggerisce anche colpi di stile. Sull' abbigliamento di Ferrari stesso (via i pantaloni "ascellari", come li chiama lei, largo agli abiti dal taglio moderno), e sulle automobili: nel 1966 Fiamma inventa la Ferrari "giallo fly". Come il suo colore preferito, come un suo tailleur. E come la sua pelle quando si è ammalata dopo la morte di Musso.
Ferrari risponde con un linguaggio che seziona gli stati d' animo: «Sono ormai lontani i giorni nei quali il pallore del mio volto ed il rossore dei miei occhi provocavano un' ansiosa, affettuosa domanda». Si apre, si racconta, forse addirittura scopre se stesso fuori da una «vita di ristrettezze, lavoro ed ansie».
FIAMMA BRESCHI
Racconta frammenti di vita, come la storia della donna polacca tenuta nascosta durante le leggi razziali. C' è anche la parola amore, in queste lettere. Una, inizia con "Cara, futura signora". E tra i gioielli, risplende un anello d' oro bianco con brillante regalato nel 1971 proprio da Ferrari. L' offerta di matrimonio di cui Fiamma Breschi ha parlato più volte, e che rifiutò?
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