Lettera di Mirella Serri a Dagospia
Gentile direttore,
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storici e letterati sono tutti d’accordo con Ernesto Galli della Loggia: “guerra, guerra agli errori!”. Anche se possono capitare. Giorgio Bocca raccontava che ne faceva moltissimi ma che quasi nessuno se ne accorgeva. Però gli errori nulla tolgono al valore politico e letterario di “M” di Antonio Scurati. Il romanzo è splendido.
Il motivo? E’ scritto con un linguaggio forte, emotivamente coinvolgente, in sintonia, per i toni alti, con l’epoca che descrive. Ma l’elemento più importante è che si tratta di un potente antidoto nei confronti di ogni indulgenza verso la dittatura.
ANTONIO SCURATI - M IL FIGLIO DEL SECOLO
Ci porta nelle viscere del fascismo, nel cuore dell’ascesa al potere degli ex combattenti, dei folli, dei delinquenti, dei fanatici e di tutta la “schiuma” di una terra avvelenata che riuniva anche i piccoli artigiani, i commercianti, gli impiegati statali che alla fine del conflitto mondiale non avevano più un lavoro né mezzi di sostentamento. Come del resto gli operai e i contadini aggrediti dalla violenta crisi economica.
Ci fa capire il fatto che le squadracce fasciste non fossero composte in larga parte da giovani antiborghesi e rivoluzionari ma da malavitosi e picchiatori. Ci fa capire i gravi errori della sinistra – socialisti e neonati comunisti – nell’aver sottovalutato il disagio dei reduci di guerra, dei piccoli borghesi. Che non rientravano nella sua ottica politica. Mussolini (ma anche Hitler) si vantava spesso di essere dalla parte del “popolo”, fedele dunque al mandato di cui era stato investito.
MUSSOLINI E D ANNUNZIO
Uomo d’onore e leale. Ma il Duce di Scurati è fedifrago e menzognero come lo fu nella realtà. Un assaggio? Dopo i feroci scontri nel dicembre del 1922 tra squadristi torinesi e socialisti, Mussolini indignato definì il massacro compiuto dai suoi scagnozzi “un’onta per la razza umana”. Tre giorni dopo proclamò l’amnistia per i reati di sangue a sfondo politico e promosse uno dei capi squadristi.
Tradì poi gli uomini a lui più vicini, come Gabriele D’Annunzio, fece manganellare i suoi seguaci più critici, come Cesare Forni. E si potrebbe continuare. A questo si aggiungeva una buona dose di volgarità che nelle dittature non manca mai: avvertito della scomparsa di Giacomo Matteotti, mentre tutto il Paese era attanagliato dalla paura, commentò: “Sarà andato a puttane!”. Una vera medicina “M”, dunque, per qualsiasi nostalgia.
Mirella Serri
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