Tiziana Lo Porto per “il Venerdì di Repubblica” - ESTRATTI
SCOTT E ZELDA FITZGERALD 47
Della vita coniugale di Zelda Sayre e Scott Fitzgerald ci è data oggi notizia dalla pubblicazione di una moltitudine di lettere. Alcune erano state già raccolte negli Stati Uniti e poi anche in Italia in un volume (scomparso dalle librerie e poi riapparso qualche anno fa per La Tartaruga) che si chiama Caro Scott, carissima Zelda e che li raffigura in copertina entrambi in bianco e nero, fotografati fianco a fianco.
Altre sono state scoperte o riscoperte solo di recente, e arrivano da noi rimescolate in un inedito montaggio per raccontare nuovamente i Fitzgerald nella raccolta curata da Sara Antonelli, La parte inventata della vita. Lettere (Feltrinelli).
SCOTT E ZELDA FITZGERALD COVER
Del loro matrimonio è arrivata prima la leggenda di una documentata storia, facendo il lettore di volta in volta partecipe di un'interpretazione che a turno decideva di privilegiare l'uno o l'altra, Scott o Zelda, mai entrambi contemporaneamente. Prezioso è così il loro epistolario, che al racconto di una vita sopra le righe predilige quello del quotidiano, dei conti da pagare, della manutenzione delle case, della vita in ospedale (le cliniche psichiatriche dove per necessità e malattia si ritrovò a soggiornare più di una volta Zelda), dell'educazione della figlia Scottie.
(...)
mai adulti Le lettere (quelle sopravvissute) raccontano in particolare il decennio tra il 1930 e il 1940, quando i due non erano più giovanissimi dunque (Zelda era nata nel 1900, Scott nel 1896, si sposarono nel 1920), ma nemmeno e mai completamente adulti, intrappolati già in vite che, per via della schizofrenia di lei e dell'alcolismo di lui, non somigliavano più alle loro.
SCOTT E ZELDA FITZGERALD 45
Eppure qualcosa della loro natura sfrenata rimase, così come rimase qualcosa (anche moltissimo) del loro amore (probabilmente la parola più ricorrente nell'epistolario). È un racconto involontario, quasi inedito e parallelo, di due coniugi profondamente dedicati l'uno all'altra, desiderosi di trovare una soluzione a ogni problema, per quanto irrilevante o ampiamente più grande di loro fosse, a modo loro zelanti verso una figlia che, anche da adolescente, sembrava sempre più adulta di loro.
cliniche di lusso La parte inventata della vita è una selezione di lettere: da Scott a Zelda – ma anche al suo editore, Maxwell Perkins, o alla madre Molly – o da Zelda a Scott, temporaneamente separati da uno dei tanti ricoveri di Zelda, di cui lui finché visse si fece carico con zelo e, come in ogni aspetto delle loro vite, grandiosità.
Così, anche quando i Fitzgerald si lasciarono (più per una impossibilità oggettiva di stare insieme che per la fine del loro amore), e Scott intraprese una relazione con Sheilah Graham (una giornalista di cronaca rosa di Hollywood, più simile a Jay Gatsby che alle eroine dei romanzi di Fitzgerald), Zelda continuò a soggiornare in cliniche che somigliavano più ad alberghi a cinque stelle che a ospedali. Eppure il senso pratico, e un particolare talento nel fare quadrare gli esagerati conti, ai coniugi Fitzgerald non è mai mancato, capaci com'erano di lasciare l'America per la Costa Azzurra sulla base delle oscillazioni dei tassi di cambio delle valute.
SCOTT E ZELDA FITZGERALD
Dalla Craig House di Beacon, nello Stato di New York, in una delle sue tante lettere a Scott, il 12 aprile del 1932 Zelda scrive: «Mi dispiace per le tasse e i soldi che spendo qui. Non vedo perché io debba starmene in mezzo al lusso mentre tu ti affanni così. Dato che a quanto pare non ho modo di affrettare la guarigione, forse sarebbe saggio tentare in un luogo meno caro.
Ti prometto che non mi lascerò scoraggiare da qualunque cambiamento del genere tu decida e, naturalmente, farò del mio meglio, dovunque. La bellezza messa in mostra costa denaro, ma, come Tolstoj ha scoperto molto prima di Einstein, tutte le cose sono relative e le qualità universali che contano davvero sono inerenti a ogni cosa, singolarmente. Tolstoj diceva, credo, che quando Pietro era stanco delle guerre, la sua brandina militare gli pareva morbida e dolce come i petali di rosa cui era abituato in condizioni più prospere».
ZELDA E SCOTT FITZGERALD
(...) E mentre Scott inventava eroine ed eroi nei suoi racconti e romanzi, Zelda inventava la vita, e non avrebbe voluto fare altro, mai stanca di un marito che era sempre pronto a fare da cassa di risonanza alle sue scelte e alle sue frasi audaci e azzardate. Per chi avesse dubbi sulla fortuna che ebbero quei due nel conoscersi e sposarsi, per chi indugia ancora sulla parola plagio (da parte di Scott nei confronti di Zelda), o per chi viceversa – come Hemingway, ad esempio – si limita a vedere in Zelda la palla al piede che impedì al marito di avere la carriera e la vita che avrebbe meritato, le lettere parlano chiaro. Scott a Zelda, luglio 1930 circa: «Ti amo con tutto il cuore perché sei la mia ragazza e questo è tutto quello che so». Zelda a Scott, dicembre 1931: «Ti amo – Oh, ti amo tanto –». E così via, innamorati, reciproci, invariabili.
f. scott e zelda fitzgerald ZELDA E SCOTT FITZGERALD f. scott e zelda fitzgerald