Alessandra Dal Monte per il “Corriere della Sera”
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Il menu della discordia stavolta ha il volto di Abbie Chatfield, l'influencer e conduttrice radiofonica australiana in vacanza con il fidanzato a Venezia che si è indignata su Instagram per la carta senza prezzi ricevuta al ristorante «Club del Doge»: una vecchia consuetudine diffusa non solo in Italia - in Perù, nel 2019, un ristorante è stato multato per questo - e soprattutto nell'alta ristorazione che presuppone sia l'uomo a pagare il conto. E che l'ha fatta gridare al «patriarcato». Ora Chatfield sarebbe sotto attacco da parte di «un sacco di italiani arrabbiati» che le starebbero scrivendo di «prendere lezioni di educazione»: «Ragazzi, ammettete che è sessismo», scrive nelle sue stories.
Il tema sembra piccolo ma in realtà è enorme, chiama in causa i rapporti di coppia, di forza, il galateo e anche la galanteria. Che non guasta mai, ma nel 2022 può non essere decisa a monte: paga chi lo desidera, chi ha invitato, chi può. O si divide.
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In ogni caso, visto il putiferio il ristorante si è scusato: «Siamo spiacenti di aver creato disagio a un'ospite. Faremo tesoro dell'errore per migliorarci. Chiederemo a tutti i clienti quale carta preferiscono».
Non è la prima volta che il «menu di cortesia» genera polemiche: nel 2017 il critico dell'Observer Jay Rayner stroncò il «Le Cinq» di Parigi (anche) per questo. Nei mesi scorsi l'influencer Tea Hacic ha contestato il «Boeucc» di Milano e Augustina Gandolfo, fidanzata del calciatore Lautaro, se l'è presa con il ladies menu di vari locali italiani, postando nella fattispecie un lembo di quello del «Ristorante Cracco».
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Episodio a cui lo chef vicentino non fa riferimento: «Nessuno si è mai lamentato con noi - spiega - Se poi un cliente esce e commenta diversamente non ci posso fare nulla. Ma sono almeno 4-5 anni che consegniamo il menu con i prezzi a tutti, a meno che non vi sia l'esplicita richiesta di evitarlo. Prima c'era, in effetti, l'usanza di portare al tavolo un menu normale e uno di cortesia, adesso non esiste maschio o femmina, esistono solo esigenze particolari che soddisfiamo».
Cracco difende, poi, i colleghi veneziani: «A meno che non abbiano negato l'altro menu una volta richiesto, l'accusa di sessismo mi sembra esagerata: avranno fatto questo gesto sovrappensiero». Ecco, la sensazione è che spesso si segua una consuetudine senza troppo soffermarsi, come spiega lo stesso Andrea Berton, una stella Michelin a Milano: «Noi diamo il menu "cieco" alla donna di default, come abitudine. Ma in effetti se entrano due donne lo ricevono con i prezzi. E ci capita che qualcuna, se non lo vede completo, si infastidisca, allora lo sostituiamo subito. Io personalmente lo darei a tutti con i prezzi, ci siamo anche posti il tema con lo staff di recente e abbiamo deciso di andare avanti come sempre. Ma è un po' anacronistico anche perché, se penso alle coppie, uno scontrino su quattro lo paga la donna».
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Davide Oldani al «D'O» non fa distinzioni: «È un'idea vecchia che la donna non veda i prezzi». Viviana Varese da «Viva» ha cambiato passo da dieci anni: «Un tempo si insegnava a scuola a dare il menu senza prezzi alle donne. Ma per fortuna le cose si sono evolute e oggi le clienti si incavolano. Anche la carta dei vini: va al centro o a chi la chiede, mai di default all'uomo». Antonia Klugmann al suo «Argine a Vencò» è categorica: «L'idea che la donna non paghi è antiquata. In 17 anni non ho mai consegnato un menu senza prezzi, a meno che non me lo chiedessero. Io stessa, se fossi ospite, vorrei sapere quanto paga l'altro».
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