Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
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Questo è solo l'aperitivo. Alla vigilia della pubblicazione del rapporto finale di Sue Gray, la funzionaria incaricata dell'inchiesta sul Partygate, lo scandalo delle feste a Downing Street in pieno lockdown, sono spuntate quattro fotografie che ritraggono Boris Johnson durante un brindisi nella residenza del primo ministro.
Bicchiere levato, bottiglie vuote di vino e spumante sparse in giro, la mitica valigetta rossa del premier casualmente buttata su una poltroncina: le immagini, pubblicate ieri dalla rete televisiva Itv, lasciano pochi dubbi. Difficile sostenere che si trattasse di una riunione di lavoro: in quei giorni, va ricordato, ai britannici era vietato socializzare con persone estranee al proprio nucleo familiare, figuriamoci organizzare una festicciola.
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Nel caso in questione, il 13 novembre del 2020, si trattava del party di addio per il direttore della comunicazione di Downing Street. Eppure, va sottolineato, per quell'evento, già noto, Boris Johnson non è stato multato. Infatti la scorsa settimana Scotland Yard ha concluso la sua inchiesta sul Partygate e non ha inflitto altre sanzioni al primo ministro, oltre a quella che gli era stata già comminata a causa della festa di compleanno che era stata organizzata in suo onore (e dove, a detta sua, gli era stato «teso un agguato» con una torta).
L'indagine di Scotland Yard ha condotto a ben 126 multe inflitte a 83 persone per 8 feste: cosa che fa di Downing Street l'indirizzo più sanzionato di tutta la Gran Bretagna.
E Boris Johnson, che ha ricevuto la sua brava cartella da 50 sterline, è diventato il primo capo di governo a Londra colpito da un provvedimento di polizia.
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Ora si attendeva la pubblicazione del rapporto di Sue Gray. E tuttavia la sensazione generale era che Boris avesse superato il peggio: in fondo, se l'era cavata con una sola multa, mentre questioni ben più pressanti occupano l'orizzonte, dalla guerra in Ucraina alla crisi del costo della vita.
Di conseguenza, l'umore del partito conservatore era che non fosse più il momento di pensare a un cambio di leadership. Invece, come un meccanismo a orologeria, sono spuntate adesso le immagini più imbarazzanti: annunciate qualche ora prima, guarda caso, da Dominic Cummings, l'ex «Rasputin» di Boris che ha giurato di portare nella polvere il primo ministro. Dunque tutta l'attenzione è stata di nuovo focalizzata sullo scandalo e sul contenuto dell'imminente rapporto.
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Perché, multe o non multe, la questione è se Johnson abbia mentito al Parlamento: lui stesso, interrogato in aula a Westminster su quella festa del novembre 2020, aveva proclamato che «nessuna regola era stata violata». Le immagini sembrano smentirlo: e un premier bugiardo in Parlamento, come hanno prontamente ricordato ieri i laburisti, è tenuto a dimettersi. Forse Boris aveva contato i suoi polli troppo presto.
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