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    TI SPAAK IN DUE - “IL FILM “FEBBRE DA CAVALLO”? NON SAPEVAMO CHE STAVAMO GIRANDO UN FILM CHE SAREBBE RIMASTO IMPRESSO A COSÌ TANTE PERSONE, ANCORA QUANDO PRENDO UN TAXI MI DICONO “ALLORA, COME VA GABRIELLA? COME VANNO I CAVALLI?” CON GIGI PROIETTI ABBIAMO SFONDATO IL SOFFITTO DELL’APPARTAMENTO IN CUI GIRAVAMO LA  SCENA DOVE IO MI ARRABBIO E GLI TIRO I PIATTI. UN GIORNO MENTRE GIRAVO UN FILM A MONTECARLO MI HANNO INVITATA A GIOCARE AL CASINÒ MA…” - VIDEO


     
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    Da Le Lunatiche: https://www.raiplayradio.it/programmi/lelunatiche

     

    CATHERINE SPAAK CATHERINE SPAAK

    Catherine Spaak è intervenuta nel corso della nuova trasmissione Le Lunatiche in onda su Rai Radio 2 ogni sabato e domenica dall’1 alle 5, condotta da Federica Elmi e Barbara Venditti

     

    Sulla notte:

    La notte passo molte ore a leggere, poi mi accorgo che sono le 2 di notte e mi impongo di andare a dormire.

     

    Sulla sua carriera:

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    Il mestiere di chi fa spettacolo è cambiato tantissimo, non mi va di criticare o giudicare. Allora già il mio modo di fare veniva scambiato per freddezza, distacco e addirittura snobismo, non era vero e non lo è, è soltanto il mio modo di fare. Adesso sicuramente il mio modo di fare è fuori moda ma questo è il mio carattere, il mio carattere è riservatezza, pacatezza e quindi non è una cosa costruita ma che mi appartiene molto. Oggigiorno forse le presentatrici, le attrici sono molto più disinvolte, sono diverse ed è giusto perché cambiano i tempi.

     

    Sin dagli anni ’60 avevo dentro di me la convinzione, che poi si è anche rivelata giusta, che una donna deve essere indipendente ma non solo nella mente o nel cuore ma proprio dal punto di vista economico. Per me il lavoro e l’indipendenza economica sono stati i punti fermi della mia vita e della mia dignità, perché essere donna non era facile in quegli anni così come non lo è nemmeno oggi, però più che mai nell’arco di questi 50 anni l’indipendenza economica per una donna ha significato indipendenza, libertà, autonomia che consentiva e che consente alla donna di fare le sue scelte e di non avere bisogno di un uomo.

     

    Su Harem:

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    Sono stata molto attratta e incuriosita da Kuki Gallmann. Quando ogni tanto facevamo gli special di Harem, io sono andata in Africa a filmare il luogo in cui vive, dove sono sepolti suo marito e i suoi figli, il suo nido che è su un albero. Kuki è una scrittrice, una donna che ha avuto una vita molto tormentata, sia sentimentale che anche per decisioni molto importanti.

     

    Ha scritto “Sognavo l’Africa”, non tutti la conoscono ma per me è stata un’avventura meravigliosa incontrarla, vederla in Africa, nella sua riserva, nel suo mondo, e mi ha lasciato un ricordo di grande forza fisica, psicologica. Non parlava solo dell’ambiente ma anche della crescita spirituale, della consapevolezza, dell’evoluzione psicologica della donna, quindi corrispondeva perfettamente a molti punti di vista miei. Ho passato quella settimana con lei andando a visitare tutti i luoghi dove ha vissuto con il marito, che poi è morto. È sicuramente la donna che in 15 anni di Harem mi ha lasciato il segno più importante. Mi manca la pace nel mondo per tutti noi. Bisogna che gli uomini imparino, che cambino per vivere meglio senza guerre.

     

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    Sulla solitudine:

    La cosa più importante che ho imparato e che credo sia importante per tutte le donne e anche gli uomini, è sapere vivere da soli, non aver paura della solitudine e dei nostri lati oscuri, perché in fondo tutti noi abbiamo paura di qualcosa. Quindi resistere all’idea delle paure che abbiamo e che non sono reali, bisogna imparare a stare tranquilli da soli in un mondo che è sempre più caotico e rumoroso, quindi riservarci il più possibile quando lo possiamo fare. Quindi lo dobbiamo trovare questo tempo per passare da sole qualche ora al giorno o anche meno, però per avere quella solitudine senza rumore, musica, suoni, telefoni, per imparare a respirare e avere un contatto con il nostro Io più profondo. Credo sia questa la cosa più importante che ho raccontato nella mia vita.

     

    Sul film Febbre da cavallo:

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    Non sono una giocatrice, un giorno mentre giravo un film a Montecarlo mi hanno invitata a giocare al casinò ma ho rifiutato però ho chiesto di giocare il 90, allora si sono messi a ridere perché nella roulette il 90 non esiste. Non sapevamo che stavamo girando un film che sarebbe rimasto impresso a così tante persone, ancora quando prendo un taxi mi dicono “Allora, come va Gabriella? Come vanno i cavalli?” e si ricordano anche le battute. Ci siamo molto divertiti, il merito è tutto del regista e poi noi attori ci siamo divertiti e siamo grati al successo del film e al segno che ha lasciato. Con Gigi abbiamo sfondato il soffitto dell’appartamento in cui giravamo la  scena dove io mi arrabbio e gli tiro i piatti.

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