Aldo Cazzullo per il ''Corriere della Sera - Cronaca di Roma''
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Mezzogiorno di un sabato di pandemia; e alla stazione Termini non ci sono taxi. Si esce su via Marsala: il parcheggio è deserto, ci sono soltanto figuri un po' loschi, forse abusivi, che offrono «taxi-taxi» con tono da cospiratori.
All' uscita principale c' è una piccola coda di clienti in attesa. Passa sporadicamente qualche auto bianca, ma non basta per caricare tutti. A quel punto scatta il piano d' emergenza: Samarcanda.
Chiamare un taxi in stazione è un' assurdità; perché i taxi in stazione dovrebbero già esserci.
Invece spesso si deve telefonare a Samarcanda, perché è una cooperativa che garantisce professionalità e (quasi sempre) gentilezza, oltre all' opportunità - anche questa ovvia in tutto il mondo, tranne che in Italia - di pagare con la carta di credito. Ma stavolta pure Samarcanda si arrende: non ci sono proprio taxi. La colpa, dice l' operatore - gentilissimo come sempre - è del Comune: già normalmente lavora una vettura su due; nel week-end i turni sono ulteriormente rarefatti. Sabato scorso, in effetti, il pubblico del festival librario «Insieme» ha aspettato anche 40 minuti sotto la pioggia all' uscita dell' Auditorium per avere un taxi.
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Però almeno in stazione (oltretutto in assenza di turisti stranieri) i taxi ci dovrebbero essere. I tassisti sono una delle categorie che più hanno sofferto le conseguenze economiche del Covid. Su queste pagine abbiamo espresso molte volte comprensione per la battaglia contro la proletarizzazione del mestiere.
Abbiamo ripetuto cento volte che i tassisti sono come i medici, i carrozzieri, i giornalisti: non si possono giudicare in blocco; sono in grande maggioranza brave persone e bravi lavoratori, e i casi di disservizio non consentono di demonizzare un' intera categoria. Certo, gli stranieri si stupiscono del fatto che in tutte le capitali del pianeta si possono fermare i taxi per strada, mentre a Roma è quasi impossibile; ma su questo ci sono opinioni discordi. I tassisti sembrano convinti che la richiesta di corse sia fissa, e più di tanto non si possa lavorare.
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Molti pensano che non sia così: se fosse più semplice avere un taxi, ci sarebbero più persone - perché sono stanche, perché ha cominciato a piovere, perché mancano gli autobus, perché la metro non funziona, perché in piena pandemia una vettura è più sicura di un mezzo affollato - disposte a prendere un taxi. Invece si è sempre scelto di aumentare i prezzi (per una corsa media si arriva facilmente alla temuta tariffa 3) anziché aumentare le licenze. Ora con il Covid ovviamente la domanda è diminuita. Ma questa non è una buona ragione per non far trovare i taxi in stazione.
Non ci sono scuse o ragioni che tengano: in un Paese civile, in una capitale degna del suo rango, i taxi in stazione ci devono essere. Ogni giorno, a qualsiasi ora, con qualsiasi tempo. Poi si può discutere su tutto. Ma se non si è d' accordo con questa premessa, discutere è inutile.
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