Ilario Lombardo per “la Stampa”
Gualtieri Conte
Da una parte ci sono le imprese che si sfogano con il governo, implorando liquidità perché non c' è più tempo. Dall' altra ci sono i custodi del debito, seduti in via XX settembre, nella sede del ministero dell' Economia che anche di fronte all' incubo della recessione hanno il dovere, per quanto possibile, di far quadrare il bilancio evitando improvvisazioni o cedimenti finanziari.
In mezzo c' è il governo. Ci sono il ministro dell' Economia Roberto Gualtieri e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che entro lunedì vorrebbero licenziare un decreto a favore delle imprese, con un' attenzione rivolta alle grandi aziende sul modello francese. Servono risorse, altri duecento miliardi, a garanzia delle banche che devono a loro volta assicurare credito. Ma anche sui tempi c' è incertezza.
alessandro rivera
Il super-burocrate Uno dei motivi è da ricercare al Tesoro. E nelle ultime ore ha acquistato una fisionomia più chiara, con un nome e un cognome, lo stesso che si sente ripetere dalle imprese, da fonti della maggioranza, M5S e Pd, tra i ministri, a Palazzo Chigi come al Mef. È Alessandro Rivera, il direttore generale del ministero.
GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO
«Rivera è un problema, ci sta ostacolando su tutto», ripetono fonti di primo piano nel governo. Il suo ruolo è cruciale in queste ore, anche su un altro fronte che complica il destino finanziario dell' Italia: la partita sul Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, più comunemente noto come fondo salva-Stati.
Il giallo del Salva-Stati Ieri, il sito della Stampa ha dato notizia delle proposte sulla revisione del Mes, che sarebbero dovute andare nella direzione delle richieste italiane.
coronavirus, il video messaggio di ursula all'italia 4
Conte chiede l' uso speciale di linee di credito del fondo, rivolte all' emergenza coronavirus, ma senza quei pesanti obblighi che commissarierebbero l' Italia. Sa bene, il premier, che nel Movimento Cinque Stelle sono pronti ad assaltarlo se dovesse anche solo mostrare un minimo cedimento.
fabrizio palermo foto di bacco (3)
Le soluzioni che martedì saranno esaminate all' Eurogruppo però non contemplano né la sospensione delle condizionalità e né la firma del Memorandum. Il documento è stato redatto dall' Eurogroup working group, composto dai dirigenti dei ministeri delle Finanze di tutti i Paesi Ue, che ha il compito di preparare la riunione dei ministri. Dunque, quelle proposte hanno ricevuto la bollinatura tecnica del Mef, di Rivera e dei suoi collaboratori. Cosa che ha aggiunto sospetti a sospetti nei confronti del dirigente.
Laura Agea, sottosegretaria alle Politiche europee
Non è la prima volta che finisce nel mirino. Dopo la pubblicazione su questo giornale delle frizioni tra il governo e i burocrati di via XX settembre sulle resistenze alla richiesta di aumentare i miliardi a garanzia dei prestiti di Cassa depositi e prestiti, Rivera si è mostrato più aperto e ha chiesto una relazione al presidente di Cdp Fabrizio Palermo.
Va detto che il dirigente si muove in uno spazio politico che tocca al ministro delineare, con un mandato il più possibile chiaro. Ma l' impressione avuta da qualcuno, anche nella maggioranza, è che dopo le indiscrezioni sulle presunte incomprensioni con Conte, Gualtieri abbia voluto mettere una distanza con la componente tecnica del suo ministero.
Antonio Rizzo riccardo fraccaro
Rivera sgradito ai grillini Sul fondo salva-Stati come sul debito Rivera è portatore di una linea tradizionale, conosce i meccanismi europei e quando siede ai tavoli preliminari sa che non può alzarsi senza nulla in mano o semplicemente ribaltandoli, compromettendo equilibri che poi si rivelano importanti in chiave interna.
Una fonte che lo conosce spiega come il direttore generale, voluto da Giovanni Tria nel luglio 2018 contro il parere del M5S, abbia confessato diverse volte la sensazione di sentirsi sotto attacco e non gradito, soprattutto alla parte grillina del governo.
ALESSANDRO RIVERA
Rivera sconta la diffidenza di Laura Agea (M5S), sottosegretaria alle Politiche europee, e ancora di più del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro e del suo collaboratore Antonio Rizzo, già super testimone nella vicenda di Mps. Spesso Fraccaro si è sentito opporre dei "no", anche sulle banche, e la cosa non gli avrebbe fatto così piacere.