Maria Novella De Luca e Maria Elena Vincenzi per “la Repubblica”
violenza sessuale
Lui era il figlio di un politico democristiano, lei una ragazzina di sedici anni. Lui la stupra in una notte di primavera del 2012, lei si ritrova al pronto soccorso con il corpo devastato e l' adolescenza in pezzi. Si incontrano a Roma, vicino a Castel Sant' Angelo, mentre Giulia (nome di fantasia), studentessa di un famoso liceo scientifico, aspetta l' autobus per tornare a casa.
Lui, 35 anni, modi gentili, le propone un passaggio. Lei accetta. Il resto è un incubo lungo una notte, nove anni e due processi. «Ricordare mi fa ancora gelare il sangue», dice Giulia. L' arresto di lui, nel 2012, sconvolge il mondo politico, nonostante il padre magistrato e senatore sia morto da qualche anno. Nessuno crede a Giulia, nonostante i referti del pronto soccorso. In primo grado, nel 2015, lo stupratore viene assolto, "per insufficienza di prove".
CLAUDIO VITALONE
«Dicevano che ero ubriaca, non potevo ricordare e dunque ero consenziente». Ma Giulia può contare su una tenacissima mamma e su una ancor più tenace avvocata, Teresa Manente. Il suo violentatore viene condannato a gennaio del 2019 a sei anni e mezzo. «La cosa più dolorosa? Tutti quelli che dicevano che me l' ero andata a cercare, perché avevo accettato il suo passaggio », mormora Giulia.
Per questo allora il suo aggressore venne assolto?
«Di quella notte che tante volte ho ricostruito, lottando con una parte della mia mente che voleva soltanto cancellare, oggi ho ricordo netto e terribile. Lui mi ha stuprato e io non sono stata creduta. Un incubo, ma so che accade a tante donne».
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Può provare a raccontare?
«Era primavera, tardo pomeriggio e stavo tornando a casa. Avevo una maglietta a maniche corte. Aspettavo l' autobus, il numero 40, c' era una fontanella accanto alla fermata. Lui si è avvicinato, mi ha fatto un complimento, abbiamo iniziato a parlare. Era gentile, educato, ben vestito, mi ha detto che faceva l' avvocato. L' autobus non passava, ho accettato il suo passaggio».
Ma non l' ha accompagnata a casa.
tribunale
«A casa mi avrebbe riportato tante ore dopo, stordita e violentata. Quello che ricordo, anche ricostruito attraverso le indagini, sono tanti diversi locali dove lui mi faceva bere, poi un ristorante. E l' aggressione, quando ormai però non ero più né lucida né in grado di difendermi».
Il processo di secondo grado ha dimostrato che lui la portò in un locale di via Veneto, poi al ristorante "Assunta Madre" nonostante lei chiedesse di poter tornare a casa. Facendola bere ripetutamente. Per poi violentarla in un luogo sconosciuto.
«Mi sono ritrovata a notte fonda, sotto il portone di casa, con i pantaloni al contrario e sporca di sangue. Tanto. Confusa. So di aver raccontato al ginecologo dell' ospedale come erano avvenuti i fatti, ma in tribunale, incredibilmente, quel medico affermò che a lui avevo detto "mi è piaciuto". Lei ha mai visto un rapporto d' amore in cui una si ritrova piena di sangue?».
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Eppure il suo stupratore viene assolto.
«Già. Una brutta botta, anche se in quei mesi, dopo lo stupro, vivevo come in trance. Provavo a dimenticare e non ci riuscivo. Secondo i giudici non era stata una violenza, avevo accettato il passaggio, dunque il mio assenso era sottinteso. E il fatto che fossi ubriaca mi rendeva meno attendibile. Purtroppo con questa "colpa" ho dovuto fare i conti a lungo».
Perché Giulia?
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«Perché ero stata azzardata, avevo bevuto, insomma una ragazza incauta e facile. Me lo dissero le mie amiche, anche un ragazzo con cui tentai di avere una storia. No, non ero stata incauta, avevo sedici anni e non pensavo di incontrare un mostro».
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Oggi lei ha 24 anni e un compagno.
"Sì, finalmente, dopo anni di solitudine, in cui incontravo soltanto persone sbagliate, adesso sono serena. La verità è che dopo quella violenza ho rischiato di deragliare.
Come se ci fosse una parte di me attratta dal buio».
Come si è salvata?
«La mia famiglia, la psicoterapia e la laurea in Psicologia dell' infanzia. Lavorerò con i bambini e gli adolescenti. Nessuno si deve azzardare a fargli del male».
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Sua madre, la procura e la sua avvocata non si sono mai arrese. Il suo aggressore è stato condannato. Una bella vittoria.
«In appello la mia storia è stata creduta. Era evidente che lui mi avesse fatto bere per aggredirmi. Avevo 16 anni, lui 35. Pensi che uno dei suoi avvocati abita nel mio palazzo. Ogni volta che lo incontravo mi veniva la nausea. Adesso non più».
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Lui è libero però.
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«Non mi ha più cercata per fortuna. E comunque dopo quell' assurda assoluzione, in cui sembrava quasi che lo stupro me lo fossi andata a cercare, ora la giustizia è stata giusta.
Spero possa servire a tutte le donne che denunciano gli stupratori e non vengono credute».
Come vede il futuro?
(Giulia finalmente ride). «Come tutti i ragazzi della mia età che si laureano e cercano una strada. Ma dopo che quell' uomo è stato condannato ho sentito che potevo essere, finalmente, libera».