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    SORCI VERDELLI! – IL PRIMO EDITORIALE SUL ‘CORRIERE DELLA SERA’ DELL’EX DIRETTORE DI ‘REPUBBLICA’: “LE MOSSE DI CHI HA RESPONSABILITÀ NON LASCIANO GRANDI SPAZI ALL’OTTIMISMO, IMPRONTATE COME SEMBRANO A SALVAGUARDARE INTERESSI DI CATEGORIA O DI PARTITO O COMUNQUE DI BOTTEGA” – “UN DISASTRO IMPONENTE, DA QUALSIASI LATO SI ESAMINI. UN BOLLETTINO INFAUSTO DI GUERRA”


     
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    Carlo Verdelli per il “Corriere della Sera”

    EDITORIALE DI CARLO VERDELLI CORRIERE DELLA SERA - 2 GIUGNO 2020 EDITORIALE DI CARLO VERDELLI CORRIERE DELLA SERA - 2 GIUGNO 2020

     

    Pochi accadimenti nella storia recente hanno segnato così nettamente un prima e un dopo. Il Muro di Berlino (9 novembre 1989). Le Torri Gemelle, New York (11 settembre 2001). La crisi finanziaria del 2007-2008, culminata con il fallimento di Lehman Brothers. Anche adesso siamo lì, in bilico sulla frontiera ancora incerta disegnata da un virus mondiale e mortale, che ha devastato con una furia improvvisa milioni di vite in ogni continente e mandato all' aria l' ordine costituito delle cose e delle persone.

    Da noi, piccolo Paese già fragile, molto più che altrove.

    carlo verdelli eugenio scalfari foto di bacco (2) carlo verdelli eugenio scalfari foto di bacco (2)

     

    Il giorno della Festa della Repubblica cade proprio in questa sottile striscia di mezzo, che separa i lutti e le angosce dell' era, cento giorni, dell' ira del Covid-19, dai mille e più giorni che ci vorranno per ricostruire il tanto che è andato perduto, e possibilmente ricostruirlo meglio di com' era. Questa almeno sarebbe la speranza.

     

    carlo verdelli foto di bacco (1) carlo verdelli foto di bacco (1)

    Le prime mosse di chi ha una qualche responsabilità nella delicatissima fase della ripartenza non lasciano però grandi spazi all' ottimismo, improntate come sembrano a salvaguardare interessi di categoria o di partito o comunque di bottega, piuttosto che a una rifondazione pensata per il bene di tutti, a cominciare dai più deboli, dai più esposti alla coda lunga del coronavirus. Dice con saggezza profetica Papa Francesco: «Peggio di questa crisi, c' è solo il dramma di sprecarla». Ecco, il rischio lo si avverte, camuffato dall' illusione che il prezzo della salvezza di pochi possa essere sopportato dall' emarginazione di molti.

    mattarella conte mattarella conte

     

    I l Presidente Mattarella è la sentinella sul confine di questo nostro scivoloso presente. Ha scelto di onorare il 2 giugno andando da solo a Codogno, il paese della Bassa lodigiana dove la notte del 20 febbraio è cominciato l' incubo italiano. Per rendere omaggio alle vittime, per confortare i sopravvissuti, per dire grazie a tutti coloro, cominciando da medici e infermieri, che anche a costo delle proprie vite hanno contenuto le dimensioni del disastro.

    carlo verdelli carlo verdelli

     

    Un disastro che resta imponente, da qualsiasi lato lo si esamini. Più di 33 mila morti, di cui 27 mila sopra i 70 anni, la metà dei quali soffocati nelle residenze per anziani, uno degli inferni più vergognosi per un Paese civile, con la ricca Lombardia a rappresentarne l' epicentro (primato valido anche per numero complessivo di contagiati e di decessi: no, qualcosa non ha funzionato nella ricca Lombardia). E poi le scuole, con il non invidiabile record di essere state le prime a chiudere e le ultime a riaprire, forse a settembre e comunque dopo tutto e tutti, come se l' istruzione non fosse un bene primario da tutelare e su cui investire.

