Estratto dell'articolo di Niccolò Zancan per “la Stampa”
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Tolti i giornalisti, i poliziotti e i bambini al seguito, ci sono 24 persone. Ventiquattro adulti sotto casa della famiglia Messina Denaro a Castelvetrano per sventolare un foglio bianco come simbolo di un nuovo inizio. «Non è andata bene, mi aspettavo tutt'altra partecipazione».
Giuseppe Cimarosa è il nipote del boss. Da dieci anni rischia la vita per essere un uomo libero. «Ho rinunciato al programma di protezione perché avrei dovuto cambiare nome e andare via da qui. Ma sono i mafiosi quelli che se ne devono andare». È stata sua l'idea di questa manifestazione, con riferimento preciso a quello che definisce «il suo idolo»: «Peppino Impastato andava a gridare sotto casa dei mafiosi, noi ci accontenteremo di andare a dire che sta iniziando una nuova era. Oggi festeggiamo la cattura di Matteo Messina Denaro».
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Ha scritto su Facebook invitando i suoi concittadini. Ha telefonato al sindaco chiedendo aiuto, si trattava di fare passare l'invito anche in modo istituzionale. Appuntamento alle quattro di pomeriggio in piazza Ruggero Settimo, parte vecchia della città, nel quartiere «Badia», quello che ha dato i natali a Matteo Messina Denaro.
In via Alberto Mario c'è la casa d'infanzia, in via Luigi Cadorna quella dove ancora vive la madre con altri parenti. Ma la piazza è vuota.
Qualcosa non ha funzionato.
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Il sindaco tarda a arrivare, nemmeno ha fatto chiudere la strada al passaggio delle auto come si fa per le manifestazioni importanti.
Ci sono quattro consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle e gli amici della vita di Giuseppe Cimarosa. Fa il regista di un teatro equestre, ha un maneggio nelle campagne: le 24 persone sono quasi tutte legate a queste attività.
IDENTIKIT DI MATTEO MESSINA DENARO
Probabilmente l'unica cittadina arrivata per motivi indipendenti dagli affetti personali si chiama Maria Trinceri, operatrice del patronato dell'Acli in sostegno ai disoccupati. «Sono triste. Siamo in pochi. Forse le persone sono stanche e sfiduciate, forse non credono più nella legalità. Non lo so. Ma so che questa città è morta: non c'è lavoro, i ragazzi vanno via e restano i vecchi».
Citofonare a casa Denaro è un puro esercizio di stile. Le telecamere riprendono la strada. Non risponde mai nessuno. Da giorni, da anni.
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Quelli che ci sono vanno dentro uno squarcio di sole. Sventolano fogli bianchi. Qualcuno piange di commozione. Scandiscono queste parole: «Castelvetrano è nostra, non di Cosa nostra». Le auto sfilano e tirano dritto. Nessuno si aggiunge in ritardo. «È andata male, ma torneremo. Faremo altre manifestazioni», dice Giuseppe Cimarosa. «Mi sono stancato di questa retorica sui giovani, sulle nuove generazioni, sul futuro. Se qui non cambiano gli adulti, nulla cambierà».
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