1.GLI F35 «DECOLLANO» DA CASERTA (AL POSTO DI WHIRLPOOL-INDESIT)
Dario Di Vico per il “Corriere della Sera”
CACCIA F35
Il contestatissimo programma di fabbricazione degli aerei americani da combattimento F-35 salverà l’industrializzazione del Sud? Mentre la Caserta politica e sindacale segue con angoscia lo sviluppo della trattativa Whirlpool — dopo l’annuncio degli americani di voler chiudere lo stabilimento locale ex Indesit (800 addetti) — una buona notizia arriva dalla Aero Sekur, media impresa italiana aeronautica fondata e guidata da Silvio Rossignoli e oggi partecipata anche da capitali inglesi. Aero Sekur inaugurerà, infatti, il prossimo 11 maggio un nuovo stabilimento a S.Pietro Infine, proprio in provincia di Caserta e la nuova fabbrica si aggiungerà a quelle già operanti a Torino e Arenzano.
CACCIABOMBARDIERI F-35
L’impianto campano è il primo nato in Italia nel quadro della partecipazione al programma F35 — che ha comunque già una linea di produzione a Cameri — ed è significativo che a realizzarlo sia stata una media azienda che conta 230 dipendenti e ha la sede principale a sud di Roma, per la precisione ad Aprilia (Latina). A S.Pietro Infine i nuovi posti di lavoro inizialmente saranno 30 ma in futuro si pensa che possano crescere anche perché la produzione del nuovo stabilimento sarà tecnologicamente competitiva e quindi le occasioni di mercato si potranno allargare oltre il programma degli F-35.
L’Aero Sekur produrrà quella che per gli addetti ai lavori si chiama enclosure ovvero una struttura gonfiabile che permetterà di effettuare la manutenzione dell’aereo anche quando sarà fermo fuori dai grandi scali. La tecnologia sviluppata dagli italiani permetterà di lavorare dentro l’enclosure anche alle temperature tipiche delle zone desertiche, assicurerà la tenuta stagna perché non entrino polvere o sabbia e infine sarà trasportabile.
roberta pinotti
Basterà l’exploit di Rossignoli a rilanciare Caserta? Certamente no, almeno sul piano dei numeri ma è significativo che anche fabbriche ad alta qualificazione si stabiliscano al Sud interrompendo, almeno per un episodio, la tendenza del passato secondo la quale le regioni meridionali erano prese in considerazione solo per quelle che si chiamano in gergo le fabbriche-cacciavite, ovvero lavorazioni prevalentemente di montaggio e bassa creazione di valore.
2. F35 LA TRUFFA CONTINUA
Daniele Martini per il “Fatto Quotidiano”
Sempre più difettosi, sempre più cari. I cacciabombardieri F-35 che l’Italia sta acquistando con una spesa preventivata enorme (13 miliardi di euro) escono a pezzi dal doppio esame di due rigorose istituzioni americane: il Gao (Government Accountability Office, una specie di Corte dei conti statunitense) e l’Ispettorato generale del Dipartimento della Difesa. In due report distinti e dettagliati, viene quasi ridicolizzato il programma più costoso e impegnativo della storia dell'aviazione militare. Dopo che erano già stati ufficialmente evidenziati altri vistosi inconvenienti che il 23 giugno di un anno fa erano sfociati nel divieto temporaneo di volo imposto dalle autorità americane agli F 35, ritenuti vulnerabili perfino dai fulmini, questa volta le criticità riguardano il cuore dell’aereo: il motore.
F35
L’ispettorato della Difesa americana ha elencato la bellezza di 61 nonconformities . Cioè in 61 casi il motore prodotto per la Lockheed Martin dalla Pratt & Whitney, una delle più blasonate aziende aeronautiche del mondo, è risultato non all'altezza rispetto alle norme di qualità e sicurezza previste dal Dipartimento Usa.
DI FRONTE A QUESTA débacle la valutazione del Gao sul programma F-35 è severa: “La strada da percorrere sarà ancora lunga prima di poter raggiungere gli obiettivi prefissati per l’affidabilità del motore che in questo momento è estremamente carente”. Per affidabilità l’ufficio statunitense intende “una funzione relativa alla capacità di un sistema di operare nel corso di un determinato periodo di tempo senza incontrare guasti, deterioramenti o necessità di riparazione”. Risultato: “La scarsa affidabilità dimostrata dal motore ha limitato l’affidabilità complessiva del BRUTTO AFFARE Nessuno dei 36 aerei prodotti nel 2014 dalla Lockheed Martin è stato consegnato con l’allestimento richiesto”.
F35
Una bocciatura in piena regola. E non è finita perché a complicare ulteriormente la faccenda, altri centri americani di valutazione della spesa hanno scoperto nuovi difetti degli F-35. Il più vistoso è quello che riguarda il software del sistema di manutenzione dell’aereo. Secondo quanto ha accertato la House of Rapresentatives Armed Services Committee, una sorta di commissione permanente della Camera dei rappresentanti cui è affidata la supervisione dei finanziamenti alla Difesa e alle Forze armate americane, 8 volte su 10 il sistema di segnalamento dei guasti fornisce una lettura falsa, cioè indica necessità di interventi anche quando non servono.
Per ironia della sorte un difetto al software aggiunge guasti inventati a quelli veri del più sfortunato aereo dell'aviazione mondiale. È OVVIO CHE IN SEGUITO a questa sequela di difetti il programma degli F-35 proceda a singhiozzo non potendo più rispettare i costi e i tempi per i collaudi. Angelo Motola, collaboratore dell’Archivio Disarmo, che ai cacciabombardieri ha dedicato un rapporto recente, ritiene che a causa degli inconvenienti gli F-35 usciti fino ad ora dalle linee di montaggio abbiano passato più tempo negli hangar per le riparazioni e la necessaria manutenzione che in volo: “La variante F-35B (a decollo verticale ndr) ha volato con una media di 47 ore a fronte delle 90 ore programmate. I modelli F-35 A (a decollo e atterraggio convenzionali) e C (destinato alla Marina) hanno fatto peggio, volando per una media di 25 ore invece delle 120 previste”.
F35
Secondo l’americano Gao, inoltre, nessuno dei 36 aerei prodotti nel 2014 dalla Lockheed Martin per le forze armate americane è stato consegnato con l’allestimento richiesto. Tutti erano privi dei sistemi idonei per il combattimento. Mentre Olanda e Canada di fronte a questi tonfi tecnologi e produttivi stanno ripensando l’impegno per gli F-35, la ministra italiana della Difesa, Roberta Pinotti, sembra voler procedere in senso inverso. Dopo che una mozione della Camera aveva impegnato a settembre 2014 il governo a dimezzare da 90 a 45 gli ordini dei cacciabombardieri, ora pare che l’esecutivo intenda tornare alla vecchia cifra.