Alessandro Catapano per La Gazzetta dello Sport
tavecchio
Per citare un grande classico del cinema, sarà un tranquillo weekend di paura. Carlo Tavecchio lo passerà a mettere a punto la piattaforma programmatica per la ricostruzione del calcio italiano. Un lavoro per nulla banale, in cui l' eccezionalità dei provvedimenti che il momento storico richiede deve conciliarsi con la necessità che trovino nel Consiglio federale di lunedì il massimo sostegno. Motivo per cui, in queste ore, si susseguono confronti e trattative su contenuti e posizioni.
Tavecchio è sotto esame e sotto pressione. Tecnicamente, non è questione di fiducia, istituto non previsto dalla Figc - tanto che a rigor di statuto non è obbligato a chiedere alcuna approvazione - ma di forza. La forza di andare avanti a dispetto di un Paese che in larghissima maggioranza reclama la sua uscita di scena. La forza che può generare solo da un progetto di ampio respiro, proposte davvero incisive. Quelle che pretenderà Ancelotti o chiunque altro accetterà di sedersi sulla panchina azzurra. Le idee, l' impegno a voltare pagina, sono più importanti dell' ingaggio che si riuscirà a mettere insieme per convincere il nuovo c.t.
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Di tutto questo Tavecchio è consapevole. Come della necessità di anteporre alle trattative per la panchina quelle per un documento programmatico davvero progressista. Diversamente, servirebbe solo a tirare a campare. Ecco perché si annunciano proposte forti, ispirate da una filosofia: ritarare il sistema sulla Nazionale.
E allora, si prevedono incentivi in denaro, anche ricorrendo alla mutualità, alle società che valorizzeranno i giocatori selezionabili per la maglia azzurra, con premi per i club che li schierano e per quelli che li hanno formati; si ipotizza di inserire, tra i criteri per i ripescaggi, il minutaggio in campo degli azzurrabili, in modo da far salire di categoria le società che ci hanno puntato di più; si studia come varare entro fine anno l' operazione seconde squadre; si prevede di aumentare l' apertura dei centri federali territoriali, oggi sottosviluppati.
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Basteranno a coagulare intorno a Tavecchio l' ampio consenso per ripartire? I dubbi prevalgono ancora sulle certezze. A parte la rigidità della posizione di Tommasi, le altre sono più elastiche, anche quelle in apparenza più solide. Gabriele Gravina resta convinto del pericolo, in una fase tanto delicata, di creare un vuoto di potere dimissionando Tavecchio, ma le società di Lega Pro, in queste ore, gli chiedono un segnale di dissenso forte. La Lnd di Cosimo Sibilia è una roccaforte per il presidente federale, ma l' adesione al piano di rilancio dovrà passare da un Consiglio direttivo che arriverà dopo un weekend di riflessioni.
Magari anche con Silvio Berlusconi, che ieri mattina ha chiamato Tavecchio per rinnovargli il suo sostegno. Il presidente di Forza Italia spinge perché nei prossimi mesi il numero uno federale lavori per gettare le fondamenta della ricostruzione, traghettando il calcio italiano a una nuova stagione politica, quando il centro-destra potrebbe ritrovarsi al governo.
Ipotesi che suggerisce di concedere una fiducia a tempo a Tavecchio, rinviando il cambio della governance calcistica a tempi più stabili. Un' esigenza che ha anche la Lega di A, dove ora una caduta del vertice federale manderebbe all' aria l' equilibrio faticosamente trovato per il rinnovo delle cariche. Il motivo che avrebbe spinto anche Andrea Agnelli a concedere altro tempo a Tavecchio.
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