    conte speranza conte speranza

     

    Ma qualsiasi dato si esamini, è da bollettino infausto di guerra. Il 40 per cento delle famiglie faticherà a pagare l' affitto nei prossimi mesi. L' 80 per cento delle imprese che hanno riaperto (il 20 per cento che manca rischia di non farlo più) denuncia perdite superiori a metà del fatturato. Si parla come di una fatalità ineluttabile dell' imminente scomparsa di un milione di posti di lavoro, 700 mila nell' ipotesi più favorevole.

     

    Il pacato grido d' allarme del Governatore della Banca d' Italia, Ignazio Visco, che qualche giorno fa ha annunciato un crollo del Pil del 13 per cento e invocato un patto tra governo, istituzioni e imprese per evitare il baratro, è stato accolto con un generale plauso di approvazione e un' altrettanta frettolosa archiviazione come ipotesi di pura retorica.

     

    IL DISCORSO DI IGNAZIO VISCO DURANTE L EMERGENZA COVID IL DISCORSO DI IGNAZIO VISCO DURANTE L EMERGENZA COVID

    Ma se il «nuovo contratto sociale» auspicato dal Governatore non prenderà davvero forma e sostanza, la deriva più probabile è che venga sostituito da un «nuovo contagio sociale», sul quale già soffiano con guance rigonfie gli alfieri del «tanto peggio», irresponsabili al punto da anteporre un incasso elettorale da malcontento al destino di un Paese che già nelle prossime settimane, a cominciare dal Consiglio europeo del 19 giugno, si giocherà una fetta importante di questo inatteso presente e del senso che l' Italia deciderà di darsi.

     

    SERGIO MATTARELLA CARLO VERDELLI SERGIO MATTARELLA CARLO VERDELLI

    Essere una Repubblica, come è stato deciso nel referendum del 1946, non significa soltanto aver scelto di non avere un re. Ricordava ieri su questo giornale Marta Cartabia, presidente della Corte costituzionale, che Repubblica è un termine carico di storia e di significati. Tra questi, il compito di rimuovere, come da articolo 3 della Costituzione, «gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l' eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana». Rimuovere gli ostacoli sarà, dovrebbe essere, una delle direzioni di marcia del «dopo» che ci aspetta. Non c' entra il buonismo, e nemmeno l' appartenenza politica: è un dovere, scritto nella Carta che ci siamo dati, e vale come tale nella buona ma soprattutto nella cattiva, o quantomeno difficilissima, sorte.

     

    carlo verdelli federica angeli foto di bacco carlo verdelli federica angeli foto di bacco

    Proprio al parto della Repubblica, dopo le devastazioni della Seconda guerra mondiale, fa riferimento Mattarella quando collega lo sforzo di unità, che permise all' Italia lacerata di allora di rinascere, alla necessità urgente di ritrovare, nel tempo dell' oggi, quello stesso comune sentire. «Come abbiamo ricostruito il Paese settant' anni fa, possiamo assumere questo 2 giugno come l' inizio della nostra ripartenza». Ritrovare nel momento cruciale di passaggio dal «prima» al «dopo» il vero volto della Repubblica, cioè il perseguimento del bene come bene di tutti.

     

    I tricolori che ancora pendono sbiaditi da qualche balcone, il sentimento nazionale che all' inizio della pandemia provò a reagire al terrore del virus con l' innocente ma collettivo «andrà tutto bene», sono la prova che c' è un' Italia che non ha dimenticato di essere un popolo e si è ricordata del valore di saper resistere.

    i canti dai balconi i canti dai balconi

     

    Resistere al male, quale esso sia, da ovunque provenga, dalle viscere della natura come da una brutalità della Storia. Quando la sentinella Mattarella dice «sono fiero del mio Paese», guarda allo straziante «prima» ma indica anche una strada, e un desiderio, per il «dopo» che ci sta aspettando.

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