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    CASSA DEPOSITI E FIBRA – CHI LA SPUNTERÀ NELLA BATTAGLIA PER LA RETE UNICA? DI SICURO NON I GRANDI AZIONISTI DI TIM, OSSIA VIVENDI E KKR, PER I QUALI SARÀ DIFFICILE STRAPPARE UN PREZZO ALTO DALLA FUSIONE DI FIBERCOP CON OPEN FIBER – I NODI DA SCIOGLIERE SONO SEMPRE GLI STESSI: VALORI E GOVERNANCE, A CUI SI AGGIUNGE IL POSSIBILE MAXI RISARCIMENTO DA 2,6 MILIARDI RICHIESTO DA OPEN FIBER – C’È CHI NON ESCLUDE CHE ALLA FINE CDP CONTROLLERÀ LA QUOTA DI MAGGIORANZA ASSOLUTA DELLA NUOVA SOCIETÀ DELLA RETE UNICA…


     
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    Manuel Follis per “MF”

     

    dario scannapieco dario scannapieco

    Sulla rete unica, il governo si prepara alla battaglia e i segnali degli ultimi giorni portano tutti nella stessa direzione: per i grandi azionisti diretti e indiretti di Tim, ossia Vivendi e Kkr, non sarà facile strappare un prezzo alto dalla fusione con Open Fiber.

     

    Quali sono questi segnali? La procedura di coinvestimento di Fibercop che deve ripartire da capo e rifare tutto l'iter autorizzativo, i nuovi piani della società guidata da Mario Rossetti, che sembra pronta a un cambio di passo e si è appena aggiudicata la maggior parte dei bandi sulle aree grigie, ma anche l'esito delle elezioni comunali che in qualche modo ha rafforzato il governo.

     

    mario rossetti mario rossetti

    La spinta a chiudere nei tempi previsti parte dall'esecutivo e poi si sostanzia nella nuova gestione della Cassa Depositi e Prestiti, focalizzata sulle reti e sulle infrastrutture, considerate la vera spina dorsale della crescita di un Paese. Sullo sfondo c'è la trattativa per fondere la rete di Tim (quella Netco il cui perimetro non è ancora stato delineato nel dettaglio ma che sarà reso noto il 7 luglio) con quella di Open Fiber.

     

    Molto, se non tutto, si giocherà su valori e governance e proprio su questi aspetti a Palazzo Chigi starebbero affilando le armi. La domanda chiave è: chi ha bisogno della rete unica? Quelli convinti che il business plan di Open Fiber non regga e che di fatto alla società, controllata da Cdp e partecipata da Macquarie, serva per forza affiancarsi a un partner come Tim pensano che quest' ultima abbia il coltello dalla parte del manico.

     

    pietro labriola pietro labriola

    Quelli invece convinti del contrario e cioè che sia Telecom Italia a essere in affanno, con una rete ogni giorno sempre più obsoleta, con troppo personale e troppo debito, pensano che sia Open Fiber a poter dare le carte.

     

    In questo senso, il recente aggiornamento sui piani di crescita della società guidata da Rossetti è stato accolto con soddisfazione, tanto che al governo ora c'è chi è convinto che la rete unica non vada fatta a tutti i costi. Anzi, se la partita si dovesse fare complicata o le richieste esose, Open Fiber potrebbe proseguire sulla sua strada (qualcuno aggiunge l'avverbio «serenamente» per rafforzare il concetto), forte dei finanziamenti già a disposizione che coprono la gran parte dei lavori da fare e sostenuta da due azionisti dalle spalle larghe come Cdp e Macquarie.

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    Per lo stesso motivo, c'è chi non esclude che alla fine la trattativa sulle governance della nuova società potrebbe lasciare la Cassa a controllare una quota di maggioranza assoluta della rete unica. Costoso? Dipenderà ovviamente dai valori assegnati agli asset e da alcune tecnicalità (acquisto diretto o una holding nella quale far confluire le reti?) ma tra le variabili che potrebbero influire sulla trattativa avrà un peso anche il possibile maxi risarcimento da 2,6 miliardi la cui richiesta fu depositata da Open Fiber dopo la sentenza Antitrust che condannò Tim per comportamento scorretto sulle aree bianche.

    Comunque la si guardi, la partita sulla rete unica resta complicata e la speranza è che i tempi per arrivare a un accordo siano brevi. Il governo però ora è convinto che Open Fiber abbia imboccato una strada irreversibile di crescita e questo peserà nella discussione

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