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    CASO SCOMMESSE, FACCIAMO CHIAREZZA: I CALCIATORI HANNO IL DIVIETO DI GIOCARE SOLO SUL CALCIO (SE SCOPRISSIMO CHE QUESTI TESSERATI SCOMMETTEVANO SUL TENNIS O PARTECIPAVANO A TORNEI DI POKER NON SI CONCRETIZZEREBBE ALCUN ILLECITO). QUANDO LE SCOMMESSE SI POSSONO DEFINIRE ILLEGALI? SI TRATTA DI PUNTATE SU PIATTAFORME SPROVVISTE DI LICENZA. QUESTO TIPO DI OPERATORI PROLIFERANO SOPRATTUTTO IN ASIA – QUEI FLUSSI ANOMALI DI SCOMMESSE SU ESITI QUASI SECONDARI DI ALCUNE PARTITE A FINE STAGIONE - L’ANALISI DI ALESSANDRO ALLARA, EX TOP MANAGER SNAI...


     
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    Parla Alessandro Allara, esperto di scommesse ed ex top manager del settore

     

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    Abbiamo letto (forse addirittura troppo) di giocatori coinvolti nello “scandalo scommesse”, ma quanto sappiamo davvero delle scommesse proibite ai calciatori, delle scommesse illegali e della ludopatia in generale? Cercherò di chiarire questi aspetti attingendo alla mia esperienza di oltre 25 anni nei principali operatori di scommesse italiani ed europei.

     

    Da circa tre lustri ai calciatori è fatto divieto di effettuare o accettare scommesse, direttamente o indirettamente, anche presso i soggetti autorizzati a riceverle, che abbiano ad oggetto (…) incontri ufficiali organizzati nell’ambito della FIGC, della FIFA e della UEFA. Ciò significa, in soldoni, che un calciatore, anche se attraverso il cugino di turno, non può scommettere su una competizione calcistica tanto presso un’agenzia autorizzata quanto presso un bookmaker illegale.

     

    Interessante leggere questo passaggio: “anche presso i soggetti autorizzati”; si chiarisce già che qua il problema non è tanto la scommessa sul sito o presso l’agenzia illegale (che di per sé rappresenta un piccolo reato oblazionabile e punito con un’ammenda modesta) quanto l’azione in sé dello scommettere sul calcio a 360°. Va ricordato che una ventina d’anni fa il divieto era riferito al solo calcio italiano, per cui scommettere sulla Premier League era, di fatto, consentito.

     

    La scommessa proibita ai calciatori è pertanto quella sul calcio: se scoprissimo che questi tesserati scommettevano sul tennis o partecipavano a tornei di poker non si concretizzerebbe alcun illecito (salvo cadere nella ludopatia, che lasciamo un attimo da parte). Quale sia la consapevolezza dei tesserati su questo tema è un primo punto interessante: la formazione specifica su argomenti come scommesse e match fixing (risultati “aggiustati”) sembra non essere mai adeguata, soprattutto se confrontiamo il nostro sistema sportivo con alcuni riferimenti internazionali, in primis tennis ATP e Leghe Professionistiche Americane. Si sente parlare molto di poveri ragazzi ricchi ed annoiati ma la realtà è un po’ diversa: scommettere per dimostrare la propria competenza, ad esempio sul basket, non sarebbe certo un problema; scommettere ipotizzando di avere informazioni croccanti su campionati che conosciamo molto bene è lo snodo di tutto questo discorso.

     

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    Negli anni, infatti, abbiamo dovuto registrare (e forse dimenticare) flussi anomali di scommesse su esiti quasi secondari di alcune partite, soprattutto a fine stagione, come il numero totale dei gol, i cartellini ed i calci d’angolo. Solo gli addetti ai lavori ricorderanno le stagioni peggiori, da questo punto di vista, e con un po’ di obiettività dovremmo dire che quelle stagioni fanno parte del passato: gli ultimi Campionati sono stati straordinariamente popolati da “sorprese”, anche nelle Serie cosiddette minori.

     

    Qual è la cosa più grave possibile in una scala da 1 a 10, dove 1 è una scommessina sulla Premier League? La cosa più grave è scommettere su sé stesso, ovvero su esiti di scommesse che possono essere direttamente influenzati dal giocatore (in questo senso, il cartellino o il rigore sbagliato sono due esempi nitidissimi), ancor prima che scommettere sul risultato finale della propria squadra dove l’influenza potenziale passa a un undicesimo(più o meno il 9%). Lasciamo perdere la statistica: è gravissimo giocare sulla propria squadra, anche se si è in panchina, e la Procura Federale probabilmente sta cercando questo tipo di prove.

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    Passiamo alle scommesse illegali: si sente dire che questi tesserati avrebbero scommesso su piattaforme illegali. Si tratta di operatori di scommesse, con agenzie fisiche (più raro) o siti web (meno raro) sprovvisti di Licenza rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che, però, sono sfuggiti ai controlli delle Forze dell’Ordine e all’oscuramento imposto ai siti in questione.

     

    Scommettere qui è illegale perché, oltre al mancato introito per l’Erario, si sfugge alle più elementari verifiche accessorie come le procedure Antiriciclaggio e più in generale alle verifiche del sistema bancario (questo perché, di norma, questi siti dispongono di “rappresentanti” sul territorio italiano che possono raccogliere e restituire il denaro in contanti).

     

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    Questi operatori proliferano in Asia, mercato che da almeno un decennio è talmente voluminoso, in termini di giro d’affari, da influenzare pesantemente le quote delle scommesse anche in Italia, addirittura sui Campionati nostrani! La scommessa quindi è illegale per una combinazione di fattori, tutti comunque di moderata entità se non fosse per la Giustizia Sportiva.

     

    Chiudiamo con la ludopatia: già si parla di ragazzi afflitti dalla patologia, che necessitano di assistenza specialistica. Entriamo nello spinoso labirinto delle dipendenze che mostrano, tutte, dei tratti comuni abbastanza riconoscibili: la compulsività, la perdita del concetto di limite e, nel caso delle scommesse aggiungo io, il delirio di onnipotenza. Sì perché molti dimenticano che, nelle scommesse sportive, non è il fato (se non in minima parte) a governare le sorti del pronostico quanto piuttosto una dose importante di competenza ed esperienza. Ecco, quando a scommettere sono gli addetti ai lavori, allargando il campo anche ai dirigenti o a chi lavora nelle Compagnie di scommesse, il rischio di cadere nella presunzione di “saperne di più” è molto alto. Questo rappresenta la botola del pozzo in cui si cade ed è, poi, molto difficile uscirne da soli.

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