Marco Bresolin per “la Stampa”
GIORGIA MELONI PNRR
Si fa presto a dire che «il Next Generation EU non è più sufficiente» e che «bisogna fare di più a livello Ue, a partire dal caro-energia». Ma tra il dire della premier Giorgia Meloni e il fare dell'Unione europea c'è di mezzo il mare di dubbi che alcuni dei principali governi continuano a sollevare.
In primis quello tedesco, che ieri - tramite il ministro delle Finanze, Christian Lindner - ha ribadito la sua netta contrarietà a nuovi strumenti di debito comune: «Cancellerebbe la nostra competitività e la nostra stabilità». Sulla stessa lunghezza d'onda l'olandese Sigrid Kaag: «Prima di introdurre nuovi strumenti, bisogna fare il punto su quelli che sono già in campo».
GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN
L'occasione per discutere all'Eurogruppo dell'ipotesi di emettere nuovo debito comune non è stata offerta dall'ultima uscita della premier, ma dalla diatriba in corso con gli Stati Uniti per l'Inflation Reduction Act da 430 miliardi di dollari, considerato discriminatorio. Per il governo francese la strada per rispondere è solo una: «Anche l'Europa deve dotarsi di uno strumento simile», istituendo un fondo sovrano per aiutare le proprie imprese. Una proposta subito sposata dal ministro Giancarlo Giorgetti, che ha puntualizzato: «Qualsiasi intervento deve essere preso a livello europeo, preservando l'integrità del mercato unico».
PAOLO GENTILONI CHRISTIAN LINDNER
Tradotto: va finanziato congiuntamente. Tocca ora alla Commissione dare forma al progetto, ma nonostante le spinte del commissario Paolo Gentiloni (favorevole a un nuovo strumento di debito comune, magari per finanziare prestiti), Ursula von der Leyen deve fare i conti con la resistenza tedesca.
La questione potrebbe planare sul tavolo del Consiglio europeo della prossima settimana e Giorgia Meloni dovrà fare asse con Emmanuel Macron. Pochi giorni prima, verosimilmente martedì, la Commissione pubblicherà il suo giudizio sulla manovra italiana e renderà espliciti i suoi rilievi.
Tra le misure più attenzionate ci sono l'estensione della flat tax alle partite Iva con reddito fino a 85 mila euro - che non si può fare senza una deroga ad hoc della Commissione e del Consiglio - e la norma che elimina le sanzioni ai commercianti sprovvisti di Pos. L'Italia potrebbe decidere di andare avanti sulla prima, ma sulla seconda c'è il rischio di mettere in discussione i fondi del Pnrr.
URSULA VON DER LEYEN MARIO DRAGHI
A Bruxelles ci sono un po' di malumori per alcuni atteggiamenti «poco collaborativi» da parte dell'esecutivo, tra cui il cambio di posizione sulla ratifica del Mes («Non viene più data per scontata») e il continuo scaricabarile sulle responsabilità del governo precedente che secondo una fonte Ue «serve solo per coprirsi le spalle». Intanto ieri i tecnici della task force Recovery sono tornati a Bruxelles dopo la missione a Roma e fonti europee raccontano che la nuova governance del piano - ora sotto la responsabilità del ministro Raffaele Fitto - rischia di creare qualche intoppo. I contatti, comunque, continuano e Gentiloni ha confermato di aspettarsi «proposte di emendamenti, anche legate al capitolo RepowerEU», che consentirà di finanziare gli investimenti contro il caro-energia. La linea Ue è sempre la stessa: una modifica del Pnrr è possibile, ma solo se limitata ad alcuni progetti specifici.
GIANCARLO GIORGETTI CHRISTIAN LINDNER giorgia meloni ursula von der leyen 2 ursula von de leyen giorgia meloni fumio kishida pedro sanchez g20 bali